Mobilitiamoci subito contro il decreto dell’esclusione sociale – da Meltingpot.org
Si è svolta l’Assemblea convocata in seguito alla efficace manifestazione di Ventimiglia del 14 luglio. Hanno partecipato – tra gli altri – compagne/i appartenenti a Nudm Genova e Milano, movimenti romani per il diritto all’abitare, MiM, NAGA, Bergamo, Alessandria, Genova, Imperia, Padova, Venezia, Treviso, Trento, Marche, Roma, Napoli ed hanno partecipato progetti come Welcome to Europe, Melting Pot, Arte Migrante, Carovane Migranti ed altre reti/associazioni. Un importante contributo è giunto via skype dalla Tunisia grazie ad un compagno che ha spiegato il caso del fermo e della liberazione dei pescatori di Zarzis. L’esigenza di dare continuità al percorso ed al metodo che hanno portato 7000 persone in piena estate ai confini di Italia, distante da qualunque posto di partenza, è cresciuta durante l’estate assistendo alle prime decisioni della nuova compagine di governo: il precipitare della situazione nazionale ed internazionale con la guerra alle ONG, il blocco della nave Diciotti e la chiusura dei porti, l’intensificarsi delle aggressioni a migranti ed antirazziste/i, la ricerca di alleanze con ultranazionalisti come Orban ed il blocco di Visegrad hanno rimarcato la necessità di organizzare una risposta univoca e potente.
Riteniamo la sfida vinta a Ventimiglia come esemplare di una analisi, un metodo di costruzione e di organizzazione che ha saputo coniugare i contenuti più radicali con la larghezza della partecipazione: come a Macerata ed a Catania la piazza ha vissuto grazie ad un’eccedenza rispetto alle reti organizzate che da lungo tempo non si manifestava. La discussione in assemblea è stata lunga ed approfondita, evidenziando la ricchezza di analisi rispetto ai punti specifici dei diritti dei migranti, delle pratiche di riappropriazione e delle problematiche legate al diritto all’abitare, nonché rispetto ai provvedimenti che il governo Conte-Salvini-Di Maio sta attuando con grande velocità: dal DDL Pillon al Decreto Salvini che diventerà norma nel giro di pochissimi giorni, alle circolari ministeriali che hanno dato il via a una ridda di sgomberi di occupazioni abitative.
La consapevolezza di aver a che fare con un attacco ideologico, materiale e generalizzato, operato a tutto tondo contro le libertà e l’autodeterminazione degli individui ha determinato la necessità di approfondire ed allargare i temi, la visione e la partecipazione alla discussione, in modo da poter intrecciare altri percorsi già attivi nei territori ed a livello nazionale. Centrale nell’analisi è stato il dispositivo del confine, sia esso materiale o immateriale: l’Europa si riempie di muri, il Mediterraneo di morti, le città si costellano di zone proibite attraverso gli sgomberi ed il DASPO urbano, i nuovi CPR torneranno a rinchiudere innocenti così come accade nei lager libici; nel giro di pochi anni centinaia di migliaia di persone che oggi sono sotto protezione umanitaria scompariranno dal punto di vista formale, spogliati di ogni diritto e tutela.
Nel corso della discussione è stata ribadita la piena continuità dell’operato dell’attuale governo con le politiche già messe in campo dal ministro Minniti e dal precedente governo targato PD, ed è stata evidenziata la necessità di una opposizione serrata alla visione reazionaria e patriarcale rappresentata dalla proposta di legge del Sen. Pillon. Tutti gli interventi hanno criticato fortemente la proposta di “reddito di cittadinanza”, riconoscendo come già la proposta iniziale fosse priva di ogni contenuto emancipatorio e la modifica che limita la misura ai soli “cittadini italiani” lo trasformi in un dispositivo di confinamento duplice, che condanna alla povertà i “non italiani”, né provvede agli “autoctoni” i mezzi materiali per il sostentamento. Il claim del reddito accomuna numerose lotte e può dare forza alle rivendicazioni se agito nella stagione di scrittura della legge di bilancio.
I confini dunque si danno lungo le linee del genere, del colore e del reddito, e funzionano perché incutono paura. Lo scopo delle forze che compongono l’attuale compagine governativa (senza differenze tra gialli e verdi) è di intimorire e gettare nella solitudine le categorie più vulnerabili, attaccando le reti sociali e le azioni di mutualismo, in primis le occupazioni abitative, smantellando anche dal punto di vista formale ogni tutela definita dal Diritto, comprimendo le libertà individuali. Per rompere questo dispositivo di governo occorre un respiro ampio, maggioritario e radicale, affiancato a una comunicazione accessibile e allo stesso tempo sia comune sia peculiare dei territori.
Occorre rendere visibili i volti e le pratiche di chi non vuole accettare il paradigma sociale e normativo che si sta delineando, riprendere parola con franchezza e determinazione attraverso una narrazione radicalmente altra, frutto dell’intersezione dei molti percorsi di lotta e di elaborazione che caratterizzano ogni territorio, per travalicare i perimetri di ciascuno e confluire in un grande momento plurale: una piazza nazionale, a Roma, collocata nella finestra temporale in cui confluiranno la conversione in legge del decreto Salvini, l’avvio del dibattito sulla finanziaria e la discussione sul DDL Pillon, per una presa di parola comune contro le politiche di esclusione sociale, di discriminazione, di espropriazione dei diritti fondamentali, di marginalizzazione e di criminalizzazione delle pratiche di opposizione sociale.
Centrale sarà coordinare le diverse campagne territoriali e rafforzarle vicendevolmente. Supportare i vari percorsi partecipando alle mobilitazioni che via via nasceranno e avere la capacità di scendere in piazza coordinate/i sia nei tempi che nei contenuti che nelle forme.
L’Assemblea a conclusione della discussione ha ritenuto di proporre il 10 novembre come data possibile per organizzare una manifestazione nazionale, capace di riprendere lo spirito delle piazze di Macerata, Ventimiglia, Catania e di rilanciarlo in uno spazio che in cui possano confluire ed assumere la forza di un discorso comune le molteplici iniziative che già attraversano i territori e la voce di tante e tanti che sentono il bisogno ed il desiderio di reagire. Nel corso dell’assemblea è emerso che per il 10 novembre sono già in cantiere alcune proposte di mobilitazione a Roma, una a dimensionamento cittadino contro l’esclusione sociale, l’altra di respiro nazionale contro il DDL Pillon: per questo con la nostra proposta chiediamo di capire insieme se i diversi percorsi in discussione possono intersecarsi e convergere reciprocamente sul terreno comune della mobilitazione.
Il luogo è da definire, quindi sottolineiamo la necessità di proposta di un posto neutro e accessibile.
Auspichiamo che questa proposta aperta sia raccolta da tante e tanti così da rendere l’assemblea del 14/10 davvero capace di assumere e diffondere una chiamata trasversale in modo che il percorso che si darà riveli nuovamente quell’eccedenza rispetto alle reti organizzate che da lungo tempo non si manifesta. Sebbene l’assemblea sia stata molto ricca sentiamo l’esigenza di diffondere ancor di più il dibattito attorno alla prossima data e coinvolgere nel percorso quante più realtà e soggetti singoli sia possibile: intravediamo questa come la via per ampliare e concretizzare le proposte che già ci sono e quelle che si potranno aggiungere.
Invitiamo tutte e tutti ad una discussione che coinvolga i territori, dove la predisposizione al confronto sano e intelligente si accorpato a franchezza, chiarezza e condivisione creando un metodo comune, in modo che si possa costruire un percorso ampio, trasversale ed allo stesso tempo radicale.
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