Milano for future, la ricarica dei «50 mila» per il clima
Riemersi dal lungo lockdown di piazza del Covid i giovani di Fridays For Future hanno dimostrato di essere ancora numerosi, determinati e più arrabbiati di prima. Quello di ieri a Milano è stato il corteo più partecipato dall’inizio della pandemia, 30 mila persone, «50 mila» diranno gli attivisti di Fridays dal palco.
Davanti, protetta da un cerchio di ragazzi e ragazze che si tengono per mano, Greta Thunberg, l’attivista svedese che ha dato origine al movimento. È lei la più ricercata da fotografi e cameramen, lei così riservata e tranquilla, percorrerà tutto il lungo corteo cantando e ballando insieme alle sue amiche, nessuna concessione ai giornalisti. Another world is necessary è scritto sullo striscione d’apertura, aggiornamento dell’altro mondo possibile che campeggiava 20 anni fa al G8 di Genova.
In piazza, partiti da largo Cairoli, c’erano gli studenti delle scuole superiori, la stragrande maggioranza, con qualche fratello maggiore dell’Università. «Quando la smetteranno i governi di investire nelle energie fossili?» chiede Jacopo, 23 anni, universitario milanese. «L’Italia è ancora impegnata nell’estrazione del fossile, non stiamo vedendo cambiamenti» dice. «L’onda verde è più viva che mai, non possiamo fermarci se non ci ascoltano» dice Miriam, quinta liceo. Vicino a lei un cartello con la sagoma del pianeta Terra febbricitante. «Non moriremo in silenzio» è scritto sul cartello a fianco.
Sono migliaia i cartelli autoprodotti, molti scritti in inglese. Quello sollevato dalla delegata irlandese alla Youth4Climate, Saoi Ó Chonchobhair, dice che il re è nudo: «The emperor has no clothes». Un altro dice «Cop 26 one last chance». E ancora «system change not climate change».
Greta Thunberg solleva un cartoncino marrone con la scritta verde che ha dato il nome al movimento: Fridays For Future.
Il percorso è lungo, Greta arriva alla fine del percorso nei pressi del centro congressi MiCo dove si sta svolgendo la Pre Cop26 stremata. A metà percorso, vicino alla stazione Cadorna, gli italiani in testa al corteo iniziano a cantare Bella Ciao, Greta li segue ballando e battendo le mani. Tanto timida giù dal palco, quanto forte e decisa nel discorso che da la cifra politica della giornata. «I ministri che sono arrivati in questi giorni stanno fingendo di avere soluzioni concrete per la crisi climatica» dice forte dopo aver salutato e ringraziato Milano. «Più aspettiamo e più danni irreversibili creiamo. Ogni giorno senza un’azione per il clima avrà conseguenze gravi».
È sulle azioni concrete che gli attivisti vogliono misurare la credibilità dei governi. Convinti che, è il passaggio più applaudito del discorso a braccio di Greta Thunberg: «Il cambiamento arriverà dalle strade, non dal bla bla bla dei politici». E ancora: «La speranza siamo noi». Greta chiede a tutti di continuare la lotta «fino a quando non otterremo quello che chiediamo».
Con lei sul palco altri attivisti internazionali. «Continueremo a scioperare, non staremo zitti ma continueremo a scioperare dando voce a chi non ha voce. Più parliamo più diventiamo forti» dice Vanessa Nakate, ugandese. «Se continuiamo a colpire il pianeta, la situazione in Africa sarà sempre peggiore».
C’è un attivista brasiliano che parla della lotta a difesa dell’Amazzonia, contro il presidente brasiliano Bolsonaro. Dal Messico Ivan dice che non puoi risolvere la crisi climatica se non rompi tutti i meccanismi di oppressione a partire dal capitalismo. La lotta per il clima è lotta alle ingiustizie sociali. Martin, argentino, denuncia che oltre il 50% dei bambini argentini vive nella povertà». Non chiedono mezze misure i ragazzi e le ragazze del clima, non credono a compromessi possibili. Chiedono alla politica un cambio radicale e la politica dovrà fare i conti con loro ancora per un bel po’.
La dimensione internazionale delle giornate milanesi racconta di un movimento davvero globale e in espansione. Oggi molti di loro saranno ancora in piazza qui a Milano per la Global March For Climate Justice che partirà alle 15 da largo Cairoli. Arriveranno manifestanti anche da altre regioni, in particolare dal Veneto con la piattaforma Rise Up 4 Climate Justice. E poi in serata un primo bilancio di chiusura dei lavori della Pre Cop26: quanto i potenti della Terra avranno ascoltato i giovani per il clima? Quante delle loro richieste, come la chiusura delle industrie basate sulle fonti fossili entro il 2030, saranno recepite?
di Roberto Maggioni
da il Manifesto del 2 ottobre 2021
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