Turchia – Iniziato il processo per le proteste di Gezi Park

Secondo la procura i 16 imputati avrebbero organizzato un’insurrezione finanziata dall’estero. Can Atalay: “Gezi è contro l’imperialismo. Non può essere spiegato da nessun trucco o cospirazione straniera”.

Mentre si discute delle cause e delle implicazioni della recente sconfitta nelle amministrative di Istanbul inflitta da Ekrem Imamoglu, candidato del Partito popolare repubblicano (Chp), al presidente islamista Recep Tayyip Erdogan, che potrebbe portare a un rimpasto di governo e persino ad elezioni anticipate, da alcuni giorni 16 cittadini turchi espressione della società civile sono sotto processo nel tribunale allestito della prigione di massima sicurezza di Silivri, con l’accusa di aver tentato di “rovesciare il governo della Repubblica di Turchia” in quanto  organizzatori del movimento di Gezi Park.

Si tratta delle manifestazioni popolari del 2013 in questo parco di Istanbul minacciato di distruzione dalle autorità per far posto ad un grande progetto edilizio sostenuto dallo stesso Erdogan, che poi si diffusero in tutta la Turchia con una partecipazione fino a 3 milioni e mezzo di persone. Le proteste andarono avanti per settimane e si conclusero solo per la brutale repressione attuata dalle forze di sicurezza che costò la vita di nove persone.

Il movimento per Gezi Park su la prima grande espressione di critica all’autoritarismo di Erdogan. Il presidente turco invece lo considera una anticipazione del tentato colpo di stato del 2015. A suo dire le manifestazioni contro la distruzione del parco furono orchestrate in gran parte dall’estero, in particolare dal miliardario Usa George Soros.

Sul banco degli imputati si trovano fra gli altri il filantropo Osman Kavala, accusato di aver finanziato le proteste e di essere coinvolto nel tentato colpo di stato del luglio 2016. Stesso dicasi per gli altri 15, tra cui l’ex direttore di Cumhuriyet, Can Dundar, già in esilio in Germania, gli attori Memet Ali Alabora e Pınar Alabora e l’avvocato Can Atalay. Al processo assistono deputati dell’opposizione, attivisti per i diritti umani e rappresentanti del parlamento europeo.

Replicando alla tesi accusatoria formulata dalla procura – “Gli accusati volevano costringere il governo alle dimissioni o a indire elezioni anticipate” e “preparare il terreno per una guerra civile o un golpe” – Can Atalay ha spiegato, secondo quanto riportato dall’agenzia Asianews,che “Gezi è contro l’imperialismo. Non può essere spiegato da nessun trucco o cospirazione straniera…E’ la volontà e la determinazione del popolo nel prendere nelle loro mani il loro destino”. Gezi, ha aggiunto Atalay, “è la possibilità che la Turchia possa emergere dall’oscurità del Medio oriente. Gezi è la speranza di questa nazione per ciò che riguarda uguaglianza, libertà e giustizia”.

Kavala, Atalay e gli altri 14 imputati rischiano l’ergastolo.

Le opposizioni all’Akp, il partito di governo e del presidente Erdogan, leggono l’incriminazione e la richiesta di ergastolo come l’ennesimo tentativo del governo di polarizzare la già divisa società turca.

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