“Dare voce a chi si vuole far tacere”
Entrando in Cascina Torchiera Senz’acqua ieri si avvertiva, fin dalle prime ore della serata, una bella atmosfera: gente di tutti i colori (letteralmente), un buffet multi etnico fatto in casa (dallo zighini’ eritreo all’hummus del medio oriente), la musica, coinvolgente, di un gruppo afro reggae vecchio stile, reggae poi, ed infine la potenza della musica balcanica.
Erano tutti presenti a supporto di Naga Har, uno dei progetti storici e più interessanti della solidarietà milanese, in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato: dal 2001 il progetto è nato dall’esperienza del Naga, associazione pilastro dell’assistenza sanitaria ai migranti, per dare supporto a rifugiati e vittime di tortura o di guerra.
E’ importante sapere infatti che le vittime di tortura o coloro che hanno vissuto e vivono lo status di rifugiato e richiedente asilo hanno esigenze diverse rispetto ai “classici” migranti: mentre il Naga, dunque, si continua ad occupare di sanità, prevenzione, accoglienza e tutela delle varie tipologie di migranti presenti sul nostro territorio, Naga Har, invece, adotta un approccio diverso, proprio per rispondere meglio ai bisogni riabilitativi di questa categoria di persone: assistenza psicologica, attività sociali, ricerca e supporto legale sono infatti le attività principali del centro.
I rifugiati sono persone che “per un fondato timore di persecuzione, per motivi di razza, religione, cittadinanza appartenenza ad un determinato gruppo sociale, od opinione politica si trovano fuori del paese in cui hanno la cittadinanza e non possono oppure, a causa di tale timore, non vogliono avvalersi della protezione di tale paese”. I richiedenti asilo sono invece persone che fanno richiesta per ottenere lo status di rifugiato e che devono sottostare a tutta una serie di pratiche. La maggioranza dei richiedenti asilo che richiedono assistenza al Naga-Har hanno subito torture (nel corso di conflitti, o dai governi dei propri paesi, per differenti motivi).
La procedura di richiesta di asilo è, come molte pratiche burocratiche in Italia (soprattutto legate all’immigrazione) estremamente complessa e lunga: per questo il supporto di persone che parlino bene italiano e che abbiano conoscenza aggiornata delle leggi e delle istituzioni è fondamentale, così come un percorso di rielaborazione del proprio vissuto, e la dotazione di strumenti e di “reti” sociali atte a favorire una ricostruzione della vita e della speranza di queste persone.
Da dove vengono i rifugiati, i richiedenti asilo (spesso vittime di tortura) che arrivano in Italia e in Europa? Le provenienze sono diverse: Afghanistan, Pakistan, ma anche Nigeria, Ghana, Eritrea e Somalia, Kurdistan, Iraq, e, tra poco, probabilmente anche Siria.
Le situazioni sono molto variegate, le “prove” dimostrabili del vissuto di queste persone non è sempre facile, e, soprattutto, i loro bisogni sono importanti ed urgenti perché possano costruirsi una vita e avviare processi di convivenza ed integrazione nel paese in cui sono emigrati.
Si calcola che in Italia siano finora 34.000 le procedure di richieste asilo avviate, e che, in media, 3 su 4 vengano rifiutate.
Il lavoro del Naga Har è dunque fondamentale per garantire a persone dal vissuto drammatico il diritto ad una vita migliore, all’integrazione, all’assistenza sanitaria e psicologica, e, più semplicemente, ad una vita normale.
Per approfondire:
http://www.naga.it/index.php/centro-har.html
http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/283/19.htm
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