[DallaRete] Oltre Charlie, c’è una Francia disintegrata

France4Pre­messa: mi hanno segna­lato que­sto arti­colo, apparso come com­mento su un sito web fran­cese. Mi scuso se la tra­du­zione può essere ine­satta in alcuni punti o se pre­senta dei refusi. Vor­rei ini­ziare da qui, da que­sto post che a me ha fatto riflet­tere, un ragio­na­mento che vada oltre il Char­lie Hebdo, che come mi diceva una com­pa­gna fran­cese che vive in Ita­lia “siete con­vinti che fosse come Cuore”, per ragio­nare attra­verso le parole di chi si vive la Fran­cia, Parigi e le ban­lieue. Il testo ori­gi­nale lo tro­vate qui.

Buona let­tura, ne vale la pena.

 

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“Je ne suis pas Char­lie. Et croyez-moi, je suis aussi tri­ste que vous.”

Grosso disa­gio. Non sono sceso in piazza. Non sono Char­lie. E cre­de­temi, sono tri­ste quanto voi.
Ma que­sta una­ni­mità emo­tiva, quasi isti­tu­zio­nale per quelli che ascol­tano le radio di ser­vi­zio pub­blico e leg­gono i grandi media, mi pare di averla già vista, almeno un paio di altre volte. La società fran­cese è com­ple­ta­mente ano­mica, ma con­ti­nuiamo a rac­con­tarci balle.

Prima vicenda: vit­to­ria dei Bleus nel 1998. Una­ni­mità: Thu­ram Pre­si­dent, tri­co­lore Black Blanc Beur, etc. Allora ero in piazza.
Qual­che anno dopo: Kny­snam, Fin­kel­kraut e il suo Black Black Black, esplo­sione d’odio con­tro que­ste racaille milio­na­rie, disprezzo di classe siste­ma­tico con­tro que­sti spor­tivi anal­fa­beti usciti diret­ta­mente dal sot­to­pro­le­ta­riato post­co­lo­niale. Che bella l’unità nazionale.

Seconda vicenda: i giorni imme­dia­ta­mente pre­ce­denti al bal­lot­tag­gio delle pre­si­den­ziali del 2002. Una­ni­mità: Il Front Natio­nal non pas­serà, “sus­sulto repub­bli­cano”, folla “mul­tiet­nica”, ban­diere maroc­chine la sera del secondo turno davanti a Chi­rac, il “grande bugiardo” ma anche il “sal­va­tore” ino­pinato della Repub­blica, grande sol­lievo nazio­nale. Ero in piazza, nelle mani­fe­sta­zioni prima del ballottaggio.

Qual­che anno dopo, FN in grande forma, inven­zione del raz­zi­smo anti­bian­chi, crea­zione di una coa­li­zione Sinistra/Onfray/Charlie Hebdo lai­ci­sta (lai­carda) e di una destra forta/UMP/Cassoulet in piena crisi di iden­tità nazio­nale con­tro l’Islam radi­cale in Fran­cia, “racaille”, “kar­cher”, sin­drome da velo­fo­bia, pre­ghiere per strada, moschee, rivolte nelle ban­lieue, spari sui poli­ziotti, copri­fuoco, recu­pero della lai­cità da parte dell’estrema destra, Zem­mour, Dieu­donne, Soral.… Che bella l’Unità Nazionale.

Terza vicenda: sus­sulto nazio­nale dopo il mas­sa­cro inqua­li­fi­ca­bile a Char­lie, Gen­naio 2015. Una­ni­mità: lutto nazio­nale, “siamo tutti char­lie”, mobi­li­ta­zioni mas­sicce per la difesa della libertà d’espressione in tutto il paese. Intanto, Char­lie? Non lo leg­geva piu nes­suno. Per la gente di sini­stra che ragio­nava un po’, la deriva isla­mo­fo­bica celata dall’alibi della lai­cità e del “diritto a ridere di tutto” era troppo evi­dente. Per la gente di destra: odio per quella cul­tura post ses­san­tot­tina, ma è sem­pre diver­tente pren­dere per il culo quei medie­vali del Levante. Per l’estrema destra: non per­ve­nuto, mai letto, autori e dise­gna­tori odiati cul­tu­ral­mente e poli­ti­ca­mente, ma dise­gni uti­lis­simi da ripo­stare su ““Ripo­sta Laica” (sito isla­mo­fobo di estrema destra). Per molti musul­mani: uno schiaffo set­ti­ma­nale, ma meglio stare zitti, è la “cul­tura francese”.

