[DallaRete] Dicevano di Zam 4.0 (piccola rassegna stampa)

227434_10152346484531837_8726813169427469086_n“L’occupazione è un ballo di gala” – (da www.fanpage.it)

A Milano, gli attivisti del collettivo Zam occupano lo stabile che prima ospitava la Fondazione Forma per la fotografia. E lo fanno in lustrini, tacco 12 e papillon.

Lustrini, tacco dodici e papillon. “Perché l’occupazione è un ballo di gala”, recita lo spot del collettivo Zam. Look volutamente elegante per gli attivisti che oggi a Milano hanno occupato uno stabile di via Gentilino vuoto da mesi di proprietà di Atm. Sgomberato lo scorso luglio dalla scuola di via Santa Croce abbandonata da otto anni dal Comune, Zam ha un nuovo centro di aggregazione in cui, assicurano, si farà cultura. A dare supporto al collettivo i cugini del Lambretta e Rete Studenti, oltre che altri centri autogestiti milanesi, di Bologna, Roma e Napoli.

Il nuovo spazio occupato in via Gentilino è la sede di Forma – Fondazione per la Fotografia di proprietà di Atm, l’Azienda Trasporti Milanese, di cui il gruppo bancario BNL è main partner. Si affaccia su piazza Tito Lucrezio Caro, comodamente raggiungibile coi mezzi pubblici, e per otto anni è stata sede prestigiosa di mostre fotografiche di grandi reporter e artisti internazionali. Ad ottobre 2013 Forma chiude le serrande e per quasi un anno lo stabile rimane vuoto: lontani i tempi delle personali di artisti del calibro di Roberto Almagno, Laura Barbarini o Ohad Matalon di Tel Aviv, lo spazio espositivo spegne le luci e va a sommarsi agli altri edifici sfitti della città, di proprietà privata o del Comune. Vuoto per mesi, in una Milano in cui il mercato immobiliare è fermo e la difficoltà per i giovani di trovare luoghi a prezzi accessibili in cui realizzare attività culturali o lavorative è quotidiana, da oggi sabato 27 settembre l’edificio a più piani di via Gentilino potrebbe riottenere la funzione sociale per cui è nato.

“È da almeno sei mesi che pensavamo a questo spazio, lo stavamo monitorando come del resto teniamo sott’occhio molti dei tantissimi spazi di Milano vuoti e abbandonati, spazi che potrebbero invece benissimo essere luoghi di cultura”, dichiara Francesco. Classe ’92 e sguardo pulito, è uno dei più grandi del giovanissimo collettivo Zam. Gli attivisti hanno le idee chiare su cosa sarà del nuovo spazio: “Manterremo le nostre specificità, ed esattamente come nei locali da cui siamo stati sgomberati a luglio anche qui organizzeremo eventi culturali, mostre, corsi di hip hop, laboratori per i ragazzi, palestra popolare, zona arrampicata, oltre che naturalmente sale studio. Vorremmo diventare un punto di riferimento per il quartiere, contribuire a una rinascita di quest’area della città. Coinvolgeremo da subito le scuole superiori Feltrinelli e Agnese che si trovano qui a due passi – continua Francesco – speriamo di rimanere qui il più a lungo possibile, realisticamente sappiamo che è difficile ma noi ci tentiamo”. Dal momento dell’occupazione di questa sera scatta infatti per gli attivisti Zam il contaminuti: come di norma, entro le 48 ore il nuovo centro sociale potrebbe essere sgombrato dalla Questura per questione di ordine pubblico. Passate quelle il “problema occupazione abusiva”, considerato tale dall’Amministrazione Comunale, diventa totalmente politico: da lunedì infatti l’esistenza del nuovo Zam dipenderà dal volere del sindaco Giuliano Pisapia e della sua Giunta di centro sinistra. Lo stesso lunedì 29 in cui gli attivisti e la Rete Studenti Milano hanno fissato la prima assemblea per discutere di Expo e della riforma Renzi-Gelmini in previsione del corteo studentesco del 18 ottobre.

