Non solo Grecia

Juncker e le sue lacrime da coccodrillo.

Seconda Guerra Mondiale. Vi ricordate la frase “Spezzeremo le reni alla Grecia”? Gli italiani con l’aiuto dei tedeschi erano riusciti, temporaneamente, a farlo. Crisi finanziaria del 2008. I vertici dell’Europa con l’aiuto della BCE hanno ripetuto la stessa strategia, non con mezzi militari ma tramite politiche economiche che hanno messo in ginocchio il popolo greco.

Anno 2019, intervista al presidente della Commissione europea. Jean-Claude Juncker ha detto: “Austerity avventata e noi poco solidali con Grecia”. Una dichiarazione che, sotto forma di scusa, rende palese il danno compiuto contro il paese ellenico. Questo mea culpa è purtroppo una pura formalità. Le intenzioni della Commissione e dei vertici dell’Europa non cambiano; tutti i paesi dell’area europea devono rispettare il programma di “riforme” e le regole stabilite. E non è affatto vero che la Grecia è tornata alla normalità. Dopo anni di austerità la popolazione è ancora alle prese con povertà, disoccupazione, carenze di cure mediche e di istruzione.

La Grecia è stata usata da Bruxelles come laboratorio per sperimentare le tecniche capaci di affrontare un default sul debito senza uscita dall’euro. Il conto pagato è stato negativo per la maggioranza della popolazione: tagli alle spese, aumenti di tasse e depressione economica. Nella stessa situazione, agli altri paesi dell’Europa attenderebbe uguale sorte. Tutti i paesi dell’Europa devono sottostare alle regole stabilite. Contravvenire significa mettersi contro la Commissione, contro la BCE e finire stritolati dalle speculazioni dei mercati. La Banca Centrale Europea non protegge nessuno, difende solo il dogma della bassa inflazione e del rapporto 3% debito/pil. Sviluppo e occupazione non fanno parte del suo programma e neppure di quello della Commissione europea. Molti sono convinti che a “un’azione corrisponde una reazione”, ma non è esatto. In presenza di agenti diversi, come governi e popoli, le reazioni sono diverse e a volte non prevedibili. I vertici dell’Europa avevano pensato di contenere e controllare il fenomeno Grecia e invece si sono ritrovati con tanti movimenti, spesso contraddittori, in diversi paesi europei, che si oppongono al loro potere e alla loro volontà. Capita spesso nel corso della storia che le classi dirigenti perdano il controllo della situazione.

Se non vogliamo un’Europa di depressione economica e sbilanciata sulla corsa agli armamenti, è necessario rifondarne la struttura. I giovani di oggi hanno subito un furto economico che peserà su di loro per l’intera esistenza. Probabilmente non sarà possibile recuperare quello che i giovani hanno perso in termini economici e di futuro. Ma per le prossime generazioni? Non brindiamo con Junker. Noi, come abbiamo iniziato a fare in tempi non sospetti, già nell’autunno 2012 col tentativo di sciopero europeo contro l’austerità quando tutti, qui da noi, celebravano il mito di Mario Monti e dei tecnici che ci avrebbero “salvato”, ci uniamo a tutti quelli che non accettano questo stato di cose e che vogliono cambiare prospettiva. Abbiamo la consapevolezza che non ci sono alternative.

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