La ricerca del colpevole: risposta a Repubblica (e non solo)

Qualcosa non va.

Non va leggendo negli ultimi giorni, ma in realtà già da circa un mese, continue “accuse” verso i giovani italiani: bamboccioni, svogliati, lagnosi, pigri.

Soprattutto non va sentire  a chi viene attribuita ultimamente la colpa: ai loro genitori.

Sia sull’ultimo numero di Internazionale che su un articolo di oggi su Repubblica infatti, viene proclamato una specie di “j’accuse” da parte della “generazione dei nostri genitori”: ebbene sì, la colpa sarebbe loro!

Colpa di aver avuto un posto fisso, dei privilegi, un’idea “sbagliata” del mondo del lavoro, colpa di non averci cresciuto con mentalità flessibile, di non averci, forse, spronato abbastanza, all’indipendenza, all’intraprendenza e alla voglia di fare. Di aver tollerato laureati post 28 anni, di aver accettato di aiutarci economicamente spingendoci, così dicono, ancor più nelle grinfie della precarietà e dello sfruttamento.

Sono sconcertata leggendo questi discorsi.

Se è vero che i nostri genitori (parlo per me, dunque, i miei) avevano sicuramente una mentalità diversa, questo è stato dovuto al fatto che hanno vissuto in un mondo diverso. Non mi sembra difficile, è sempre stato cosi.

Soprattutto, il mondo del lavoro, dagli anni 90 in poi, ha subito enormi, profonde e radicali trasformazioni. Trasformazioni (chiamiamole così, preferirei il termine “devastazioni”) che hanno “sorpreso” anche i nostri genitori. Molti di loro sono a loro volte vittime di questa precarietà (pensiamo a quanti hanno perso il lavoro a 50 anni).

La precarietà, come fenomeno complesso, globale, totale, ci ha investiti tutti, nessuno escluso.

Ma pensandoci bene, qualcuno ne è stato escluso: i privilegiati.

Quelli che, siano dell’età dei nostri genitori o della nostra, beneficiano sicuramente di un “sistema” che è stato nel passato, ma che è anche nel presente: quello della disuguaglianza sociale, del beneficio ereditario e soprattutto dell’ingiustizia sociale.

Non è colpa dei nostri genitori se siamo in questa situazione.

La colpa è dei governi che abbiamo avuto e che abbiamo, e del sistema del lavoro fortemente incentrato sull’arricchimento di pochi a scapito di molti, spesso finalizzato alla conservazione delle disuguaglianze sociali. Alla mancanza di regole del capitalismo, al sistema delle borse, dei mercati e del denaro. E’ questo che va cambiato. Non va alimentato ancora di più il conflitto generazionale o tra pari.

E’ vero che abbiamo un governo di vecchi, classi dirigenti di vecchi: ma anche se fossero di giovani e il sistema rimanesse tale, credete che non saremmo ingabbiati nel call center a 300 euro al mese o costretti a fare gli stage per regalare lavoro gratis? Pensate che ci ridarebbero un minimo di sostegno sociale e supporto alle vulnerabilità? Credete che non ci massacrerebbero di tasse e di prezzi inarrivabili anche per beni primari che dovrebbero essere gratuiti?

Il problema non è l’età, è il sistema.

E finché i media continueranno a puntare il dito verso altro, non faranno che dimostrare, come tanti, di esserne complici in tutto e per tutto.

 

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