Berlino in movimento, arresti e feriti al corteo contro il carovita e gli sgomberi

A trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, un quartiere dell’allora DDR, Friedrichshain, è stato teatro di duri scontri tra manifestanti per il diritto all’abitare, scesi in piazza in sostegno del Liebig 34, e polizia in assetto antisommossa.

Da diversi anni nella capitale tedesca è in corso un lento processo di gentrificazione tra i più noti al mondo; mentre la celebre zona autonoma Kreuzberg vede ormai decaduta la sua peculiarità di esperimento urbanistico a sfondo sociale, una piega presa in seguito all’estrema speculazione e all’arrivo del turismo di massa, Friedrichshain resiste all’intervento rovinoso del mercato immobiliare, portando i bisogni e i diritti dei suoi cittadini al tavolo della politica e del dibattito nazionale.

Gli autonomi tedeschi e gli abitanti del quartiere sono riusciti infatti con le ripetute azioni e iniziative di piazza degli ultimi mesi a farsi sentire anche dai media più distratti. Riporto il caso di un docufilm di inchiesta trasmesso dal canale televisivo tedesco “ARTE” a inizio novembre che mostrava come alcuni grandi investitori italiani, nello speculare sugli appartamenti berlinesi, causavano lo sfratto degli abitanti senza neanche presentarsi per le trattative, assentandosi anche dalle interviste con i giornalisti. Vivere dignitosamente sta diventando complicato anche per gli studenti e giovani adulti, un tempo sostenuti dal generoso sistema di assistenzialismo garantito dallo stato sociale, come dimostra questo altro servizio.

https://www.youtube.com/watch?v=R6RNx04PWr4&feature=youtu.be

È in questo quadro in piena trasformazione che si sono concentrate le lotte delle ultime settimane; i compagni rivendicano spazi, legittimati ulteriormente dalla notizia dell’imminente sgombero di uno squat dell’area anarco-queer-transfemminista – il Liebig 34, sulla Rigaer Strasse – abitato soltanto da donne.

È in solidarietà con questa comunità e progettualità politica che da diverse zone della città, come da quella dello storico Köpi, sabato 2 dicembre sono confluiti diversi spezzoni in un corteo di duemila persone, che ha attraversato Friedrichshain, un quartiere sempre più soggetto a rappresaglie della polizia.

Soltanto lo scorso primo maggio ci sono stati cento arresti, tra cui un compagno milanese appena maggiorenne, vittima dei rastrellamenti susseguitisi agli scontri del corteo autonomo in difesa della casa.

Già dai primi anni ’90 il quartiere era attraversato da occupazioni e da un’alta partecipazione politica; l’ultimo corteo dimostra ancora una volta che i movimenti per la casa nella Berlino che si affaccia al 2020 non abbassano la testa, nonostante lo sviluppo dei metodi repressivi e l’avanzata della privatizzazione. La manifestazione si è dimostrata compatta e pronta a tutelarsi una volta arrivati davanti a un cantiere dei palazzinari della CG-Gruppe.

Mainzer Strasse nel 1990

Sanzionato l’edificio in costruzione, il corteo è defluito nella Rigaer Strasse dove è stato ripetutamente caricato dalla polizia. I manifestanti hanno risposto con lanci di oggetti e materiale pirotecnico per poi difendersi con barricate improvvisate. Alcuni sono stati arrestati e feriti durante svariati corpo a corpo e si riportano 16 agenti feriti; per la capitale sembrerebbe il corteo più conflittuale dal 2016.

Mancano pochi giorni all’udienza che determinerà se l’esperienza abitativa della Liebig 34 potrà continuare a esistere o se si avvicinerà uno sgombero, certo è che torneremo presto a sentire parlare di questo quartiere e delle sue lotte.

Nicolas Seegatz

 

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