Risul­tato: cen­ti­naia di migliaia di musul­mani costretti ad alli­nearsi, qual­che anno dopo appena la purga uffi­ciale sull’identità nazio­nale. Anni in cui il mes­sag­gio insi­stente è sem­pre lo stesso: ma cazzo, quand’è che vi inte­grate? E voi, voi musul­mani mode­rati, per­che non vi sen­tiamo? Da oggi, “o con noi o con­tro di noi”. Cabu non diceva una cosa diversa: “devono accet­tare le cari­ca­ture, è la cul­tura fran­cese que­sta”. Che bella l’Unità Nazionale.

Rea­zioni a caldo dei gio­vani di ban­lieue ascol­tate nei micro­foni: “è impos­si­bile, è una cosa troppo grossa, c’è qual­cosa die­tro”. Dieu­donné e Soral e i com­plot­ti­sti sono pas­sati di qui. Evi­den­te­menti molti non cre­dono al 7 Gen­naio piu di quanto cre­dano all’11 Set­tem­bre. La realtà è che li ave­vamo già persi da lon­tani, e non è con le veglie pub­bli­che con le can­dele in mano che li recu­pe­re­remo, né con gli inviti alla resistenza.

Ma resi­stenza a cosa? E come? Abbo­nan­dosi a Char­lie? E cosa cambierà?

La ras­si­cu­ra­zione col­let­tiva è una dina­mica sana e com­pren­si­bile di fronte ad un mas­sa­cro cosi trau­ma­tico, ma ha come altra fac­cia della meda­glia la rimo­zione col­let­tiva, e come risul­tato la nega­zione delle cause reali e pro­fonde dell’anomia. La mag­gio­ranza si sen­tirà meglio, starà meglio come lo è stata nel 98 e nel 2002, ed è pre­zioso. Ma la frat­tura è totale. E la con­fu­sione ideo­lo­gica al suo apice.

Nes­suno si chiede come siamo arri­vati a que­sto punto, come due gio­vani pari­gini sono arri­vati a mas­sa­crare gior­na­li­sti e arti­sti a colpo di mitra­glia­trice dopo un sog­giorno in Siria, senza avere idea della vita e delle idee delle per­sone che hanno ammaz­zato: erano solo sulla lista dei ber­sa­gli di Al Qaeda nella peni­sola ara­bica. Nes­suno vuole vedere che que­sta società fran­cese, die­tro l’unanimità di fac­ciata davanti all’orrore, è in realtà piu che mai ano­mica, e lan­cia dispe­ra­ta­mente i più sprov­ve­duti gli uni con­tro gli altri, e ha gene­rato in poco piu di un decen­nio i suoi pro­pri nemici interni.

Nes­suno vuole vedere che la piu grossa fab­brica di sol­dati isla­mici sul nostro ter­ri­to­rio, è il CARCERE. Nes­suno ha capito che la Fran­cia non è crol­lata nel 2015, ma dieci anni fa, durante le rivolte. Nes­suno vuole vedere che viviamo ancora le con­se­guenze lun­ghe dell’immensa umi­lia­zione colo­niale e post colo­niale, e che le vostre lezioni di “civi­liz­za­zione” e di “liberta d’espressione” sono di fatto inau­di­bili per quelli che l’hanno subita e la subi­scono ancora.

E noi con­ti­nuiamo a rac­con­tarci balle, dopo la fic­tion dei Blu del 98, dopo il mito del Fronte Repub­bli­cano del 2002, agi­tando que­sta volta il sona­glio della liberà d’espressione, ultimo riparto di una col­let­ti­vità che non è piu capace di darsi una ragione d’essere diversa dal pren­dere per il culo “gli altri”, come un deus ex machina capace di rico­struire mira­co­lo­sa­mente quell’unità nazio­nale ridotta a brandelli.

Non riu­sci­rete a rico­struire la “comu­nità nazio­nale” su que­sto prin­ci­pio sol­tanto, per quanto essen­ziale possa essere. Ve lo dico, non ci riu­sci­rete. Per­che non è QUESTO il nostro pro­blema. Il nostro pro­blema è fare in modo che non ci siano piu in Fran­cia per­sone che non hanno tal­mente più nulla da spe­rare e da aspet­tarsi dal loro paese natale, da essere ridotte ad avere come unica ragione di vita lo ster­mi­nio di massa di altre per­sone, a casa nostra o all’estero.

Visto che non pos­siamo nulla con­tro chi for­ni­sce loro la lista dei ber­sa­gli dopo averli con­di­zio­nati, dob­biamo met­tere in campo TUTTO per evi­tare che arri­vino a quel punto. Non è facile ma è la sola cosa che conta se non vogliamo sci­vo­lare pro­gres­si­va­mente nel bara­tro della guerra civile, che è la con­se­guenza ultima dell’anomia.

Dopo, sarà troppo tardi. Già adesso è tardi.

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