Kivu: bentornati all’inferno

Phil Moore/ Al Jazeera

Negli ultimi mesi si è riacceso il conflitto, mai spento, che insanguina e terrorizza la provincia nord orientale del Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC).

Questa zona meravigliosa, il cui paesaggio ricorda, con le sue colline verdissime e una foresta incontaminata nutrita quotidianamente dalle abbondanti piogge, il vicino Rwanda (paese con un passato pesantissimo e che tuttora influenza l’intera regione), è teatro da anni di un conflitto atroce e in peggioramento.

Il fenomeno è complesso e composito.

Il Kivu, così come molte altre zone della RDC, è prima di tutto una zona ricchissima di minerali. Come già affrontato in altri articoli, l’estrazione di queste materie, fondamentali per l’economia mondiale dei cellulari, delle tecnologie e di altre produzioni, sono l’oggetto sistematico dello sfruttamento del territorio da parte di compagnie private europee e americane.

In particolare la Francia e il Belgio, di cui l’RDC era una colonia fino agli anni 60, hanno un accesso libero e vantaggioso alle miniere che, a volte, altro non sono che code interminabili di uomini, ridotti in schiavitù, che scavano con le mani, rischiando la loro stessa vita.

Il controllo del territorio dell’RDC è inoltre molto difficile: corruzione e un governo debole (rieletto quest’anno con elezioni di discussa trasparenza e legalità) fanno si che una miriade di ex componenti dell’esercito abbiano formato, negli anni, milizie armate che dominano i territori con l’interesse, appunto, di trarre profitto dalle estrazioni.

Questi ex militari, spessissimo ex bambini soldato, utilizzano ogni forma di violenza per l’affermazione di potere sui territori: la RDC e la zona del Kivu hanno il triste primato del paese “record” per quanto riguarda la volenza sessuale su donne e bambini, vittime preferenziali del conflitto. (vedere http://www.terrelibere.org/terrediconfine/index.php?x=completa&riga=03582)

La ferocia inimmaginabile di questa guerra si inserisce inoltre in un contesto socio-etnico già complesso a causa della compresenza di diverse etnie, e di rifugiati Rwandesi, che furono accolti subito dopo il massacro del 94 nel vicino paese, e che vivono ancora tensioni, visto che alcune etnie coinvolte nel genocidio presenziano anche in RDC.

 

La situazione umanitaria della zona del Kivu è drammatica: la popolazione, che vive spesso in villaggi semi deserti, isolati in mezzo a una foresta tanto bella quanto inaccessibile e disabitata, oppure in campi profughi privi dei più elementari servizi di base (nonostante l’altissima presenza di Nazioni Unite e di ONG internazionali), è vittima di una povertà endemica, mancato accesso a istruzione e salute, e, inoltre, è soggetta a continua violenza.

La comunità internazionale si disinteressa a questa area del mondo, che è altamente strategica dal punto di vista economico e politico, nella quale si giocano inoltre equilibri importanti per il continente africano: l’unica cosa che viene fatta sono azioni di assistenzialismo, come se la popolazione avesse bisogno di pacchi cibo e non di una stabile vivibilità e di diritti, e come se la situazione potesse, un giorno, risolversi da sola.

A dimostrazione della falsità di questa tesi, il Kivu viene di nuovo insanguinato (anche se non ha mai smesso) e scosso dall’inasprimento del conflitto: nuovi flussi di profughi sono in viaggio in questi giorni verso Goma (principale centro abitato appena fuori dai territori in guerra) e verso la vicina Uganda. A queste persone è destinata una vita terribile, fatta di povertà, di sporcizia, malattie e mancanza di protezione (purtroppo anche nei campi rifugiati si replicano molto spesso le stesse violenze dalle quali le persone sono fuggite).

 

Per chi volesse contribuire all’assistenza di queste persone con delle organizzazioni valide sul terreno:

http://www.medicisenzafrontiere.it/cosafacciamo/

http://www.volint.it/vis/rdcongo-situazione-sempre-pi%C3%B9-difficile-la-storia-di-chance

 

Una visione critica della cooperazione in quell’area del paese:

http://www.muungano.it/files/proposte/organismi-internazionali-visti-SudKivu.pdf

 

Il ruolo dei nostri cellulari e personal computer:

http://www.puntocritico.net/2011/06/14/congo-la-guerra-del-coltan/

 

 Alcuni approfondimenti:

http://www.unhcr.it/cerca/risultati.php?k=1&search=nord+kivu

http://www.aljazeera.com/indepth/features/2012/05/2012517105421722232.html

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tag:

Una risposta a “Kivu: bentornati all’inferno”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *