Sciopero alla Città del Libro di Stradella, quando cooperativa vuol dire sfruttamento

Nuovo sciopero dopo quello gigantesco del marzo 2019.

Non c’è tregua per il mondo dei libri.

Negli stessi giorni in cui è stata approvata la discussa Legge sulla Lettura che riduce la scontistica applicabile ai libri venduti soddisfacendo i piccoli librai e scontentando le grandi librerie di catena in un periodo dove il ridimensionamento dell’App18 e lo strapotere di Amazon rischiano di togliere comunque ulteriore ossigeno al mercato del libro, alla Città del Libro di Stradella, il più grande hub logistico dell’editoria d’Italia è partito un nuovo grande sciopero dopo quello dell’anno scorso.

Abbiamo già parlato di Stradella e delle vicende giudiziarie legate a Ceva Logistics, gigante svizzero della distribuzione e della movimentazione merce. Un’azienda colpita da un’inchiesta giudiziaria su caporalato e sfruttamento del lavoro il cui ramo italiano, Ceva Logistics Italia srl, nel maggio 2019 è stato commissariato su decisione del Tribunale di Milano.

Nella giornata del 5 febbraio è iniziato uno sciopero indetto da Si.Cobas che si è poi esteso nella giornata di ieri col blocco dei cancelli e del transito degli automezzi.

La richiesta è fondamentalmente una e molto semplice: viene richiesta l’assunzione diretta da parte di Ceva o di una società a responsabilità limitata creata ad hoc per questa esigenza. I lavoratori e le lavoratrici non vogliono più lavorare per delle cooperative che garantiscono livelli di tutela e di diritti più bassi rispetto al dovuto.

Qui si apre il gigantesco bubbone (mai affrontato dalla politica) delle cooperative che nate con uno scopo nobile si sono spesso e volentieri trasformate in un coacervo di illegalità e sfruttamento selvaggio.

Per il 10 febbraio è previsto un incontro in Prefettura per tentare di sbloccare la situazione.

Continueremo a seguire la vicenda.

 

 

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