Il primo maggio non si lavora: sigillati gli ingressi di Amazon, Manpower e Randstad

Non per tutti il primo maggio è un giorno di festa, non per tutti il primo maggio non si lavora. Specie per chi, con un contratto precario, non potrà permettersi neanche oggi un pò di riposo. Nell’era del capitalismo digitale non c’è più domenica, non ci sono festività, non c’è giorno e non c’è notte. Il tempo di vita viene dopo al fatturato della propria azienda. All’anno 10 dall’inizio della grande recessione un secolo di lotte per i diritti dei lavoratori sono solo un lontano ricordo, un anacronismo per nostalgici del secolo scorso. Peccato che a dire tutto ciò non sia mai chi è costretto a ritmi lavorativi disumani, per impieghi ben lontani dallo sviluppo del proprio potenziale umano. Ciò che è certo è che nell’ultima decade questa crisi l’ha pagata chi già stava in difficoltà, che la forbice della diseguaglianze è nettamente aumentata, che i ricchi sono sempre più ricchi mentre i poveri sono sempre più poveri. Le politiche di austerity hanno spazzato via quelle poche sicurezze che ci rimanevano relegandoci a un futuro dominato dall’incertezza. Con questi presupposti studenti e lavoratori precari di Milano questa notte hanno sigillato con catene e acciaio fuso l’ingresso di tre luoghi simbolo della precarizzazione delle nostre vite, tre dei tanti luoghi in cui i precari saranno costretti a lavorare anche il primo maggio. Bloccati quindi gli ingressi delle agenzie  interinali Manpower e Randstad e bloccato il centro logistico di Amazon Italia a Milano. Azione di lancio del corteo cittadino che partirà da piazza duca d’Aosta alle ore 14.30 reclamando a gran voce un reddito di base che possa finalmente rompere le catene del lavoro precario.

(Alcune foto dell’azione notturna)

 

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