[DallaRete] A proposito di spazi, occupazioni e Comune di Milano
E così ci siamo, pare si inizi a parlare pubblicamente di spazi sociali a Milano.
E’ stato convocato per domani 3 Luglio il gruppo di lavoro voluto dal Comune per discutere dei futuri spazi milanesi con chi oggi gestisce o autogestisce spazi in città. Chi si siederà attorno a quel tavolo lo vedremo domani sera alla Fabbrica del Vapore. Quello che dovrebbe aprirsi è uno spazio di confronto pubblico sul tema e, per chi vorrà, anche l’inizio di una battaglia politica pubblica.
Al gruppo hanno già aderito Arci, Camera del Lavoro, la Comunità Nuova di don Gino Rigoldi, la Comunità di Sant’Egidio. Tutte realtà presenti anche al primo incontro convocato privatamente dall’amministrazione martedì 17 Giugno e reso pubblico dallo stesso Comune una settimana dopo, il 24 Giugno, con un comunicato. A quel tavolo c’erano anche esponenti di alcuni spazi occupati milanesi, che con toni e sfumature diverse hanno più o meno detto tre cose: se dialogo sarà, dovrà essere completamente pubblico, aperto a tutte le realtà occupate e autogestite, che metta in moto da subito una moratoria sugli sgomberi senza ricatti o baratti su regole e nuove occupazioni.
In quel comunicato del 24 Giugno il Comune scrive che durante il funzionamento del tavolo “le parti eviteranno situazioni che potrebbero danneggiare la buona riuscita del percorso”. Frase sibillina letta dagli spazi occupati come un riferimento alle loro situazioni e un primo ricatto: “da oggi niente nuove occupazioni in città”. Pazzi quelli della giunta se hanno pensato davvero una cosa simile. In quel comunicato comunque gli spazi occupati non vengono neanche nominati esplicitamente. E’ il sindaco Pisapia a citarli alcuni giorni dopo in una intervista televisiva: “i centri sociali sono una realtà importante, di aggregazione di giovani, di cultura alternativa, di rapporti con la cittadinanza, sono una risorsa per la città, ma hanno anche una volontà di piena autonomia. Il Comune non decide gli sgomberi: c’è un tavolo e il Comune fa le sue osservazioni, ma poi non è compito del Comune”. Il gruppo di lavoro, dice ancora il sindaco, servirà “a dare alternative nel rispetto delle regole”.
Nella convocazione ufficiale del tavolo del 3 Luglio spariscono nuovamente i riferimenti ai “centri sociali” e la chiamata diventa “sull’assegnazione e rivitalizzazione degli spazi sfitti ancora presenti in città”. Un tavolo per trovare il modo di assegnare spazi sfitti in modo più facile, condiviso e meno oneroso rispetto ai bandi proposti sino ad ora? Se così fosse ben venga per le tante realtà associative della città: di facilitare accesso e gestione degli spazi c’è enorme bisogno. Ma cosa c’entra con gli spazi occupati e autogestiti? Li si vorrebbe equiparare a cose diverse da loro?
Gli spazi occupati si fondano sul ribaltamento delle regole e sul non rispetto di quelle esistenti. E’ un loro aspetto costituente. E poi occupano, mica si fanno assegnare il posto. Di sicuro i fasti dei ’90s sono alle spalle, la sperimentazione intellettuale e politica sonnecchia, ma ci pare irrinunciabile l’esperienza del fare, disfare e sbagliare in proprio, fuori dalle regole e dalla gabbia legalità/illegalità.
Questa amministrazione ha già proposto una esperienza fallimentare come quella di Oca (a proposito, che fine ha fatto?): calata dall’alto, onerosa, ingabbiata da bandi costruiti male e incapaci di adattarsi a una gestione partecipata e dal basso di quegli spazi. E quindi tutti ora sanno quale è la strada da non seguire.
Ben venga inventarne un altra, se partecipata, non convenzionale, con le idee al centro, con chi ci sta, che allarghi le possibilità. Ma che le allarghi davvero.
Per continuare a dire da domani: “benvenuta!” a ogni nuova occupazione in città.
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