Padova – Fogli di via a sei antifascisti. Una misura inaccettabile

Si è tenuta stamattina (ieri) la conferenza stampa in cui gli attivisti del nord-est spiegano la natura illegittima dei fogli di via ricevuti per la manifestazione antifascista del 17 luglio 2017. Di conseguenza viene annunciata la violazione del provvedimento della Questura Di Padova, a partire da oggi. Un appello per denunciare l’uso di questi provvedimenti contro le lotte sociali. Per sottoscrivere questo appello e per inviarci prese di posizione vi preghiamo di contattarci alla mail: csopedro87@gmail.com o chiamando il numero 335.1711828.

In questi giorni la Questura di Padova sta notificando sei “fogli di via” contro attivisti residenti in altre città. Sono “misure di prevenzione personali”, provvedimenti di polizia amministrativa irrogati a discrezione del Questore. Senza entrare nel merito dei fatti e delle eventuali motivazioni delle azioni di ciascuno, viene comminata una pesantissima sanzione limitando la loro libertà di circolazione. Queste persone vengono bandite dalla città per aver preso parte ad una manifestazione antifascista lo scorso luglio, quando Forza Nuova intendeva sfilare per il centro cittadino contro l’accoglienza dei migranti e la revisione della legge sulla cittadinanza, l’introduzione del c.d. Ius Soli.

Le centinaia di persone che in piazza unite e solidali rigettavano la presenza di forze dichiaratamente neo-fasciste in città hanno poi proseguito quella presenza e quel pronunciamento: tutto lo scorso anno è stato caratterizzato dalle “passeggiate” del mercoledì sera, momenti di gioia e di socialità itineranti nel centro storico cittadino, all’insegna dell’antirazzismo e dell’eguaglianza universale, culminate il 25 aprile con una giornata di “festa per le libertà”: libertà di circolazione in primis, con la mente rivolta alle migliaia di migranti che, dopo aver sfidato la morte per mare, debbono reggere agli attacchi degli speculatori dell’odio xenofobo.

Ebbene, riteniamo inaccettabile che sia limitata la libertà di circolazione di chi si mette in gioco in prima persona affinché i diritti dell’uomo siano garantiti, e non esita ad additare con forza e vigore ogni ostacolo alla loro attuazione, come lo sono le istanze neo-fasciste di organizzazioni del tipo di Forza Nuova.

Riteniamo quindi inaccettabile il metodo e lo strumento con cui viene colpito chi era in piazza quel giorno. Rigettiamo il metodo della discrezionalità e delle sentenze senza processo: questi provvedimenti non permettono di discutere né i fatti invocati a loro fondamento, né l’effettiva condotta dei singoli né tantomeno le ragioni per cui essi hanno deciso di agire in un determinato modo!

Non siamo i soli a dirlo: a febbraio 2017 la Corte Europea dei Diritti Umani riunita in Grande Camera ha sferrato, nella sentenza “de Tommaso vs Italia”. un duro colpo contro la Repubblica Italiana proprio perché l’ordinamento giuridico prevede questo tipo di misure: essa le ritiene di fatto incompatibili con gli standard della Convenzione Internazionale sui Diritti Umani, canoni ai quali lo Stato Italiano deve sottostare. Dice la CEDU: le prescrizioni della legge sono formulate in termini “estremamente vaghi ed indeterminati”, ovvero sono leggi che consentono un uso discrezionale, potenzialmente improprio. Non solo: anche la Corte Costituzionale italiana più volte si è pronunciata a tutela della libertà personale, che deve essere inviolabile, imponendo un chiarimento alle prescrizioni delle leggi di pubblica sicurezza, nelle quali ancora vivono retaggi del ventennio fascista. Sicuramente il potere discrezionale dei Questori nel cacciare via da una città alcune persone fa parte di questa tetra eredità.

Con forte preoccupazione facciamo notare come l’uso del “rimpatrio con fogli di via obbligatorio” sia diventato uno strumento utilizzato sempre più spesso: pochi giorni fa, il Questore di Brescia in una conferenza stampa in pompa magna ha annunciato la cacciata di due antifascisti dalla città lombarda; a fine settembre è stato “proibito il ritorno” in alcuni Comuni della Valle di Susa a 22 persone, ree di dissentire attivamente alla devastazione del loro territorio. Ma una rassegna completa è impossibile!

Aggiungiamo infine la preoccupazione crescente nel vedere questa tipologia di provvedimenti non solo non arretrare, ma anzi moltiplicarsi: gli ultimi due Ministri degli Interni, Minniti prima ed ora Salvini, sono ideatori e promotori del “DASPO urbano”, che nulla è se non un tipo di “foglio di via” da punti specifici della città, può essere disposto dal Sindaco ed attuato dalla Polizia locale.

Questi provvedimenti vengono utilizzati quindi sempre più spesso e in maniera sempre più arbitraria contro le lotte sociali.

Cosa dobbiamo aspettarci, i check point per passare da un quartiere all’altro? I tornelli e la tessera a punti per andare in piazza a bere lo spritz? Figuriamoci allora quando la piazza diventa il luogo dell’espressione del dissenso, e in particolare – temiamo – del dissenso rispetto alla presenza dei fautori dell’odio, della xenofobia, del razzismo, di chi nega ogni principio di eguaglianza.

Chiediamo la sospensione immediata di queste misure, ne condanniamo l’impiego, riteniamo che debba aprirsi una riflessione pubblica sul loro superamento con una presa di parola amplia, forte, plurale.

da www.globalproject.info

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