[DallaRete] Mayday a Milano, anzi No Expo Days
1 Maggio. Tre giorni di No Expo Days, un’occasione di confronto aperto che ha definito il percorso che accompagnerà tutto il prossimo anno sino all’inizio di Expo Milano 2015
La Mayday di quest’anno non si è conclusa il 1 Maggio. Nei tre giorni seguenti si sono svolti i No Expo Days, occasione di confronto aperto, approfondimenti e definizione di un percorso che accompagnerà tutto il prossimo anno sino all’inizio di Expo Milano 2015.
Numerosi sono stati i temi trattati, dalla riforma del mercato del lavoro, alle politiche di speculazione metropolitana al diritto alla città, dalla sovranità alimentare alla sperimentazione di pratiche di autonomia finanziaria e autoproduzione sociale, dai liberi saperi a una Europa libera dai diktat finanziarie e della troika.
Si tratta di temi che sono fra loro tutti intrecciati da un filo rosso che il grande evento Expo intende istituzionalizzare in nome della devastazione del territorio e del saccheggio delle nostre vite.
Il workshop “Moneta del comune e autoproduzione culturale” ha discusso la possibilità di sperimentare forme monetarie alternative nell’ambito della autoproduzione culturale, a partire dal circuito dei teatri occupati.
In “A cosa serve il Jobs Act” si è cercato di svelare il legame tra Expo e le ultime riforme del mercato del lavoro: Dl Lavoro e piano “Garanzia giovani”. Expo è stato il pretesto per l’eccezione che diventa norma con il massimo sfruttamento di manodopera a costo bassissimo o nullo. Non è un caso che nella cooptazione dei 18mila volontari si individua la parte più debole di questa operazione e sulla quale è possibile imbastire forme di resistenza e sabotaggio.
Il ws su ‘Sovranità alimentare versus Grande distribuzione’ ha individuato la filiera produttore biologico (certificato e non) a sfruttamento zero dei braccianti – logistica autogestita in ambito metropolitano – distribuzione nel circuito Gas come progetto di alternativa economica e sociale, in grado anche di smascherare i falsi ‘prezzi etici’ delle Coop o il business per un cibo di qualità “di classe”, come Eataly, oggetto di un’azione diretta di demistificazionesabato 3 maggio. Su argomenti simili, ha riflettuto workshop “Semi di resistenza,”, che ha individuato nell’Expo 2015, dedicata a cibo e agricoltura, affare commerciale enorme, produttrice di profitti e di interessi. Non stupisce che oggi l’alimentazione sia ambito speculativo potente da sempre, ancora di più oggi nel cambiamento di rotta “green” del capitalismo. E non è un caso che in nome della sovranità alimentare ad Expo2015 sarà ospite un gigante degli OGM — Monsanto. Sotto lo stesso tetto Slow Food, Eataly, Coop corresponsabili e protagonisti del sistema Expo 2015 tanto quanto Monsanto, di quel che ha prodotto finora, di quel che produrrà.
Nel ws “Le università contro Expo” si è discusso di come opporsi allo sfruttamento del lavoro volontario dell@ student@ che spinge ed abitua i giovani alla logica ipercompetitiva e precarizzante del mercato attuale e ai privilegi che in occasione di Expo i privati ottengono da parte degli atenei (sponsorizzazioni gratuite, mercificazione del sapere).
Il ws “Uprising in Europe – a project for the younger Generations” si è discusso di Europa, concepita dalle istanze e dalle esigenze che arrivano dal basso, in antitesi all’attuale progetto neoliberista che per sostenersi si serve e alimenta disuguaglianze al servizio delle politiche d’austerity. Per questo è centrale la costruzione di un’opposizione e di una contrapposizione al convegno europeo sulla disoccupazione giovanile dell’11 Luglio a Torino.
Il tema del “Diritto alla città, trasformazioni urbane, grandi opere” ha attraversato numerosi ws: tale tema riguarda tre livelli fondamentali: la forma di governo del territorio; l’organizzazione collettiva dello sviluppo urbano; condizioni di lavoro e di vita non precarie, ma legate ad attività economiche di interesse comune, capaci di soddisfare i bisogni di prossimità. Temi che saranno al centro delle mobilitazioni da qui all’apertura di Expo.
L’ampia partecipazione a questi momenti di dibattito e approfondimento dimostra come tutti questi temi, pur differenti, sono invece tutte componenti di quel brand Expo2015 che si vuole imporre come modello di accumulazione e sfruttamento. Per questo è fondamentale decostruire il suo immaginario e con esso gli immaginari dei soggetti legati al grande evento.
Auspichiamo una riflessione grande, aperta, diffusa, continuativa su queste tematiche di libertà e di autodeterminazione; desideriamo si apra un dibattito che coinvolga il più alto numero possibile di soggetti. C’est ne qu’un debut!
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