«No all’estradizione per devastazione e saccheggio». Vecchi resta in Francia

La Francia non riconosce il reato di devastazione e saccheggio e rifiuta l’estradizione in Italia di Vincenzo Vecchi, ultimo manifestante condannato per i fatti del G8 di Genova ancora ricercato dai tribunali di Roma. La nuova vittoria di Vecchi è arrivata nel primo pomeriggio di ieri con la decisione della Corte d’Appello di Angers.

L’uomo era stato condannato a 12 anni e 6 mesi in Cassazione il 13 luglio 2012 ma si era reso irreperibile. Sette anni dopo, il 10 agosto 2019, è stato arrestato a Rochefort en Terre, nella regione francese della Bretagna, dove viveva facendo l’imbianchino. L’operazione è stata condotta dalla Polizia francese su richiesta di quella italiana, in seguito a una lunga indagine del Servizio per il contrasto dell’estremismo e del terrorismo interno e della Digos di Milano.

L’estradizione era stata scongiurata una prima volta già due settimane dopo l’ingresso in carcere «grazie alla mobilitazione popolare e al lavoro della difesa», secondo le dichiarazioni dell’avvocato della difesa Maxime Tessier. Il 23 agosto il Tribunale di Rennes aveva chiesto «un’integrazione di informazioni» di un mandato d’arresto europeo ritenuto lacunoso in più parti. Due mesi e mezzo dopo, il 15 novembre, lo stesso organo ha annullato il mandato d’arresto per questioni procedurali relative alla «violazione dei diritti della difesa». Contestualmente ha disposto la rimessa in libertà di Vecchi. La decisione, però, è stata annullata il 18 dicembre dalla Corte di Cassazione francese portando al nuovo pronunciamento.

La sentenza di oggi stabilisce che Vecchi non potrà essere estradato per il reato di devastazione e saccheggio, che non ha un corrispettivo nell’ordinamento francese. La Corte d’Angers ha invece riconosciuto altre due condanne, per l’aggressione a un fotografo e il possesso di una molotov, in base alle quali l’uomo dovrà scontare un avanzo di pena di 1 anno e 3 mesi, in Francia o in Italia (se questa dovesse accettare la decisione d’oltralpe sul reato più pesante).

«Siamo soddisfatti per la decisione della Corte di Appello. Ci sembra equilibrata e motivata. Prende in considerazione gli argomenti della difesa e respinge l’80% del contenuto del mandato di arresto europeo», ha dichiarato l’avvocato Tessier. «È una vittoria enorme perché il tribunale non riconosce la legittimità del reato di devastazione e saccheggio», ha affermato Ganbattista Ferraglio, membro del comitato «Soutien Vincenzo» che per 16 mesi si è battuto contro l’estrazione.

Devastazione e saccheggio è un reato introdotto nell’ordinamento italiano durante il fascismo, con il codice di procedura penale voluto dall’allora Ministro della Giustizia Alfredo Rocco. Non è mai stato cancellato e a partire da Genova è utilizzato sempre più spesso per punire duramente persone che prendono parte a manifestazioni politiche in cui si verificano incidenti. La sua particolarità è che può essere applicato anche nei casi in cui il soggetto non è coinvolto direttamente negli scontri. Per esempio sulla base della cosiddetta «compartecipazione psichica» agli eventi.

Lo stesso Vecchi è stato condannato per la vicinanza ai luoghi in cui venivano prese d’assalto una banca e poi una macchina. Per il tribunale francese questa concezione della «complicità» risulta «troppo fluida».

Lo scrittore e cineasta francese Eric Vuillard, membro del comitato di sostegno a Vecchi, ha invitato la giustizia italiana a essere magnanima e chiudere una volta per tutte la vicenda.

di Giansandro Merli

da il Manifesto del 5 novembre 2020

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