Sull’omicidio di Saman
Hina Saleem anni fa.
Saman Abbas ora.
E tutte le sorelle, qui in Europa e qui in Italia, 45 dall’inizio dell’anno, uccise perché volevano essere libere, uccise dal Patriarcato, uccise per mano di uomini che non accettavano la loro indipendenza, voglia di autodeterminazione, di decidere per sé.
In questi giorni abbiamo assistito ad un dibattito degradante sull’ennesimo femminicidio, che l’ignoranza, il razzismo e la misoginia hanno trasformato in una battaglia politica per attaccare “le femministe”.
“Dove sono le femministe?”.
Sono nell’abolizione del diritto d’onore nel 1981, nel fatto che lo stupro fosse definito reato contro la persona e non contro la morale nel 1997, sono nel denunciare ogni singolo Femminicidio che avviene, nel costruire ponti internazionali e intersezionali che aprano confronti transculturali che svelano sempre la stessa triste realtà: il Patriarcato non è caratteristica di una cultura o un’altra, di un culto o un altro, di un territorio o un altro.
La sottomissione delle donne e delle persone LGBTQIAP+ è sistematica e strumentale al mantenere uno status quo in cui a comandare sono coloro che si ergono a padroni delle vite altrui e lo fanno in nome di una conservazione dei propri privilegi nascondendosi dietro al rispetto delle tradizioni.
E nonostante il “non tutti sono così” Sia vero, i padroni sono quasi sempre uomini, etero che soffocano le loro fragilità dietro la mascolinità tossica che ci pervade.
Succede ovunque.
Quello che non abbiamo ancora capito è che l’arroccarsi sulle proprie tradizioni in modo ermetico da parte di chi viene da altri backgrounds è anche frutto del nostro razzismo, del nostro sentirci superiori rispetto ad altre culture, dell’incapacità di mettere in discussione le nostre di tradizioni e di abitudini culturali, un’incapacità che occultiamo dietro alla libertà di mercato e una falsa libertà di costumi, che poi, alla fine, viene sempre castigata dal padrone di turno.
“Dove sono le femministe?”.
Le femministe sono quelle che ci rispiattellano in faccia il vostro razzismo, manifestato per lo scandalo che avete mostrato dietro questo femminicidio, perché è facile puntare il dito contro il matrimonio combinato, che noi femministe condanniamo e abbiamo combattuto qui in altri tempi e oggi altrove, e che voi usate per seminare altro odio e riaffermare il Patriarcato bianco (subdolo, celato ma sempre presente).
Il femminicidio di Saman è l’ennesimo grido di guerra che lanciamo,la nostra voce arriverà lontano per lei e per tutte le sorelle* e compagne* violate* e uccise* da chi ancora viene legittimato a disporre dei nostri corpi e delle nostre anime.
¡La Lucha sigue!
¡Hasta que serà Ni Una Menos!
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