Turchia – Duramente represso il Pride di Istanbul

19399802_1494838843912281_969767248057647646_nIl divieto dell’Istanbul pride di domenica ci ricorda ancora una volta la condizione in cui versano libertà e diritti in Turchia. Un diniego in nome della sicurezza e di un non ben comprensibile e quantomai ironico “rispetto delle identità”. È da tre anni che con motivazioni pretestuose il governo di Erdoğan proibisce la marcia del orgoglio gay. Quindi come da tre anni a questa parte e come per tutte le grandi manifestazioni potenzialmente partecipate e non gradite, fin dal mattino la centrale zona di Taksim è stata chiusa e pattugliata da schiere di poliziotti in tenuta antisommossa e blindati con cannoni ad acqua.

La comunità lgbtq ha voluto mantenere lo stesso l’appuntamento , con lo slogan ” noi non abbiano paura, noi siamo qui, noi non cambiamo” ma ai manifestanti è stato praticamente impedito di riunirsi se non in piccoli gruppi che in alcuni casi sono stati comunque attaccati con idranti e lacrimogeni. I social e in particolare Twitter hanno aggiornato la situazione minuto per minuto, fornendo contatti utili in caso di difficoltà, dando informazioni sui posti di blocco e su dove avvenissero gli attracchi e sui manifestanti che sono stati fermati uno ad uno per tutto il giorno dalle forze di polizia.

Il primo gay pride di Istanbul si svolse nel 2003. Poche decine di persone diedero inizio a un evento che anno dopo anno, grazie alla straordinaria determinazione dei movimenti lgbtq turchi, ebbe una crescita impressionante, arrivando a portare in piazza nel 2014 più di 15 mila persone. Fu un una marcia festosa ed eterogenea ma anche piena di contenuti politici. Fino a quel momento tollerata, da quel momento non più gradita. Il pride venne proibito per la prima volta nel 2015: la marcia inizio comunque ma venne pesantamente dispersa con i lacrimogeni. Nel 2016 si optò con intelligenza per un pride denuclearizzato nel tempo e nei luoghi, che da una parte funzionò ma che subì comunque gli attacchi della polizia. Vietatissimo quindi un evento che era il fiore all’occhiello della comunità lgbtq turca la cui determinazione ha consentito di affermarsi come movimento in un paese ancora largamente conservatore patriarcale ed omofobo.

Serena Tarabini

Tag:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *