Oltre 100mila aziende aperte, la Lombardia è la più insicura

Due addetti alla logistica morti ieri. Sindacati ricorrono contro l’ordinanza sull’e-commerce. Sciopero Fiom a Fincantieri di Riva Trigoso: producono navi di difesa e non ci ascoltano.

La tanto evocata riapertura c’è già stata. Senza aspettare il 4 maggio. Lo dimostrano le oltre 100mila aziende che hanno aggirato il blocco con una semplice lettera al Prefetto in cui autocertificavano di avere qualcosa in comune ai «settori essenziali» e le tante che hanno riaperto ieri, a partire dal gigante Fincantieri che si è unita alle già ripartite Ast acciaierie di Terni e la Michelin di Cuneo con migliaia di operai rientrati.

Riaperti tutti gli otto cantieri dell’azienda guidata da due decenni da Giuseppe Bono: Palermo, Castellammare, Ancona, Marghera, Monfalcone, sede di Trieste, Sestri, Riva Trigoso. Proprio qui in provincia di Genova c’è lo scontro più duro: la Fiom ieri ha proclamato sciopero e stamattina deciderà se proseguirlo o passare alla cosiddetta «autotutela» per i lavoratori che non vorranno entrare in servizio. «Produrre navi di difesa non è un servizio essenziale – spiega Roberto D’Andrea, responsabile Fiom per Fincantieri – A Riva Trigoso l’azienda ci ha escluso sottoscrivendo un protocollo con Fim e Uilm che non tiene conto del fatto, ad esempio, che il piazzale d’ingresso è in mezzo al paese. Più in generale contestiamo all’azienda che ogni cantiere ha una sua specificità e che Fincantieri ha deciso i protocolli di sicurezza unilateralmente, bocciando finora la nostra proposta di avvalerci di consulenti virologi della commissione pubblica».

La Lombardia del neo-presidente di Confindustria Carlo Bonomi e dell’ineguagliato e ancora attuale record di morti e contagi giornalieri è tra le capofila sia nelle riaperture che nella poca sicurezza. Certificata dai dati dei sindacati: «Su 18mila richieste di deroghe ai prefetti solo una percentuale infinitesimale sono state respinte», denuncia Elena Lattuada, segretario regionale della Cgil. A Milano i numeri sono scioccanti: «A più di un mese dalla sottoscrizione del Protocollo condiviso da governo e parti sociali, nelle aziende operanti in città e provincia solo il 30% di quelle in continuità produttiva risulta aver attivato i previsti comitati», denunciano le segreterie di Cgil, Cisl e Uil di Milano. È l’esito del monitoraggio realizzato con l’Ats città metropolitana di Milano: «su oltre 12 mila invii alle aziende – i cui codici Ateco rientrano tra quelli autorizzati – 2.230 hanno dato riscontro e di queste 660 hanno attivato i comitati. Dati che preoccupano perché segnalano il mancato adempimento a una richiesta di un’autorità pubblica sulla sicurezza sul lavoro e un’elusione delle norme a tutela dei lavoratori», commentano Cgil, Cisl e Uil.

Sempre in Lombardia, la Giunta Fontana si è inventata un’altra perla: la riapertura totale dell’e-commerce, qualsiasi cosa si potrà richiedere via web – non solo gli oggetti essenziali. Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt hanno presentato un ricorso al Tar della Lombardia contro le ordinanze che «di fatto liberalizzano il commercio on-line» e questo va contro i decreti del governo e i Dpcm che limitano le attività produttive per contrastare il contagio. «È da settimane che denunciamo che i magazzini della logistica si trasformano in veri e propri focolai – scrivono in un comunicato i segretari regionali Lica Stanzione (Filt Cgil), Giovanni Abimelech (Fit Cisl) e Alberto Albrizio (Uil trasporti). Già la quarantena «ha raddoppiato le consegne di fattorini e driver, intasando i magazzini di pacchi in una condizione in cui non si riesce a rispettare il metro di distanza, spesso non vi sono i dispositivi di protezione individuale e alcune aziende non contrastano il virus». E in questa situazione «il rischio è quello di compromettere tutti gli sforzi fatti finora da tutti i cittadini».

Il tutto mentre ieri il Si Cobas ha denunciato la morte di due lavoratori proprio della logistica: «Christian alla Brt di Sedriano e Osvaldo alla Tnt di Monza».

Uno dei settori dove il via libera potrebbe arrivare anche in anticipo rispetto al 4 maggio è l’edilizia con i cantieri pubblici: ieri è ripartito il cantiere dell’Alta velocità Milano-Venezia vicino Brescia. «La riapertura dei cantieri si può fare solo a precise condizioni e dopo che le autorità sanitarie abbiano dato il loro benestare a fronte di valutazioni scientifiche con la previsione precisa di sanzioni in caso di mancato rispetto dei protocolli previsti e controllabili dai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza», dichiarano i segretari generali di FenealUil, Filca Cisl e Fillea Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri e Alessandro Genovesi.

di Massimo Franchi

da il Manifesto del 21 aprile 2020

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