Da Milano alla Palestina, bloccata da Israele. La testimonianza di una ragazza fermata da Israele.

15 Aprile 2012. Aeroporto di Tel Aviv.
Oggi ho conosciuto la libertà.
“Quali sono le intenzioni del suo viaggio?” mi chiedono?
“Vorrei andare in Palestina “ rispondo.
Rispondevo così all’appello lanciato dalla campagna “Welcome to Palestine 2012” che nell’anniversario della morte di Vittorio Arrigoni, invitava il mondo intero a venire in Palestina,
dichiarando apertamente tale intenzione alle autorità Israeliane, che mantenendo i
Territori Occupati sotto regime di apartheid, ne controllano militarmente gli accessi.
In seguito alla mia risposta, sono stata trattenuta in stato di fermo dalla polizia israeliana per 4 ore: ragazze e ragazzi tra i 18 e i 20 anni d’età: quale miglior modo per mantenere la militarizzazione
di un territorio se non quella di inquadrare con l’obbligo di leva tutta una generazione di neomaggiorenni ?
Ho dovuto seguirli fuori e dentro uffici dell’aeroporto, sottoposta a interminabili interrogatori tutti uguali.

Mi hanno chiusa dentro a una stanza cieca con dieci uomini armati in tenuta militare: dieci paia
di occhi addosso, e l’ordine di sedermi in mezzo a loro.
Ancora interrogatori , poi le perquisizioni di corpo e bagaglio. Mi fanno sapere che mi rispediscono in Italia sul primo volo. Chiedo di contattare il consolato italiano e mi viene proibito.

 

Allora effettuo la chiamata dal mio telefono, ma mi vengono addosso in tre, io cerco di resistere, ma me lo strappano di mano.

Mi caricano su una camionetta e mi chiudono dentro. Sul retro del mezzo sento una donna italiana urlare perché le stanno facendo del male.

 

Provo a parlarle, e ancora una volta mi viene vietato.

 

Mi minacciano di violenza se non salirò con le mie gambe sull’aereo per Roma che aspetta me per
partire.

Oppongo resistenza.

Minacciano di portarmi in prigione: io accetto, perché voglio restare lì, e voglio assistenza legale.

 

Ma loro ritrattano: due poliziotte mi prendono per le braccia e mi spingono sull’aereo.

Oggi ho conosciuto la libertà e non è parola dal buon sapore.
Libertà non è un ideale, non è un sogno, non è un diritto.
Libertà è ciò che conosci quando te la portano via.
Ecco perché LA PALESTINA E’ LIBERA, LA SIRIA E’ LIBERA, LA VAL DI SUSA E’ LIBERA, CENTINAIA DI BAMBINI NELLE CARCERI ISRAELIANE SONO LIBERI.
VITTORIO ARRIGONI E’ PER SEMPRE LIBERO.
Caro Vik,
nell’anniversario della tua uccisione, ho scoperto che Restare Umani è una vita che muore, che regala a un’altra vita la forza di cominciare a combattere.

M.

Tag:

7 risposte a “Da Milano alla Palestina, bloccata da Israele. La testimonianza di una ragazza fermata da Israele.”

  1. Emanuele Norsa ha detto:

    Vietare l’ingresso in Israele agli europei che volevano andare in Palestina per manifestare il malcontento contro le decisioni del governo israeliano e’ stato un errore enorme, se non altro perche’ ha dato l’opportunita’ a tutta una serie di persone di commentare la cosa senza la minima conoscenza del problema. Israele e’ uno stato che in molte cose e’ piu’ democratico e libero dell’Italia, avrebbe dovuto dimostrare la sua apertura accettando l’ingresso dei manifestanti.

    Mi spiace quindi che questa giovane ragazza sia stata vittima di un’esperienza certo non bella.

    Detto questo sto ancora cercando di capire una cosa: ma la volonta’ di andare in Palestina per commemorare il giorno della morte di Vittorio Arrigoni era per richiedere giustizia all’autorita’ palestinese per un’uccisione fatta da personaggi vicini ad Hamas? Purtroppo la memoria delle persone e’ corta.

    Emanuele

    • Giulia Rivoli_MiM ha detto:

