L’Italia della pandemia: giù redditi e consumi, risparmi triplicati

Fortissimo calo dei redditi e conseguente crollo dei consumi da parte delle famiglie, che di fronte alla pandemia hanno scelto la strada del risparmio. Questo nonostante i sostegni pubblici alla spesa, che peraltro “hanno contrastato solo in parte la contrazione più forte degli ultimi vent’anni dei redditi primari dei settori privati non finanziari”. Mentre il risparmio, che è triplicato, è finito sia nei conti correnti che nell’acquisto di titoli del Tesoro e del risparmio gestito. Quanto alle imprese, c’è stato un atteggiamento sostanzialmente analogo, visto che ad una riduzione dei profitti del 18%, e ad un 15% di minor valore aggiunto, ha fatto da contraltare un accumulo di risparmio finanziario, con un accreditamento netto di 17 miliardi. Il tutto a scapito delle spese per investimenti lordi, che si sono contratte di ben il 25%.

Queste alcune fotografie scattate dalla Banca d’Italia nel primo semestre 2020, quello della prima ondata del virus con il lockdown nazionale di marzo e aprile. Una situazione riassunta nella nota “I conti economici e finanziari durante la crisi sanitaria del Covid-19”, assai ricca di informazioni. Compresa quella relativa alla variazione semestrale del debito pubblico in percentuale al Pil, che nel periodo in esame ha raggiunto i valori più alti dal 2000 ad oggi. Un effetto diretto del robusto intervento pubblico a sostegno del sistema Paese, quantificabile in 78 miliardi di indebitamento netto semestrale, tale da portare ad un aumento complessivo del debito di 121 miliardi. Un dato che, nel confronto con le altre grandi nazioni europee, è stato simile a quello della Spagna, inferiore a quello della Francia, e superiore a quello del Regno Unito e della Germania.

Più in dettaglio, Bankitalia registra come nel primo semestre 2020 i redditi primari pro capite a valori correnti delle famiglie si sono ridotti dell’8,8% rispetto al primo semestre 2019. Una contrazione ben più ampia di quelle avute nelle fasi più acute della crisi finanziaria 2008-09 (-5,2%) e di quella dei debiti sovrani 2011-13 (-3,4%). In parallelo, nonostante il sostegno pubblico alla capacità di spesa delle famiglie, il calo dei consumi nella prima metà dell’anno è stato “eccezionalmente ampio”, e pari al -9,8%. Ne è derivato un risparmio netto di 51,6 miliardi, con un tasso di risparmio più che triplicato rispetto alla fine del 2019, (dal 2,8 al 9,2%), contrariamente a quanto era accaduto durante le due precedenti crisi.

Oltre che nei conti correnti, i risparmi sono finiti in parte nelle casse del Tesoro: “Dopo oltre un anno di disinvestimenti in titoli pubblici (-23,6 miliardi nel 2019) – annota Bankitalia – nella prima metà del 2020 le famiglie sono tornate ad acquistarne per 5,1 miliardi, mentre sono state registrate vendite di altri titoli per 11,6 miliardi. Gli acquisti di titoli pubblici si sono concentrati nel secondo trimestre (quello del lockdown nazionale, ndr), quando le famiglie hanno assorbito titoli per 9,9 miliardi, pari a circa il 9% delle emissioni nette, più che compensando le vendite per 4,8 miliardi registrate nel primo trimestre”. In aggiunta 17,7 miliardi sono stati investiti in strumenti del risparmio gestito (di cui 9,3 miliardi in quote di fondi comuni e 6 miliardi in polizze del ramo vita), mentre i crediti commerciali e le altre attività si sono ridotti per 24,9 miliardi.

Nel mentre, davanti alla possibilità che “la seconda ondata pandemica prolunghi la crisi di quanto stimato”, e temendo “danni più permanenti a diversi settori”, la Bce ha potenziato di altri 500 miliardi il Pepp, il Programma di acquisto di titoli pubblici e anche privati per l’emergenza pandemica, che è così salito a 1.850 miliardi.

di Riccardo Chiari

da il Manifesto del 15 gennaio 2021

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