Un 8 marzo particolare
Pubblichiamo un bel testo comparso sul profilo di Non Una Di Meno Milano e sul suo significato più profondo.
Riceviamo e condividiamo una testimonianza importante.
E ricordiamo che la responsabilità di questo collasso è delle politiche liberiste di Regione Lombardia che da decenni erode ed espropria la sanità pubblica a favore di un privato che si rivela per quello che è: inutile e dannoso.
Il mio ottomarzo quest’anno lo dedico ad una mia paziente, una donna di mezza età, lavoratrice in nero a casa di un disabile, famiglia disperata, pochi soldi e molti problemi, marito inesistente…le ho diagnosticato una polmonite 8 giorni fa, ma secondo le centrali operative non stava così male da andare in ospedale e farsi un tampone (non è Zingaretti lei)…ha preso farmaci ed è stata a casa, avrebbe lavorato se fosse stato per i sintomi perché all’assenza di fiato ci è un po’ abituata dato che è una bronchitica cronica e fuma da matti, avrebbe lavorato ma si è automessa in isolamento per non danneggiare gli altri, non sapendo neanche se il virus l’aveva contagiata, senza un soldo perché se non esci di casa i soldi non arrivano…la tristezza delle poche tutele per questa donna è tutta lì, la dignità di questa donna è tutta lì di fronte ai ragazzini che se ne fottono del virus e riempiono in gruppo i pub o ai vecchi col caffè stipati nei bar.
L’ottomarzo è lei, lei e le infermiere (ma anche gli infermieri) e le dottoresse (ma anche i dottori) stremati da questi giorni e a volte dall’impotenza
L’ottomarzo è lei e tutte le mamme (ma anche i papà) che si stanno incasinando per conciliare i figli a casa e andare a lavorare o quelle che sono a casa e devono vivere solo per i figli.
L’ottomarzo è lei e le donne (ma anche gli uomini) che non lavorano oggi perché sono partite iva e non hanno giro per lavorare o quelle che vengono messe in cassa integrazione perché in lombardia tutto è bloccato…
L’ottomarzo sono anche le mie amiche, sorelle belle, sempre incasinate, che non si arrendono e si svegliano ogni mattina per creare percorsi di libertà perché “le strade libere le fanno le donne che le attraversano”
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