Milano guarda al voto, ambientalisti in Sala d’aspetto
La ricandidatura di Beppe Sala alle comunali del 2021 a Milano ha scongelato il dibattito a sinistra. Alle dinamiche locali, nettamente prevalenti, si affiancano quelle nazionali, a partire dall’incontro ieri online di Equologica a cui hanno partecipato anche Beppe Sala e il suo Assessore all’edilizia scolastica Paolo Limonta, principale promotore della lista di sinistra che farà parte della coalizione del sindaco. «Sarà una lista larga a sinistra» dice Limonta «una lista milanese, locale, ma con rapporti a livello nazionale».
La partecipazione sua e del sindaco a Equologica delinea il perimetro di questi riferimenti nazionali. La coalizione si preannuncia ampia, lo stesso Sala se l’è augurato quando ha annunciato la ricandidatura: «Mi immagino una coalizione larga come l’altra volta, non credo ci saranno problemi da questo punto di vista». Se eletto, il problema sarà accontentare tutti dopo, anche perché rispetto al 2016 la famiglia al centro si è allargata con la nascita di Azione, Italia Viva e + Europa, che insieme ai Radicali potrebbero fare una lista unitaria.
A sinistra del Pd tutti si aggrappano alla «discontinuità» annunciata nel discorso di Sant’Ambrogio, ma in che direzione andrà? «Trasformazione ambientale, giustizia sociale e innovazione» ha promesso il sindaco. Chi era già convinto sostenitore di Sala e ha salutato con favore questa volontà di «cambiamento» è il mondo arancione vicino all’ex-sindaco Pisapia che farà parte della lista a cui sta lavorando Paolo Limonta. «Sala ha governato bene ma la vera sfida sarà interpretare la città nuova» ha spiegato Elena Comelli di Sinistra X Milano ai microfoni di Radio Popolare sentita insieme ad altre realtà della sinistra milanese.
«Ci aspettiamo che la discontinuità annunciata da Sala significhi ripensare lo sviluppo della città e anche rimettere in discussione alcune decisioni prese in questi quattro anni. Discontinuità anche sull’aiuto alle fasce deboli e poi mettere mano alla bolla degli affitti, bisognerà pensare a un intervento pubblico come successo in altre capitali europee per calmierare il prezzo degli affitti». Paolo Limonta promette nome e simbolo di questa lista entro Natale. «Ci stiamo lavorando assiduamente». Anche i Verdi guardano con interesse alla discussione nazionale di Equologica e alle possibili ricadute locali, ma dai Verdi europei la spinta è a presentarsi con il proprio nome e simbolo.
Tra i Verdi di Milano e Beppe Sala sono volati gli schiaffi negli ultimi due anni. «Dovrebbero scusarsi con gli italiani perché sono riusciti a raccogliere il 2% a malapena mentre in altri paesi europei sono arrivati anche al 15%», aveva detto un furente Sala a inizio gennaio 2020 dopo una protesta di Verdi, Fridays For Future e comitati cittadini contro l’abbattimento degli alberi al parco Bassini in Città Studi. Una protesta che per il sindaco incarnava l’ambientalismo del No. Con l’ufficializzazione della ricandidatura è iniziata l’operazione di riavvicinamento. «Ci interessano le sue parole sulla discontinuità» ha detto a Radio Popolare la co-portavoce nazionale dei Verdi Elena Grandi che a Milano è anche vicepresidente del Municipio 1.
«Questa percezione del sindaco di dover pensare a una Milano diversa è confortante. Non abbiamo mai pensato di non dialogare con Sala, ci confronteremo su tanti punti». Anche su quelli verso cui la base verde, che nell’ultimo anno è cresciuta con Fridays For Future e i comitati cittadini, è molto critica? «Ci sarà modo di discutere anche di quelli, ma siamo intenzionati a trovare accordi e unità. Siamo aperti e ci aspettiamo un dialogo insieme ai Verdi europei che sappiamo essere molto stimati da Sala». Che Sala preferisca la parola Green a Verde non è solo questione linguista, ma di visione e approccio alle questioni ambientali. Sala punta ad avere nella sua lista civica candidati under 35 con profili legati a due ambiti in particolare: ambiente e giustizia sociale.
Chi non crede alle parole del sindaco è Milano in Comune, la lista che fa riferimento a Rifondazione Comunista, che continuerà a stare all’opposizione come fatto in questi quattro anni. «A settembre abbiamo proposto di costruire una coalizione rossoverde alternativa a Sala» ha spiegato il segretario di Rifondazione Milano Matteo Prencipe.
«Non vediamo nessuna volontà di cambiare le scelte che sono state fatte in questi anni sugli Scali ferroviari, sullo stadio di San Siro, sul lavoro. Serve una sinistra per dare voce a chi non si ritrova nelle politiche di questa amministrazione e per condizionare le scelte della futura giunta».
All’opposizione resterà anche il Movimento 5 Stelle che avrà un suo candidato sindaco. La base cinquestelle milanese arriva dalla sinistra e dai comitati cittadini, a un eventuale ballottaggio, senza apparentamenti ufficiali, un pezzetto del loro voto finirà a Sala. Quella di Beppe Sala è la candidatura più forte in circolazione, per fare il bis dovrà convincere anche chi è rimasto tagliato fuori dai fasti della Milano pre-Covid e oggi è sotto le macerie di quella colpita dal virus.
di Roberto Maggioni
da il Manifesto del 13 dicembre 2020
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