Verso l’8 marzo, parola per parola – “Salute e Cura”
*Salute e Cura*
Due facce della stessa medaglia.
Mai come adesso, in questo tempo di pandemia globale, abbiamo preso coscienza che quando si parla di salute non si intende solo l’assenza di malattia, ma il benessere sociale e psicofisico delle persone.
Un benessere che passa per forza per la cura intesa come impegno all’attenzione, all’ascolto, alla responsabilità che abbiamo verso le altre.
Un benessere che dovrebbe essere garantito dal sistema sanitario, che dovrebbe operare nell’interesse della salute e non dell’ accumulazione del profitto.
Negli ultimi 20 anni abbiamo sentito osannare l’eccellenza della sanità lombarda miliardi di volte. Un’eccellenza a cui tutte le altre regioni avrebbero dovuto ambire, un’eccellenza che si è sgretolata nel momento in cui ci siamo ritrovate in emergenza sanitaria.
Il progressivo disinvestimento nella sanità pubblica, glitter accordi di speculazione su quella privata, lo smantellamento dei presidi sanitari territoriali trasformati in aziende (e lo dice il nome, non noi), lo svilimento del ruolo de_ medic_ di base, l’efficienza pagata oro, la collisione tra Regione, ‘ndrangheta e partiti ultracattolici, primo fra tutti CL, ha fallito.
Il risultato sono migliaia di morti ingiustificate, prestazioni sanitarie impossibili da ottenere, soprattutto in pandemia, impossibilità di essere, per l’appunto, curate.
Il tracollo della sanità pubblica ha reso ancora più ostico il ricorso all’IVG (in un paese con l’obiezione di coscienza al 65%), alle terapie ormonali per le persone trans, alle terapie per persone malate di tumore, e l’elenco è ancora lungo.
L’8 marzo scioperiamo per pretendere una sanità pubblica, laica e gratuita, che tuteli il diritto alla salute, che rompa la prassi per cui la sanità è il salvadanaio della classe dirigente corrotta, che sostenga il benessere della comunità assicurando unità territoriali volte alla cura delle persone, consultori laici pubblici e liberi dal ricatto dell’obiezione, centri antiviolenza diffusi sul territorio e l’abolizione dell’obbligo di denuncia per ricevere finanziamenti, case di accoglienza per persone anziane dignitose per la vita e non simili ai manicomi pre-legge Basaglia, presidi di ascolto psicologico ecc…
Tutto questo è realizzabile se si ha il coraggio di riformare il sistema e di non pensarlo per riempire le tasche degli imprenditori della sanità.
Il mutualismo attuato durante il lockdown dalla Brigate ha mostrato che un altro modello di vita è possibile: quello dello scambio, della cura come azione collettiva e non solo appannaggio delle donne.
Un modello di vita dove la povertà non è una colpa, ma una molla per il riscatto, un modello che concretizza la possibilità di un’alternativa.
Per questo salute e cura sono parole chiave per questo LottoMarzo, perché la normalità non andava bene e vogliamo costruire insieme una società nuova.
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