“La mia vita, come quella di tutti, è stata stravolta” – Una testimonianza da Bergamo
Dopo le interviste a una dottoressa e a un infermiere che lavorano in grandi strutture ospedaliere di Milano ospitiamo la drammatica testimonianza di chi sta lavorando per cercare di dare una mano a Bergamo, in uno degli epicentri dell’emergenza Covid19. Chi parla ha l’incarico di recuperare i corpi dei defunti dai reparti e di trasportarli nella camera mortuaria.
Ciao, sono un po’ a disagio a raccontare la mia esperienza, ma se può essere utile per qualcun@ allora ben venga.
La mia vita – come quella di tutt@ qui a Bergamo – è stata stravolta.
Sono uno dei tanti giardinieri a Partita Iva che faceva i salti mortali per riuscire a chiudere l’anno in positivo.
Con l’emergenza ci siamo ovviamente fermati.
Ho scritto a diverse associazioni e comuni per poter contribuire in qualche modo in maniera volontaria. Mentre attendevo delle risposte ho ricevuto una chiamata da un’amica che lavora nelle onoranze funebri che mi ha chiesto una mano, dicendo che tutto il settore era al collasso.
Io inizialmente non compresi esattamente cosa mi stesse dicendo, lo dico sinceramente: le notizie che arrivavano erano preoccupanti, ma fino ad un certo punto.
Il primo giorno di lavoro in ospedale poi purtroppo mi sono reso conto di quanto mi aveva anticipato:
I reparti ed il pronto soccorso sono al collasso, non sanno realmente dove mettere tutt@ i/le malat@.
Ogni corridoio o piccolo spazio è stato utilizzato per far posto ai letti.
Questo ovviamente sovraccaricando di lavoro e responsabilità i medici, le infermiere e tutti i lavoratori che hanno dovuto affrontare turni massacranti, hanno visto sparire i loro turni di riposo, oltre allo stress di dover lavorare tutto il giorno con i dispositivi di protezione come tute integrali e mascherine che ti sfiancano sia da un punto di vista fisico che psicologico.
Un ospedale dove mediamente c’erano (in tempi normali) 1/2 decessi al giorno si sta trovando ad affrontare una media tra i 15 e i 30 decessi giornalieri.
Il mio compito era (ed è) quello di recuperare i corpi dei defunti dai reparti e di trasportarli nella camera mortuaria.
Sinceramente non augurerei a nessun@ di finire all’ospedale in queste condizioni: tutte le visite ai/alle malat@ sono vietate, quindi capita di dover restare in questo inferno per settimane senza poter avere nessun supporto da parte dei cari, se non qualche videochiamata se si è fortunat@.
In caso di decesso ogni forma di onoranza al defunto è vietata per legge (per cercare di limitare il contagio) : oltre a non poter fare un funerale non è possibile nemmeno vedere il corpo per un’ultima volta, né vestirlo per esempio.
Potrei continuare, ma spero che questo basti per rendersi conto che non ci troviamo davanti ad una semplice influenza (come spesso ci viene detto e come io stesso pensavo).
* Foto da Fanpage
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