Prigionieri curdi – Spezzato l’isolamento

Fine dello sciopero della fame dei prigionieri politici e politici curdi dopo la revoca della carcerazione in isolamento del fondatore del PKK Ocalan.

Ha messo fino allo sciopero della fame, »ma la nostra resistenza contro l’isolamento e la nostra lotta per pace sociale continueranno. Vogliamo una pace dignitosa.« Lo ha annunciato domenica a Diyarbakir Leyla Güven, una deputata del Partito Democratico dei Popoli (HDP) radicato soprattutto tra i curdi, che da 200 giorni aveva rifiutato di assumere cibo. Immediatamente dopo la sua dichiarazione, la deputata estremamente indebolita che si era nutrita solo di liquidi e vitamine, è stata portata in ospedale. Anche migliaia di membri del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) nelle carceri turche, altri deputati HDP e attivisti in Iraq e in Europa che si erano uniti alla protesta di Güven, hanno dichiarato la fine dello sciopero della fame.

Hanno così seguito un appello di Abdullah Öcalan, il fondatore del PKK, che da 20 anni viene tenuto prigioniero sull’isola carcere di Imrali nel Mar di Marmara. In una lettera autografa del 71enne precursore movimento di liberazione, letto domenica dai suoi avvocati in una conferenza stampa a Istanbul, si legge: »Invito tutte le amiche e gli amici che sono in sciopero della fame e in digiuno fino alla morte, a mettere fine alla loro azione. Posso dire con certezza che lo scopo della loro azione rivolto alla mia persona ha raggiunto il suo obiettivo.« La richiesta centrale degli scioperanti era la revoca delle condizioni di isolamento alle quali il più influente prigioniero della Turchia era sottoposto dall’interruzione dei colloqui di pace da parte del Presidente dello Stato Recep Tayyip Erdogan nel 2015.

Gli avvocati di Öcalan hanno potuto visitare il loro cliente il 2 maggio per la prima volta dopo otto anni. Già in quell’occasione Öcalan aveva invitato coloro che erano in sciopero della fame, a non continuare la loro protesta fino a mettere il pericolo la loro vita. Nove attivisti dentro e fuori dalle carceri fino a quel momento avevano perso la vita per suicidio. Dopo la visita di una delegazione del Comitato per la Prevenzione della Tortura (CPT) del Consiglio d’Europa sull’isola carcere, il Ministro della Giustizia Abdülhamit Gül a metà maggio alla fine aveva annunciato la revoca del divieto di contatti durato anni. Il 22 maggio è stata resa possibile ancora una visita degli avvocati a Imrali. Öcalan avrebbe sottolineato che l’allentamento dell’isolamento non va considerato un nuovo inizio di un processo negoziale, hanno affermato gli avvocati in una valutazione della loro visita nel corso di una conferenza stampa che si è svolta domenica.

Ancora nei giorni scorsi la polizia aveva sciolto con l’uso di idranti i presidi di madri di prigionieri in sciopero della fame in diverse città curde. La provvisoria fine del divieto di contatti imposto a Öcalan quindi non dovrebbe essere dovuto primariamente a una convinzione del governo rispetto ai diritti dei detenuti garantiti in Turchia almeno sulla carta, né alla pressione dello sciopero della fame, sul quale nei media turchi in larga misura omologati e stato completamente taciuto. Piuttosto il governo aspira ai voti dei milioni di elettori curdi considerati determinanti nella rielezione del sindaco di Istanbul imposta da Erdogan. L’HDP tuttavia ha proclamato di continuare a sostenere il candidato di opposizione kemalista Ekrem Imamoglu che nelle elezioni di marzo nella città da 15 milioni di abitanti aveva vinto con poche decine di migliaia di voti di vantaggio.

di Nick Brauns

Fonte: Junge Welt

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