[Contributi sulla Grecia vol.2 ] Dobbiamo intrometterci! (uno sguardo dalla Germania)

bandiere_ue_germania_grecia_phixr_thumb400x275Dobbiamo intrometterci!

Sarebbe stato molto più facile scrivere uno commento prima delle elezione in Grecia che esprimersi ora dopo i risultati. Provo comunque a sistemare qualche pensiero.

Per prima cosa inizio parlando di Syriza in generale e poi valutando i risultati delle elezioni e i nuovi fatti.

La mia posizione prima delle elezioni era un sentimento misto di speranza che qualcosa di nuovo si mettesse in moto temperato dal voler restare con i piedi per tetta tenendo conto dei fatti razionali e delle esperienze fatte con governi di sinistra che, di solito, si sono dimostrati ben poco rivoluzionari.

Prendiamo l’esempio milanese: dopo anni di governo di destra a Milano la candidatura di Pisapia sembrava aprire nuove possibilità di azione anche per i movimenti. Mi ricordo ancora bene l’atmosfera a Milano dopo le elezioni. Le piazze e le strade piene di persone e la gente che girava per la città in bici. Si sentiva una Primavera con un certo spirito nuovo e una grande voglia di cambiare le cose. Cambiare la città. Dopo anni di governo Pisapia i risultati sono disincantato e disillusione.
Guardiamo solo la questione della casa oppure il numero più alto di sgomberi sotto la giunta Pisapia rispetto a quelle che l’hanno preceduta e capiamo ancora una volta che un governo di sinistra non porta di per sé nessun progresso emancipatorio (non continuo parlando di EXPO…).

Devo però dire e questo è molto importante, che dopo sette anni di crisi abbiamo visto e abbiamo fatto pure parte di una crescita delle lotte: scioperi generali (non in Germania anche perché gli scioperi politici sono, per il diritto costituzionale tedesco vietati), lotte contro grandi progetti edilizi o contro le grandi opere come il NoTav o a Chalkidiki in Grecia contro le miniere d’oro, lotte magari più moderate contro la privatizzazione dell’acqua, le lotte per la casa e il ‘Right to the city’, lotte femministe contro l’attacco reazionario al corpo sopratutto delle donne o persone che si riconoscono come donne, lesbiche o trans e per il diritto del aborto.
Questa crescita però non ha provocato uno conflitto capace di incidere veramente nel tessuto istituzionale dell’Unione Europea. Per questo credo che serva un processo anticapitalista fuori dai parlamenti, nelle piazze e nelle strade ed una prospettiva che insegua una grande rottura a livello istituzionale. Sia i movimenti extraparlamentari che i partiti di sinistra non riusciranno a provocare una vera rottura con il sistema capitalista da soli.

Quindi un governo Syriza e probabilmente anche un governo Podemos in Spagna apre uno nuovo orizzonte per interrompere le politiche di Austerity e della Troika che uccidono il sociale.

Da un punto di vista tedesco e con l’esperienza triste di qui dove non riusciamo a bloccare nessuna decisione politica a causa della “debolezza” del movimento credo che il livello istituzionale dell’Unione Europea debba anche essere riconosciuto come uno spazio in cui lottare.
Ovviamente non saremo noi, non dobbiamo essere noi come extraparlamentari a lottare nei partiti o nel parlamento.
Però se esistesse una vera relazione sincera, con una fiducia reciproca e con un misto tra autonomia e riconoscimento tra movimenti e questi nuovi partiti di sinistra si potrebbero inventare nuove strategie di lotta per lottare insieme su diversi livelli, in diversi luoghi e sopratutto con diversi mezzi.

E’ vero che gli esperimenti del relazionarsi in un modo diverso per pensare un’altra società non vengono certo fatti da un partito o nelle istituzioni, ma nei luoghi della vita quotidiana.
Le esperienze, le politiche e le pratiche dei movimenti extraparlamentari saranno fondamentali per un avvenire che veda una socializzazione che si basi sui bisogni della gente e sulla solidarietà.

Syriza è sicuramente un progetto di un partito di nuovo tipo. Partiti di sinistra e movimenti stanno cercando di imparare delle esperienze del passato come ad esempio quella italiana di Rifondazione Comunista. Cioè cercando di imparare anche dagli errori che sono stati fatti.

