Aborto legale, sicuro, gratuito. Dopo 99 anni e 12 ore di dibattito l’Argentina dice sì

Tra «sarà» ed «è» legge sono trascorse 12 ore di dibattito in Senato. Ma ci sono anche voluti 99 anni dall’ultima riforma del Codice Civile in materia di aborto, 9 progetti di legge presentati al Congresso dal 2006 e innumerevoli mobilitazioni che hanno fatto pressione per la stessa causa. Finalmente, alle 4 di mattina di ieri, la vicepresidente Cristina Kirchner, in veste di Presidente del Senato, ha dichiarato che «risulta approvato con 38 voti affermativi, 29 negativi e 1 astensione, si converte in legge».

Così il progetto – inviato per la prima volta dal’Esecutivo – che permette ai corpi gestanti di accedere all’«Interruzione Volontaria di Gravidanza» nelle prime 14 settimane di gestazione e all’«attenzione post aborto», e che obbliga le autorità sanitarie a praticarlo, ha ottenuto l’approvazione.

«Anche le donne cattoliche abortiscono. In qualche momento della vita riproduttiva appare una gravidanza non desiderata, che non è riconciliabile con i propri progetti. Ciò significa che tra la maggior parte delle cattoliche c’è un silenzioso disprezzo della morale della Chiesa, che castiga coloro che confessano di abortire», dice Marta Alanis, 71 anni, fondatrice di Cattoliche per il Diritto a Decidere (CDD) e una delle voci della Campagna Nazionale per il Diritto all’Aborto Legale, Sicuro e Gratuito. «Ho sentito tanti racconti di donne cattoliche che hanno abortito e pochissime dicono di non sentire colpa. Il ruolo di CDD è liberatore, mostra che si può dissentire dalla gerarchia. Le donne che dicevano di avere abortito, per ottenere il perdono, dovevano confessarsi con un vescovo. In cambio non c’è nessun insegnamento che dica che l’uomo che abbandona la prole debba essere scomunicato», afferma Alanis.

«Pochi anni fa – ricorda – Papa Francesco disse che “le donne che hanno abortito e si sentono colpevoli possono ottenere il perdono di un prete”, facendo così “un passo avanti per quelle che hanno bisogno del perdono”. Tuttavia – aggiunge – noi cattoliche che decidiamo di abortire con coscienza non abbiamo di che confessarci. Questo il Papa non lo dice».

Nancy Gonzalaz, senatrice in rappresentanza della provincia patagonica di Chubut, ha guidato per 100 km e poi ha preso un aereo per esserci fisicamente – anche se avrebbe potuto partecipare virtualmente – perché il Senato «era il posto in cui dovevo essere, accompagnando le ragazze che da oltre dieci anni spingono il progetto». Durante la sua esposizione alla Camera alta ha polemizzato anche con membri del suo partito di governo, il Frente de Todos. Al manifesto spiega che «è un tema su cui si è lavorato trasversalmente tra i vari gruppi», motivo per cui la maggioranza ha votato insieme a settori dell’opposizione.

La senatrice fa riferimento anche alle posizioni dogmatiche ascoltate durante i dibattiti nelle commissioni parlamentari. «Quando sei legislatore penso che il dogmatismo vada messo da parte. Ci hanno votato affinché legiferassimo per tutto il popolo argentino», dice Gonzales, la quale con pañuelo e mascherina verde ha issato la bandiera argentina alle 16.05 per dare inizio a una sessione storica.

«Da quasi 100 anni abbiamo questo regime legale. Non è lo stesso vivere in un paese dove hai pieni diritti che farlo in uno in cui la tua relazione con il tuo utero e la tua capacità riproduttiva ti obbligano, Codice Penale alla mano, a essere madre», sostiene Sabrina Cartabia, avvocata dell’attrice Telma Fardín per un caso di molestie sul set di un film. A pochi passi dal Congresso, Cartabia aggiunge: «Oggi se ne va l’ultima legge che dice che noi donne siamo oggetti. Oggi è un giorno di nascita e questa agenda va avanti. Ogni anno dovremo mobilitarci per garantire lo stanziamento di fondi per garantire l’accesso all’aborto».

«Ho 63 anni e due aborti che ho dovuto praticare clandestinamente», è il biglietto da visita di Alejandra che aspetta, seduta in mezzo alla strada, una delle sue tre figlie che le porterà un mate per passare la notte a pochi isolati da dove si sta discutendo la legge. All’epoca potè pagarsi le due interruzioni di gravidanza con l’aiuto di suoceri e familiari: «Nessuna ragazza ci dovrebbe passare», dice. A pochi metri Brenda, di 26 anni, racconta di non avere mai abortito ma che le è toccato essere stata «incaricata di trovare le pastiglie» per alcune sue amiche. Dice che lo ha fatto per essere più informata e racconta che due amiche sono state truffate con pastiglie inefficaci e hanno dovuto portare avanti la gravidanza.

Adesso che il progetto di legge è stato approvato il presidente Fernández pubblicherà la norma sul Bollettino Ufficiale e poi procederà a regolamentarla per renderla effettiva.

L’idea di preservare di fronte alla violenza esplicita sul corpo delle donne era già stata sintetizzata dal 2015 dalla consegna «Non una di meno». Tuttavia, rivendicare l’aborto legale consiste non solo nel disporre del proprio corpo ma anche nel rivendicare un modo di abitare il desiderio.

di Ariadna Dacil Lanza

da il Manifesto del 31 dicembre 2020

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