Prima dell’occupazione dello stabile i ragazzi dello Zam hanno organizzato un momento ironico in piazza Sant’Eustorgio, esattamente dove si trovava l’ex scuola occupata, in fondo a via Torino oltre le Colonne di San Lorenzo e poche decide di metri dai Navigli. “C’è un evento di moda? Li vedo coi dreads, i vestiti lunghi eleganti e le borsette di perle, sono confuso”, commenta ai giornalisti un passante. Sono le quattro del pomeriggio e in un primo momento i turisti e residenti del quartiere, non capiscono cosa sta accadendo. Un paio di centinaia di giovani vestiti eleganti sfilano lungo il rullo di moquette rossa distesa a terra, tacchi alti e poscette per le donne, abito scuro con cravatta per gli uomini. Mentre camminano sul tappeto rosso i loro coetanei scattano fotografie come fossero veri vip e gli altri ragazzi, disposti a cerchio lungo tutta la piazza, applaudono sorridenti. In mezzo a loro anche un giovane vestito come un perfetto show man: si chiama Tommaso, ha poco più di vent’anni e con in mano un microfono chiama sulla passerella a uno a uno le presunte celebrità. Tommaso però non è un presentatore di una sfilata di moda ma uno dei responsabili del collettivo Zam; e  i presenti in abiti da gala non sono modelli ma gli attivisti del medesimo centro sociale, sgomberati lo scorso luglio dalla scuola occupata un anno e mezzo prima che si trova in quella stessa piazza. Abito scuro anche per Tommaso, cravatta e cintura abbinate, scarpa laccata: “Vorremmo invitare anche gli uomini della Digos ma non ci aspettiamo atti di diligenza. Del resto oggi l’avevamo detto: la giacca era d’ordinanza, potremmo anche fare uno strappo e permettergli di sfilare lungo il nostro tappeto rosso ma ci dispiace: anche potendo, non rientrano proprio nei canoni odierni. L’avevamo detto che il vestito elegante era d’obbligo!”. Durante il corteo suona lo slogan degli occupanti: “Chiediamo spazi, ci danno polizia, è questa la giunta Pisapia”. Svoltato l’angolo di via Calatafini, via Sambuco, poi su per via Giovenale ed infine destinazione: lo stabile Forma abbandonato di via Gentilino. “Eleganti e militanti è un po’ il nostro motto del giorno. Mi viene da pensare che alle istituzioni basti una gonna di raso e una cravatta scura per non sentirsi minacciati. Infatti oggi in giro, rispetto tutte le altre volte, di camionette della polizia non se ne vedono. E quindi forse il nostro esperimento è proprio riuscito. Peccato che, sia che infossiamo un tubino nero o una felpa e gli anfibi, noi siamo solo e sempre un gruppo di giovani che cercano di cambiare la città puntando l’attenzione sui reali problemi di Milano: che non siamo noi e non sono i centri sociali, ma la mancanza di centri di aggregazione giovanile e di alloggi per le persone meno abbienti”, afferma Giulia, attivista del Lambretta, centro sociale fratello di Zam, che dopo l’ennesimo sgombero dallo scorso 19 settembre ha una nuova sede in via Cornalia 6, in zona Isola.

“Lo sappiamo anche noi che occupare è illegale, ma se non ci vengono date alternative questa è l’unica strada. Vogliamo costruire un sistema diverso che vada incontro alle esigenze dei giovani più sensibili alle problematiche del territorio. Certo è che finché gli sgomberi di luoghi di cultura e aggregazione come questi sono rappresentati dal comune di Milano è impossibile creare un tavolo di confronto con il Comune”, afferma Camilla, referente stampa di Zam. Poco prima dell’ultimo sgombero dalla scuola di via Santa Croce, Zam era  infatti stato fra i pochi centri sociali milanesi ad aver aderito al tavolo di confronto promosso da Palazzo Marino assieme ad Arci e la Camera del Lavoro. L’intento iniziale era quello di discutere tutti assieme su quale nuova vita dare ai numerosi spazi sfitti presenti in città. Ma l’iniziativa si è dimostrata un bluff, tant’è che l’ex spazio del collettivo, la scuola di via Santa Croce di proprietà del Comune abbandonata al degrado da otto anni, è stata sgomberata a luglio: Zam l’aveva occupata nella primavera precedente e nell’anno e mezzo di attività era diventata un punto di riferimento non solo per giovani e studenti, ma anche per le famiglie con bambini del centralissimo quartiere di Milano, a pochi passi dal Duomo, che nel pomeriggio o all’ora di pranzo passeggiavano nel cortile della scuola restituito alla città. Ora, da come reagirà Palazzo Marino alla notizia della nuova occupazione, si potrà stabilire il livello di crisi fra l’amministrazione arancione e gli spazi sociali autogestiti.

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Zam Occupa lo Spazio Forma (che il Comune aveva lasciato chiudere) – (da MilanoX)

A due mesi dallo sgombero di Via Santa Croce, dopo una TAZ in via Olgiati e una biciclettata tra gli spazi sgomberati da questa giunta, a poco più di una settimana dalla nuova occupazione dei fratelli e dellesorelle del Lambretta, Zam riprende finalmente casa, nello Spazio Forma in piazza Tito Lucrezio Caro (zona Tabacchi-Ticinese). Esatto proprio nell’unica galleria d’arte fotografica a Milano che il Comune aveva lasciato colpevolmente chiudere, quando l’ATM aveva reclamato i locali (per lasciarli vuoti, ovviamente).

L’occupazione è stata preceduta da una raffinata campagna di comunicazione intitola SPAZI, che ritraeva diverse attiviste e attivisti in pose riot & fashion su false copertine di fashion magazines, facendo il verso alla settimana della moda che ogni sei mesi torna a fracassarci le scatole a Milano. La campagna di subvertising è culminata in un tappeto rosso srotolato in piazza Sant’Eustorgio (prospiciente la vecchia ubicazione di Zam), che è stato calcato dalle attivisti e gli attivisti antifashionisti, prima di muovere tutti in corteo verso piazza Tito Caro (fra via Col di Lana e via Tabacchi) – dove il più importante centro sociale di Milano ha ritrovato casa, reclamando uno spazio strappato alla classe precaria e creativa dall’ignavia e dall’idea conservatrice di cultura che regnano a Palazzo Marino.

Lunga vita a Zam nella nuova sede e in ogni altro spazio la sua eresia urbana deciderà di materializzarsi. Un buon giorno per gli spazi sociali, sempre più lontani dalla giunta Pisapia che ha ormai abbandonato la gioventù di sinistra che l’aveva votata.

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