Provare a collocare le relazioni tra partito e movimenti in un nuovo ordinamento è una sfida e anche un dovere guardando la crisi globale, i sistemi politici e le condizioni sociali.

Vediamo in tanti paesi europei grandi cambiamenti provocati dalle politiche di crisi. In Grecia troviamo una forte separazione tra un movimento che si dichiara di sinistra e i movimenti che si chiamano antiautoritari o anarchici. Questa divisione non è cambiata molto negli ultimi anni.

Come sapevamo già la socialdemocrazia non segue più l’idea fondante delle origini e cioè la solidarietà e l’essere portavoce di sfruttati, operai, lavoratori, ma ha scelto di dedicarsi alla cosiddetta ‘economia sociale di mercato’ – un concetto già di per sé molto contraddittorio.
Così anche i grande sogni del PASOK, il partito socialdemocratico che sperava che l’integrazione europea portasse progresso e benessere sono crollati.

Il vecchia partito comunista KKE invece è un gruppo di persone estremamente dogmatiche e ortodosse che sembrano rimaste al secolo passato. Sopratutto non dimentichiamo la violenza dei bastoni del KKE in piazza Syntagma nel 2011 sulla nostra pelle e contro i movimenti antiautoritari.
Quindi secondo me questo partito non può essere in nessun modo un partner per lottare contro la crisi.

Syriza riempie quindi un buco nell’orizzonte parlamentare. La fondazione di questo nuovo progetto si era segnalato per un processo diverso rispetto ad altri partiti di sinistra: l’unione di diversi frazioni e un progetto che cercava di coinvolgere l’autorganizzazione dal basso. Ma non in modo da prendere o sfruttare il movimento strumentalizzandone forza, creatività e idee ma cambiando anche i modi di fare politica della stessa struttura. Riconoscendo le nuove pratiche di orizzontalità che si stavano sperimentando da quando le occupazioni delle piazze e #Occupy avevano aperto un nuovo ciclo di lotte sociali.

Quindi Syriza non offre solo un ruolo tattico ai movimenti di base, ma i comitati di autorganizzazione dal basso sono pilastro della loro politica.

Quello che la crisi ha messo in evidenza è che se un partito di sinistra vuole essere realmente nuovo deve mettere in discussione l’idea della delega. Cioè una democrazia vera, una democrazia diretta o radicale funziona solo fuori delle logiche capitaliste. La rete ‘Solidarty4All’ (personalmente anche collegato con Syriza nel tentativo di connettere le diverse iniziative di base) aveva senso ma il loro processo era anche pieno di contraddizioni. Quindi ci sono ancora tante iniziative di organizzazione dal basso che non fanno parte perché rimangono critiche con il passo di un governo di sinistra.

Uno partito di sinistra è logicamente limitato di per sé. Un partito di sinistra che poi non vuole prendere ‘solo’ un ruolo di opposizione ma vuole pure governare come Syriza o anche l’esempio spagnolo di Podemos deve per forza confrontarsi con il fatto che un partito parlamentare fa sempre parte di un apparato di potere. Questo fatto incide molto sui modi di fare politica.

Secondo me sarebbe stato utile riflettere di più su questo fatto – e non solo da parte dei movimenti che con ragione e esperienza sono critici con i partiti che si chiamano di sinistra.

Sarebbe servita anche una riflessione o uno discorso pubblico su questo da parte dei partiti di sinistra in Europa. Ed un ragionamento se sia possibile organizzare relazioni tra il livello istituzionale e movimenti extraparlamentari in un modo realmente nuovo. E sarebbe servito anche un confronto tra questi partiti di sinistra sulle pratiche politiche.
Come confrontarsi con i rapporti d’autorità nelle istituzioni? Fino a che punto un partito come Syriza può cambiare o interrompere i cicli o le scadenze quotidiane nel business del governare per esempio con mezzi di rotazioni dei delegati? Oppure come prendere decisioni con una partecipazione di voci anche esterne al parlamento?

