Ci mancava il Daspo per i manifestanti ovvero l’incontinenza repressiva del Governo Meloni

Sorprende la capacità di questo governo di “ sfornare”, in materia di sicurezza, provvedimenti di dubbia costituzionalità e demagogici.
Sono provvedimenti quasi sempre inapplicati (chi ricorda il decreto rave per esempio?) che hanno lo scopo principale di accontentare il loro elettorato o comunque qualche categoria professionale, nel caso di specie i sindacati delle Forze dell’Ordine.

Nello specifico la proposta del Daspo per i manifestanti è palesemente incostituzionale e il parallelismo con il cosiddetto daspo urbano è sbagliato.
Vi è un diritto di potere manifestare e i divieti sono normati, di solito in casi eccezionali, per gravi motivi di ordine pubblico.
Impedire a una persona di manifestare perché magari ha subito una denuncia è provvedimento che appartiene senza alcun dubbio alla categoria dei “liberticidi”.

Quanto alla proposta di mandare in manifestazione il pubblico ministero di turno, oltre che essere inutile (cosa farebbe non si comprende visto che la gestione dell’ordine pubblico non gli compete?) sarebbe anche un clamoroso autogol, perché trasformerebbe il magistrato in testimone, impedendogli di coordinare le indagini e di andare in udienza.

Altrettanto stravagante è invece ipotizzare che si possa stabilire, a prescindere, una distanza fra manifestanti e Forze dell’Ordine, che se violata integrerebbe un reato.
Cosa dovrebbe succedere? Che si scende in piazza con il metro per misurare o ancora meglio si copierebbe ila lunghezza di un eventuale calcio e si segnerebbe per terra una specie di confine non valicabile?

Occorre ovviamente preoccuparsi di queste derive e anche da cittadini di come si legiferi con un pressappochismo preoccupante.

Mirko Mazzali

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