Expo 2015: cronaca di una farsa

In seguito alla confusione avvenuta in Comune di Milano in seguito alla rinuncia di Pisapia al ruolo di commissario straodrinario di Expo 2015, e in seguito alle tante voci che si sono susseguite su questo ed altri aspetti di questo “mega evento” che la nostra città si sta già preparando ad ospitare,abbiamo intervistato un memebro del comitato No Expo.

 

1. Ci descrivi brevemente chi siete e cosa fate, cosa state facendo e quali sono i vostri obiettivi?

Il Comitato NoExpo è una rete di soggetti metropolitani, nata nel 2007 per contrastare la candidatura di Milano a Expo 2015 e che prosegue l’opera di contrasto convinti che Expo non sia un’opportunità ma solo un alibi per una grande ristrutturazione territoriale della metro-regione Milano, pagata con soldi pubblici e beni comuni sacrificati. In questi anno abbiamo cercato di creare consapevolezza di questo nella popolazione con materiali di approfondimento critico, iniziative, il climate camp, nel tentativo di suscitare mobilitazione. Con l’avvicinarsi dell’evento e l’apertura dei cantieri, stiamo indirizzando gli sforzi sulla Campagna per l’uscita da Expo (http://www.facebook.com/1Speso99RisparmiatoFermiamoExpo2015#), ma restiamo convinti che solo la lotta dei territori interessati potrà evitare l’inutile consumo di suolo e il debito pubblico che Expo andrà ad alimentare.

 

2. A che punto sono i lavori e le procedure per l’Expo? Qual è la situazione? Quali sono le maggiori criticità? Quanto verrà speso per l’Expo e da dove vengono questi fondi?

Sono in corso i lavori preparatori per adeguare l’area al futuro cantiere, ma su questi primi appalti (vinti al ribasso da Cmc, quella del TAV in Val Susa, della base Dal Molin)già ci sono indagini per sospetta turbativa d’asta e per sospetti legati al movimento terra; ricordiamoci inoltre che l’area è in parte da bonificare e su questo non si hanno più notizie. Complessivamente a oggi Expo resta ancora poco più che delle ruspe e dei camion qua e là sul milione di mq del sito espositivo (ricordiamo comprato dalla società a capitale pubblico Arexpo da Fiera e Cabassi, con Fiera che resta socia al 27% di Arexpo, costo dell’operazione circa 200 milioni di euro, oggi a debito con le banche). Il grosso dei soldi, 1,2 miliardi per realizzare il sito e infrastrutturarlo più altri 800/1000 milioni circa per gestirlo (e che secondo loro dovrebbero essere ripagati da sponsor e biglietti) sono ancora tutti da spendere e da trovare. Al di là delle promesse questi soldi sono virtuali e individuati solo dalla legge 133 e successivi decreti (si proprio la legge dei tagli a scuola, università, cultura, ricerca e che ha finanziato anche i circa 11 miliardi per le infrastrutture lombarde legate a Expo, su tutte TEM, Brebemi e Pedemontana). Tutti soldi pubblici, tolti ad altri impieghi ben più utili alla collettività a favore dei profitti di Fiera, Banche, Cooperative di costruzione e immobiliaristi.

 

3. C’è stato un cambio di gestione con il cambio di giunta comunale? E’ cambiato qualche cosa? Cosa?

Sinceramente poco, praticamente nulla sul piano sostanziale. L’Accordo di Programma sulle aree è lo stesso della giunta Moratti e ci regala un dopo-Expo a pesante impatto speculativo; il progetto di città non c’è e cerca in Expo l’unico orizzonte cui riferirsi, ma è un immaginario già fallito altrove i grandi eventi sono stati usati con questa veste salvifica salvo poi lasciare debiti e macerie, ed è un immaginario privo di senso, Nutrire il Mond-Energia per la vita, in una metropoli e in una regione che quotidianamente consuma suolo agricolo, devasta parchi e aree non antropizzate, saccheggia e inquina beni comuni; un immaginario che Boeri cerca di rigenerare e che la crisi e Formigoni ogni giorno smontano sempre più. Soprattutto non è cambiata la convinzione di ritenere Expo un’opportunità, salvo non dire, e sono cinque anni che lo chiediamo senza risposta, quale sia l’opportunità, per chi e soprattutto cosa ci guadagnano i milanesi.

4. Puoi spiegarci come mai Pisapia si è appellato ad un intervento del Governo dimettendosi da Expo? Come mai?

Crediamo che questo balletto nasconda solo la difficoltà di far quadrare i conti e la consapevolezza che con Expo il sogno del vento che cambiava Milano rischia di svanire tra debiti, tagli, vendite e privatizzazioni da un lato e dalla voracità del blocco di potere legato al cemento, alla logistica e alle grandi infrastrutture, ben presente anche nella sua maggioranza e tra i suoi sponsor (Bassetti su tutti) e che, sull’altra sponda ma decisiva per le sorti di Expo, Formigoni incarna da 20 anni in Lombardia. La stessa richiesta di più poteri e deroghe al Patto di Stabilità conferma quanto sopra: poteri straordinari fa a pugni con democrazia e trasparenza; derogare al Patto di Stabilità per Expo e al contempo imporre sacrifici, tributi e privatizzazioni ai milanesi per fare cassa sarebbe una scelta sciagurata difficilmente giustificabile ai cittadini. Ma il rischio Expo flop incombe e quindi Pisapia le sta provando tutte per non affondare con la nave e non dover ammettere che rinunciare a Expo sarebbe la soluzione migliore.

 

5. Secondo voi sarebbe meglio annullare questo tipo di manifestazioni o realizzarle in modo diverso? Come?

Crediamo non ci siano alternative reali ai meccanismi che i grandi eventi come Expo muovono dentro le logiche neoliberiste dominanti. Del resto Expo è uno degli ultimi figli del Novecento sopravvissuti agli sconquassi dell’ultimo trentennio, ha solo mutato veste da Fiera del progresso tecnologico a nobilitatore di immaginari “green” e post-industriali, che ovunque, salvo Shanghai 2010 ma lì è un discorso radicalmente diverso, è sempre fallito, come evidenziamo anche nel dossier “Exit Expo 2015”, recentemente pubblicato da noi e dal laboratorio OffTopic (per il download http://www.noexpo.it/article.php3?id_article=219 ). Expo è questo: consumo di suolo, grandi infrastrutture ad alto impatto ambientale, economico e sociale, denaro pubblico che arricchisce pochi privati, lasciti pessimi e debiti alle città che l’hanno ospitato. Nell’epoca del web n.0, della multimedialità, ma perché mai un contadino messicano o indonesiano dovrebbe venire a Rho-Pero per imparare a coltivare meglio mais o riso? Cosa abbiamo da insegnare dopo secoli di saccheggio di terre e risorse primarie ai Sud del Mondo?

No, Expo non è riformabile , solo irricevibile! Usciamone ora prima che sia tardi.

 

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