In Germania in tutta la stampa si parla adesso di una coalizione sinistra-destra. Di sicuro tutt’altro di una ‘bella coalizione’. Ma siccome i sogni collegati ad un governo sinistra sono comunque limitati e pensando agli incontri che Syriza faceva con gli altri partiti già dall’Estate scorsa (anche con ANEL) mi stupisce l’agitazione di questi giorni.

Era chiaro che Syriza avrebbe fatto dal primo giorno dei compromessi. Le decisioni sui ministeri e le prime azioni di governo in questi giorni sono invece uno specchio di quello che Syriza vuole rappresentare e quello che Syriza può essere. Da martedì sappiamo per esempio che il ministero per l’immigrazione sarà appannaggio della compagna Tassia Christodoulopoulou della rete Dixtio.

Poi anche gli annunci pubblici delle prime riforme non sembrano particolarmente di destra e sono una forte resistenza contro i doveri imposti dalla Troika: per tutti i bambini dei migranti sarà garantita una cittadinanza, la privatizzazione del porto Pireo ad Atene e del fornitore elettrico DEH sono stati bloccati (e erano misure dovute alla Troika), annullati tutti i licenziamenti dal servizio pubblico degli insegnati e delle donne delle pulizie. La rete statale di televisione di ERT sarà riaperta. La polizia verrà disarmata per le manifestazioni ed allo stadio. Il salario minimo verrà rialzato da 400€ a 751€. Le prigioni di terzo grado verranno abrogate. Restaurate le tredicesime. Inoltre il Ministero della Salute dovrà impegnarsi, come prima cosa, a reintrodurre la tutela sanitaria per tutti.

Per concludere credo che si dovranno valutare i prossimi passi di Syriza rendendoci conto delle condizioni sociali nella Greccia. Ora tanti sono scioccati dalla notizia della coalizione con ANEL. Però è stato anche un nostro errore e direi un errore in generale di non aver riflettuto abbastanza su come Syriza si sarebbe confrontata con l’obbligo di fare compromessi.

In Germania esisteva una certa mobilitazione ed aspettativa verso la data delle elezioni senza però rendersi conto e discutere dei problemi e dei conflitti che sarebbero esplosi.

Siccome le elezione greche e il progetto di Syriza sono una delle tante espressione di conflitto nella tempesta europea credo che sia utile di sentirsi coinvolti come militanti in questo processo.

I prossimi giorni e mesi saranno decisivi. Quanti ministeri per esempio saranno delegati alle donne? Che significano hanno i risultati del partito fascista Alba Dorata? E come sarà il contatto con ciò che si muove fuori dal parlamento e fuori dalla Grecia? Come attivare o rafforzare i diversi legami dei movimenti europei nei diversi campi e con diversi mezzi per sottolineare una possibile rottura nel livello istituzionale in Europa?

Dal punto di vista tedesco ovviamente invitiamo e aspettiamo anche come sarà il coinvolgimento della Grecia su #M18 e l’apertura della nuova BCE a Francoforte.

Per misurare Syriza dal punto di vista extraparlamentare credo che servono riflessioni e decisioni collettive su come posizionarsi in queste grandi questioni.

I movimenti devono coinvolgersi prendendo parola su questo tema. E i movimenti devono anche rivendicare, criticare e spingere il progetto di Syriza.

Quindi Syriza si valuta dalla consequenzialità delle sue azione e partendo dalla molteplicità delle diverse lotte europee e transnazionali.

In un certo senso se Syriza dovesse fallire ne saremmo tutti coinvolti.

Gli ultimi anni nel Sud dell’Europa sono stati molto duri e non sono certo arrivati tempi migliori. Siamo ancora in una crisi profonda e ci ritroviamo davanti a un punto storico…e alla fine siamo anche noi che facciamo la storia.

Per approfondire:

Uno commento collettivo dal coordinamento Internventionistische Linke “Nessuna sottomission. Una risposta a Parigi si trova ad Atene” (prima delle elezioni) tradotto in italiano da GlobalProject:
http://www.globalproject.info/it/in_movimento/nessuna-sottomissione-una-risposta-a-parigi-si-trova-ad-atene/18598

Una riflessione dalla rete Dixtio pubblicato da atenecalling.org:
http://atenecalling.org/for-a-left-government-of-the-left/

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