[DallaRete] Caso Ferrulli, la polizia può menare un uomo a terra

 

NEWS_194845Testimonianza choc al processo per l’omicidio Ferrulli: sarebbero cambiate le regole sulle manovre di ammanettamento. Manconi: «Dove sta scritto?» 

Si può percuotere una persona durante la manovra di ammanettamento a terra? Dopo l’ultima udienza del processo Ferrulli, è stata presentata un’interrogazione al Guardasigilli da Luigi Manconi, del Pd, per chiedere se corrispondono al vero le dichiarazioni di uno dei testi. Dopo l’omicidio Aldrovandi, le scuole di polizia insegnerebbero proprio questo, ossia come intervenire con un maggiore impatto fisico sulla persona del fermato, ed un uso della forza superiore rispetto alle direttive riconosciute come vigenti all’epoca della morte di Federico Aldrovandi e recepite dalla sentenza di primo grado, oggi passata in giudicato. Su quelle carte si legge che «la persona deve essere immobilizzata ma non deve essere colpita od offesa, tanto meno devono essere prodotte lesioni strumentali all’immobilizzazione. L’idea di ferire, colpire, ledere come passaggio necessario all’immobilizzazione è non solo rifiutata nei protocolli operativi imposti agli operatori di polizia ma non è neppure necessaria o inevitabile neppure in situazioni eccezionali».

Il primo Aprile s’è presentato al tribunale di Milano l’assistente capo Vittorio Sola, istruttore presso la scuola per Controllo del Territorio Polgai di Pescara, a testimoniare in merito alle tecniche insegnate nei corsi di formazione per la Polizia di Stato, con specifico riferimento alla fase dell’ammanettamento con ventre a terra e alle modalità concrete di esecuzione di tale manovra, anche su soggetto eventualmente resistente. In Corte d’Assise, infatti, si sta celebrando il processo per l’omicidio preterintenzionale di Michele Ferrulli (e falso in atto pubblico per le mistificazioni della relazione di servizio) in cui sono imputati quattro appartenenti alla Polizia di Stato, Questura di Milano, che la sera del 30 Giugno 2011 intervennero per arrestare l’uomo, 51 anni, che stava ascoltando musica in strada con alcuni amici. Ferrulli morì implorando aiuto proprio durante una manovra violentissima da parte dei quattro agenti come risulta da un video girato con un telefonino da una testimone di etnia rom ora a disposizione della Procura.

Sollecitato dai legali della famiglia Ferrulli, se fossero previste delle “percussioni” (questo è il termine tecnico) sul soggetto nell’esecuzione della manovra di ammanettamento a terra, il teste Sola «rispondeva che esse sono attualmente previste e insegnate nell’ambito delle attività di addestramento della Polizia al fine di indurre il soggetto ad eseguire il movimento auspicato per l’ammanettamento, e che si tratta di una prassi introdotta nella formazione nazionale della Polizia e recepita nei corsi di aggiornamento», si legge nell’interrogazione. Una “prassi” per la quale devono intendersi superate le disposizioni di cui al Psd, Police Self Defence, da egli riconosciuto come strumento didattico nella formazione nazionale della polizia per quanto riguarda i metodi di difesa e bloccaggio: il Psd – come riportato nello stesso documento – consiste in un “Metodo basato sulla difesa studiato esclusivamente per la Polizia di Stato”. Il superamento di tale riferimento normativo nazionale sarebbe dovuto alla circostanza che, rispetto a qualche anno fa, gli agenti di Polizia devono fronteggiare persone fisicamente più grandi e impegnative da bloccare, come alcuni stranieri o ex militari. Di qui la “normalità” delle operazioni quantomeno rudi che si vedono nel filmato e che avrebbero ucciso Ferrulli. Ma il Psd, che consiste in un video elaborato dal Viminale, secondo lo stesso assistente capo Sola non è stato ad oggi né sostituito né ufficialmente aggiornato.

Di qui le domande di Manconi al ministro della Giustizia sull’ufficialità dell’adozione della nuova “prassi” di percussione nel corso delle manovre di ammanettamento con ventre a terra, se sia specificamente prevista per la formazione nazionale e venga insegnata nei corsi e, in tal caso, in quale documento essa sia stata recepita e ufficializzata.

Nella scorsa udienza è emerso che Ferrulli chiedeva aiuto mentre gli agenti lo stavano ammanettando e uno di loro lo «percuoteva ripetutamente sulla spalla-scapola destra», secondo un documento del perito Fabio Carlo Marangoni che ha lavorato sulle «riprese audio-video», sincronizzando tutto il materiale (quattro filmati) e trascrivendo le conversazioni. Dalla voce di Ferrulli si percepisce «un principio di lieve affanno». Il perito, circa tre minuti dopo la richiesta di aiuto, indica anche un’altra frase «sposta ‘sto braccio! Basta!», una espressione «gridata – scrive il perito d’ufficio – che non si riesce ad attribuire in modo diretto a uno dei presenti». Secondo il professore Gian Piero Benedetti, consulente di parte civile nominato dall’avvocato Fabio Anselmo, che rappresenta la figlia Domenica Ferrulli e gli altri familiari, quella frase che si sente nelle registrazioni, invece, potrebbe essere: «Basta la testa, basta!».

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