      Caro Emanuele, non sono sicura che tu abbia informazioni sufficienti per definire Israele uno stato libero e democratico, più dell’Italia (per la quale ci vorrebbe un discorso a parte).
      Le informazioni che ho io sono le seguenti: da molti anni, ben prima di questi episodi dell’articolo, Israele impedisce non solo a plaestinesi, ma anche a svariati attivisti di raggiungere i territori. Nemmeno ai giornalisti è concesso, tanto che durante l’operazione Piombo Fuso del 2009 non è stato concesso a nessuno di documentare (per questo Vittorio Arrigoni era così apprezzato). Ho diversi amici che sono stati “black listed” senza peraltro alcuna spiegazione e che sono stati respinti. Ti assicuro che non erano terroristi nè intenzionati a fare qualche cosa di male nei confronti dello stato Israeliano. Aggiungo che nemmeno ai cooperanti, autorizzati ufficialmente dal prorpio governo o dalla Comunità Europea, è concesso entrare: moltissime volte vengono respinti, messi in stato di fermo o fatti entrare a patto che poi non si muovano da Gerusalemme (e dimmi cosa ci vai a fare, se vai per lavorare sulle emeregnze umanitarie e poi non ci puoi nemmeno andare). Israele non guarda in faccia nessuno. Questa è la verità. Sarà pure libero e democratico ma per i SUOI cittadini, di religione ebraica e di nazionalità israeliana. E’ uno stato discriminatorio e crudele, che sperimenta ogni sorta di metodo per effettuare pulizie etniche, guerre e minare la vita di migliaia di persone, in barba ai trattati internazionali. Io ho visto con i miei occhi che cosa hanno fatto in Libano nel 2006. Ti assicuro che le libertà e la democrazia di cui tanto si vantano, non sono altro che il frutto di una modernità dovute al potere militare ed economico che questo stato rappresenta nel mondo, e che esercita su tutti, con pressioni allucinanti.
      Per quanto riguarda Vittorio Arrigoni, non ho partecipato all’iniziativa ma mi sento di dire che probabilmente il fatto di recarsi in Palestina fosse mosso più che altro dalla motivazione di andare a vedere, testimoniare e portare la solidarietà ad una una popolazione schiacciata da vessazioni da decine di anni, senza più diritti di base, e lasciata sola da tutto il mondo: esattamente quello che Vittorio faceva. E che Israele cercava, e tuttora cerca, di impedire.

      • Emanuele Norsa ha detto:

        Un appunto, i cittadini dello Stato di Israele, come tu ben sai, non sono solo ebrei. Hai ragione pero’, Israele e’ uno stato difficile, che non guarda in faccia nessuno quando si tratta della sua difesa. Purtroppo Israele si considera ancora un Paese in guerra (a torto o a ragione) e questo fa si che molte decisioni politiche siano discutibili e sbagliate.

        Lo scopo della comunita’ di tutti coloro che si dichiarano a favore della pace dovrebbe essere supportare il lato positivo dello Stato di Israele e alienare completamente sia le azioni illegale israeliane che i criminali che guidano la striscia di Gaza, questo e’ quello che penso.

        Un caro saluto, da me e da mio fratello col passaporto israeliano.
        Emanuele

  2. Giulia Rivoli_MiM ha detto:

    mi sembra che Israele sia fin troppo apprezzato: dai media, dalla politica, dal silenzio su cio’ che fanno, e che é inaccettabile. Tu stessi avrai visto la metro di Miilano tappezzata di postare che esaltano Tel Aviv come un gran bel posto dove andare in vacanza. Come ben sai le migliaia di violazioni dei trattati internazionali e dei diritti umani, uso di armi improprie, tortura su bambini e stragi di civili, invasioni dei confini a scapito della sovranità territoriale non hanno MAI avuto conseguenze. Vengono sempre giusitficati, cosa che non viene invece fatta ad altri stati. Troppi sono dalla loro parte, e esaltano fin troppo i lati buoni di un paese che tattavia fa cose troppo gravi per passare sotto silenzio. E comunque da parte degli attivisti c’é molto supporto per i refusenik e per coloro, israeliani, che si oppongono alla follia del loro governo. Spero che tu e tuo fratello potrete fare un Israele diverso, credo ci sia bisogno di tanta opposizione interna.

    • massi ha detto:

      ciao a tutti

      faccio notare che nella metropolitana di Milano sono comparsi in tempi recenti anche manifesti turistici della Siria, della Libia, della Birmania; questo per sottolineare l’esempio poco coerente.
      Provate ad andare a fare una vacanza in Egitto con un tmbro sul passaporto di Israele, provate ad entrare in Tunisia affermando che sieti li per una dimostrazione politica e poi discutiamo dell’accoglienza in paesi così vicini ma anche lontani in quanto a problemi, situazione politica e storica.

      la mia fidanzata è israeliana, ed è tutta la vita che deve sopportare i commenti, le limitazioni ed i pregiudizi su situazioni che non dipendono dalle sue opinoni, fortemente critiche rispetto alla politica del proprio stato, nonostante la famiglia decimata davanti ai propri occhi da un missile piombato all’improvviso nel salotto di casa, colpevole di trovarsi a soli 10 km dal confine libanese.

      Questo non giustifica in alcun modo nessun comportamento, però forse chiarisce il contesto di quel territorio prima di “sparare” affrettati giudizi sugli israeliani..

  3. […] e messo a tacere con dello scotch sulla bocca. Dall’altro i giovani (e meno giovani) italiani respinti da Israele mentre cercavano di raggiungere la Palestina. Per giorni mi sono interrogato su queste due immagini. […]

  4. alberto ha detto:

    Perchè non vai a manifestare in Siria,Yemen,Iran,Egitto,Arabia Saudita,Cina,Afganistan,guarda se Luxuria in Russia che è stato gonfiato de botte c’è ritornato. Ma fatela finita co sti palestinesi qui in Italia abbiamo problemi più grossi e poi qui non siamo mantenuti da 64 anni

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *