Hillsborough 1989: di polizia si muore

Oggi dopo 23 anni sono state rese pubbliche le carte relative all’inchiesta ufficiale sulla strage di Hillsborough, che costò la vita a 96 persone. Il 15 aprile 1989, si giocava la semifinale della FA CUP tra Liverpool e Notthingham Forest, allo stadio di Sheffield, Moltissimi tifosi da Liverpool affluirono per vedere il match, molti anche senza biglietto. Moltissima gente provò ad entrare allo stadio, e a 15 minuti dall’inizio della partita la polizia aprì il Gate C, un tunnel che si collegava direttamente con la tribuna centrale, spazio da circa 2000 posti. I tifosi iniziarono quindi a entrare, riempiendo all’inverosimile il settore. Nel frattempo la partita iniziò tranquillamente e solamente dopo 6 minuti, fu interrotta per impedire con cariche le “invasioni di campo” da parte dei tifosi del Liverpool, che ormai schiacciati dentro il settore, scavalcarono, per trovare spazio in campo. Le porte d’uscita dello stadio erano tutte rigorosamente chiuse, per impedire “l’ingresso selvaggi” dei reds. Il risultato fu terrificante, 96 persone, di età compresa tra i 10 e 67 anni, perserò la vita, schiacciande dalla folla in panico, che non trovava vie di salvezza.

Furono subito chiare le responsabilità pesantissime della polizia. Oltre ad aver caricato chi cercava di uscire dal settore per salvarsi, e ad aver tenuto chiuse le uscite per paura che i tifosi potessero entrare, hanno avuto una gestione dell’ordine pubblico mirata unicamente al controllo, e senza preoccuparsi minimamente della sicurezza. Le persone furono buttate dentro al Gate C, perchè in gabbia è più facile tenerle d’occhio, non curando minimamente le condizioni dentro il settore. D’altronde gli hooligans, erano descritti dal governo Thatcher come pericolosi criminali, ubriaconi e teppisti, insomma come bestie da mettere in gabbia.

Non fecero scandalo infatti le “rivelazioni” del The Sun, che quattro giorni dopo la tragedia, uscì con un’inchiesta totalmente inventata ad hoc in prima pagina dal titolo “The Truth” (La Verità), dove si attribuiva la colpa dell’accaduto ai tifosi, che addirittura avrebberero “rubato i portafogli alle vittime” e “pisciato sui cadaveri”. E questa fu la posizione anche delle inchieste ufficiali, dove i testimoni oculari, che hanno scampato la morte ad Hillsborough, si sentirono trattati, più che come superstiti, come veri e propri imputati. La campagna di disinformazione attribuì tutta la colpa ai tifosi del Liverpool, descritti come manipolo di teppisti e ubriaconi, che avrebbero sfondato i cancelli per entrare senza biglietto, a scapito dei loro stessi compagni. La polizia offre una quantità di false testimonianze per descrivere la violenza con cui avrebbero attaccato le forze dell’ordine, e avrebbero sfondato le recinzioni per entrare.

Per 23 anni, la giustizia, la dignità di quelle 96 persone, è stata calpestata dalle “versioni ufficiali”. Oggi le oltre 400 pagine di inchiesta sono state rese pubbliche, ed è evidente che la responsabilità fu della polizia. Addirittura il presidente Cameron ha chiesto scusa dichiarando “E’ chiaro che queste famiglie hanno subito una doppia ingiustizia. L’ingiustizia della tremenda tragedia, il fallimento dello stato nel proteggere i loro cari e l’imperdonabile attesa prima di poter scoprire la verità che ha generato l’ingiustizia della denigrazione di chi è morto, di chi sinora è stato ritenuto colpevole della propria morte. Quindi, a nome del governo e del nostro paese, chiedo scusa per quanto è accaduto e non è stato fatto a lungo”.

Ovviamente giustizia non è stata fatta. Ovviamente il dolore non verrà cancellato da delle dichiarazioni e non saranno dei fogli a dimostrare quello di cui tutti erano convinti da anni, ma aver eliminato l’umiliazione di una versione ufficiale offensiva verso i morti, lo possiamo considerare un notevole passo avanti.

Sicuramente il comportamento tenuto dalle forze dell’ordine e dal governo inglese non è comunque un’anomalia. In italia da anni assistiamo alle stesse situazioni, e forse il parallelismo più immediato viene con il G8 di Genova, dove 10 persone sono state condannate a pene altissime per aver rotto delle vetrine, e i vertici di polizia a pene ridicole quasi tutte indultate. Lo schema costruito è lo stesso, un branco di teppisti ha tenuto in scacco la città, causando la reazione della polizia.

E negli stadi, la propaganda e la repressione sono la stessa. I tifosi, ormai diventati ignoranti teppisti secondo il senso comune, sono soggetti ogni domeniche a restrizioni della libertà, subendo misure repressive incredibili. Schedature di massa (tessera del tifoso) e misure da grande fratello dentro gli stadi, trasferte limitate, vietate, e striscioni illegalizzati perchè considerati violenti, divieto di utilizzare amplificatori vocali, per impedire l’organizzazione. In più il DASPO, misura per la quale, basta l’accusa da parte della polizia, per costringerti ogni partita della tua squadra (anche amichevoli estive a diecimila chilometri di distanza) ad andare in questura a firmare.

Nel nome della stessa sicurezza, che si legge meglio controllo, i diritti vengono messi in disparte, per far spazio alla prepotenza degli apparati repressivi. Ed è la stessa sicurezza che nel 1989 ha portato la polizia a caricare chi entrava in campo, a chiudere le uscite, che oggi si respira negli stadi italiani dove il tifoso è dipinto come il peggiore degli animali, e un agente di polizia si sente in “dovere” di sparare attraverso un’autostrada per bloccarne “la fuga”.

Stiamo attenti a non considerarli fatti isolati, fa parte del clima che c’è intorno agli stadi, e della risposta repressiva.

Perchè in Italia, come in Inghilterra. Di polizia si muore.

John Alfred Anderson (62)
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Paul Clark (18)
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Joseph Daniel McCarthy (21)
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Henry Charles Rogers (17)
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