In 10mila per Coltano e San Rossore: «Basta armi, basta basi militari»

È lunghissimo il corteo che percorre le strade bianche del parco, attraversando campi ben coltivati. Un corteo che, partendo dalla piazza di Coltano, fa tappa davanti alla Villa Medicea, alle Stalle del Buontalenti, alla Stazione Marconi, alla vecchia scuola Diaz, e agli altri immobili lasciati dalle istituzioni in stato di colpevole semiabbandono all’interno di San Rossore. Quelli del Movimento No Base sono felici, di fronte alle migliaia di persone arrivate dalla Toscana e anche dal resto della penisola per dire «no» alla megabase militare che il Ministero della Difesa vorrebbe realizzare all’interno dell’area protetta. «No alle armi, né a Coltano né altrove», scandiscono i circa 10mila manifestanti, accompagnati dal rombo dei trattori messi a disposizione dai tanti agricoltori della fascia coltivabile del parco, che rischiano di perdere la gestione di terreni demaniali strappati all’incuria e resi produttivi.

Quella che era iniziata come una questione ambientale, testimoniata dai giovanissimi e colorati spezzoni di Fridays For Future ed Extinction Rebellion, è diventata strada facendo molto di più. In ballo c’è il futuro «strategico» di Pisa, che complice l’aeroporto è già un hub logistico – utilizzato anche nel conflitto bellico in Ucraina – da dove arrivano e partono armamenti gestiti dai tanti insediamenti militari presenti nel comprensorio pisano-livornese, Camp Darby in testa. «Il parco è di fatto circondato da strutture militari – tira le somme il consigliere comunale pisano Francesco ‘Ciccio’ Auletta – e poi c’è Camp Darby che è dentro il perimetro dell’area protetta. Nel 2017 abbiamo denunciato e ci siamo opposti, purtroppo senza successo, alla costruzione di una linea ferroviaria dentro il parco per trasportare velocemente gli armamenti all’aeroporto. Questa volta però non ci riusciranno, si è sviluppata una opposizione popolare molto forte in città, e tutto il borgo di Coltano è con noi».

A confermare la parole di Auletta, eletto dalla lista di cittadinanza «Una città in comune» e da Rifondazione Comunista, ecco Gabriella, presidente del Comitato in difesa di Coltano: «Qualcosa forse abbiamo già ottenuto, la grande colata di cemento prevista su 73 ettari del parco è forse scongiurata. Ma gli immobili storici di Coltano restano, con il nuovo Dpcm del governo, sempre nelle mire dei militari, con lo ‘spezzatino’ che vogliono farci digerire. I nostri monumenti hanno sfidato re e governi, non accetteremo di vederli trasformati in uffici militari e in case per i carabinieri». Come ai tempi del «trainstopping» del 2003 contro lo spostamento di armamenti verso la guerra in Iraq, a sfilare ci sono mille realtà: dai comitati per la salvaguardia delle Apuane al movimento NoTav arrivato da Torino, dagli Archivi della Resistenza del territorio apuano alla Rete italiana pace e disarmo, dal sindacalismo di base a Nonunadimeno, dall’Arci a Unponteper e agli operai ex Gkn: «Molti di voi ci hanno aiutato nella nostra lotta – ricordano quelli del Collettivo di Fabbrica – noi non lo dimentichiamo e ricambiamo la solidarietà. Basta armi, basta basi militari».

«Non avevamo mai visto così tanta gente qui a Coltano – dice Sergio, cittadino della frazione e agricoltore – qui è tutto abbandonato eppure è tutto pubblico. Sono immobili che dovrebbero essere ristrutturati per il loro valore storico, invece si pensa di spendere 190 milioni per trasformarli in strutture militari. Non ci stiamo». Intanto da un palco improvvisato prende la parola Francuccio Gesualdi, anima del Centro nuovo modello di sviluppo: «Dopo due anni di pandemia è una gran cosa ritrovarsi insieme così in tanti, per ribadire il nostro ‘no’ alle spese militari e alla guerra. Già spendiamo ogni anno 25 miliardi per gli armamenti, e ora ci dicono che dovremo arrivare a 38, per fare un favore alla Nato e all’industria bellica. Non ci stiamo. E se ci dicono che le guerre sono inevitabili, noi rispondiamo che invece si possono sempre evitare, se c’è la volontà di farlo».

La sinistra alternativa e le forze ambientaliste hanno risposto in forze all’appello del Movimento No Base. Così alla fine il Comitato per la difesa di Coltano ringrazia «le svariate migliaia di persone e tutte le associazioni, politiche, sindacali, sociali e ambientali che hanno dato vita ad una manifestazione straordinaria, ribadendo un fermissimo ‘no’ all’utilizzo a fini militari di qualunque area di Coltano e dei suoi edifici storici, e una netta opposizione al consumo del suolo».

di Nilo Di Modica

da il Manifesto del 3 giugno 2022

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