29 Gennaio 2011- 29 Gennaio 2017 – 6 anni di ZAM

16344281_10154928905972964_1385957716_n29 Gennaio 2011- 29 Gennaio 2017.
Compiamo collettivamente sei anni. Paragonando questo collettivo e i suoi anni di vita alla vita di una persona, compiuti i sei anni siamo già dei remigini.
Abbiamo acquisito la capacità di comprendere il nesso fra causa ed effetto. Le cose che accadono e le loro motivazioni.
E se proprio come un piccolo bimbo o bimba che si avvia alla scuola incominciassimo a pensare quale catena di eventi ci ha portato ad essere come siamo, qui ed ora, sei anni dopo, potremmo iniziare a collegare un po’ di effetti, con le proprie cause.

Iniziamo dalle cose semplici.
Se sono sei anni che esistiamo e non siamo stati spazzati via dalla grigia città, se non ci siamo dissolti sotto i colpi dei manganelli o dei processi, se non siamo affogati nella marea di populismo, beceria, tristezza, atomizzazione delle vite…forse un motivo ci sarà.

Questa capacità di sopravvivere deriva dalla continua resistenza e persistenza delle compagne e dei compagni che ogni giorno continuano a portare avanti con passione azioni concrete per trasformare la squallida realtà che ci circonda.

Moltissima, quasi tutta “la gente” che frequenta oggi il nostro spazio nelle sue attività e quotidianità più disparate, sei anni fa non conosceva Zam, non conosceva i centri sociali, non conosceva il movimento.
Probabilmente non aveva nemmeno immaginato di potersi organizzare da sé senza soldi e senza proprietari, senza rapporti di lavoro, senza rapporti formali, per modificare in maniera permanente la propria vita.
Il fatto che non lo sapesse non significa che non ne avesse bisogno.
E ancora, il fatto che in sei anni nonostante abbiamo “traslocato” più volte ma siamo sempre riusciti a rinnovare le nostre attività e anzi aggiungerne di nuove, è la prova lampante che questa città, nonostante la gentrificazione e il continuo processo di pacificazione, ha bisogno e cerca qualcosa di radicalmente diverso dallo stato di cose presenti.
E trova negli spazi come ZAM la sua risposta.

Siamo coscienti che il ruolo del “centro sociale classico” sia sempre da rimettere in discussione così da poter comprendere e modificare ciò che accade attorno a noi.
Per questo abbiamo scritto questo documento in cui cerchiamo di raccontare il nostro divenire rivoluzionari.
Questo esercizio ci serve per comprendere il presente senza dimenticarci da dove veniamo e come sia stata necessaria la storia di questi anni per arrivare ad una riflessione che sposta il focus sulla costruzione di comunità federate tra loro in una sorta di “comune delle comuni”.

Ci hanno sgomberato tre volte in sei anni, ma la forza di un collettivo sta nelle persone che lo attraversano e lo arricchiscono.
La vita molto spesso è ironica e all’alba del nostro compleanno come regalo ci sono state notificate le denunce relative al corteo che finì sotto Palazzo Marino.

Naturalmente, dopo anni si perde la memoria del nesso di causa-effetto, che poco importa ai tutori della legge ma che dovrebbe interessare un po’ di più tutte le persone adulte di questa città.
Quel giorno noi ci presentammo a Palazzo Marino perché abbiamo sempre ribadito che la questione “spazi sociali ” fosse di tutta la città e che l’amministrazione ha sempre una responsabilità nel momento in cui non riconosce come legittime le moltissime esperienze di autogestione di questa metropoli.
Rivendicavamo (e lo rivendichiamo tuttora) un idea diversa di autogestione e cittadinanza attiva, fuori dalle logiche dei bandi e libere da qualsivoglia mercificazione.

Invece i manganelli prima e i processi ora sono stati e sono gli unici strumenti dell’amministrazione comunale.

Ma non preoccupatevi, di questo torneremo a parlare in maniera più approfondita tra un po’ di tempo.

Il resto, come si suol dire, è storia.
Pisapia e la Giunta arancione diventano i promotori dell’orrore di EXPO che – guarda un po’ – non porta nulla di quello che aveva promesso.
Debito, cemento, precarietà, pacificazione, mercificazione della cultura, sussunzione della cittadinanza attiva, corruzione, politica dei bandi come unico strumento d’interazione con i soggetti attivi della metropoli e così via.

In seguito, anche davanti alle evidenze più nefaste il suo amministratore delegato diventa Sindaco di Milano. Con la campagna elettorale più piatta possibile, sopratutto se paragonata a quella che invece ha preceduto l’elezione di Pisapia. Sembrava quasi che l’elezione del Sindaco fosse una pratica da sbrigare in fretta e sotto silenzio tanto era la sciatteria e la banalità di entrambe le parti. Crediamo che sia abbastanza evidente che NULLA di positivo stia accadendo in questa città dalla sua elezione ad oggi, grazie al Comune. Le periferie rimangono lasciate a loro stesse, parcheggio dei problemi sociali e dei soggetti che in centro disturbano il panorama. L’emergenza migranti non viene gestita né con coraggio né con efficienza. Chi occupa per necessità viene brutalmente sgomberato e lasciato per strada. Viceversa, ai fascisti e ai biechi populisti di qualsivoglia forma vengono concessi spazi e legittimità.

Di questi sei anni quindi noi teniamo nella mente e nel cuore le cause e gli effetti e ormai ci pare evidente che gli sgomberi e la repressione vengono continuamente perpetrati perché proviamo a rappresentare un’alternativa allo stato di cose che esiste.
E loro – la Questura, il Comune, il Prefetto, il Sindaco, la Giunta, il Pd, la destra e la sinistra hanno sempre interessi molto più grandi da difendere.

In questa città non ci resta che resistere per farlo abbiamo deciso di costruire Comunità Resistenti e Persistenti.
Ai nostri posti ci troverete per determinare insieme un futuro radioso.

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