[DallaRete] Treviso – Ztl Wake Up! presenta: Caserma Piave Liberata
Siamo tornati e qui restiamo; a gennaio uscimmo dall’ex FILT perché dopo due anni di lotta si apriva una possibilità di risoluzione, perché grazie a dieci occupazioni, alle richieste universali che il collettivo in particolare portò sulla bocca di tutti si costituirono due bandi. Di fatto e questo è innegabile quei bandi uscirono perché vi fu una forte spinta dal basso, ma dopo pressioni, attese, promesse da parte dell’amministrazione ZTL si è ritrovata ancora fuori. E noi oggi qui restiamo. Chi sperava che la lotta di sgonfiasse si sbagliava di grosso, siamo tornati e non ce ne andiamo.
Per la dodicesima volta il collettivo apre le porte di un buco nero, per la dodicesima volta restituiamo un pezzo di città, rivendichiamo e pratichiamo il diritto ad essa perché da qui, dal nuovo spazio liberato vogliamo narrare e realizzare una realtà diversa. Rientriamo per la dodicesima volta perché siamo quelli che gli spazi di libertà li conquistano lottando, praticando sogni, sottraendo metri quadrati alla speculazione, alla cementificazione e alla rendita, al tossico che soffoca giovani, adulti, precari, migranti e per questo qui restiamo. Siamo quelli che 2 anni e mezzo fa, in mezzo al vuoto politico che c’era in città, hanno deciso di far suonare una sveglia, insieme a tanti e tante abbiamo dimostrato che un’alternativa esiste.
Un’alternativa che però oggi non può più essere proposta a spot e quindi noi qui restiamo. Un’alternativa, un cambiamento che ha bisogno di prospettiva per potersi concretizzare, per dare corpo ai progetti culturali, sociali, politici. Perché aula studio, palestra popolare, hacklab, corsi, incontri, dibattiti, lotte non possono essere se non hanno un luogo dove potersi dare. Siamo quelli che hanno deciso di tornare nella propria città nonostante il desiderio irrefrenabile di sfuggirne, quelli che vogliono costruire laboratori di reddito dal basso. Per questo qui restiamo invece di accettare passivamente lo stato di precarietà a cui le istituzioni cercano ostinatamente di condannarci. Siamo quelli che si svegliano alle sei di mattina per difendere il diritto all’abitare, bloccando insieme gli sfratti di chi, perché ha perso il lavoro, non è più in grado di far fronte alle spese. Siamo anche quelli che le case vuote, abbandonate le occuperanno perché quando l’istituzione non sa dare risposte è legittimo che dal basso si muovano le soluzioni. Oggi entriamo, per restare. Siamo quelli che di notte attacchinavano i manifesti di “Gentilini basta” perché non accettiamo più il razzismo, l’esclusione come retorica dominante. Siamo quelli che per aver aperto, pulito, riqualificato, costruito nuovi spazi di socialità hanno ricevuto 9 fogli di via(di cui 5 attivi), richieste di sorveglianza speciale, decine di denunce, una repressione che non ha eguali in altri territori. Quelli schedati per aver difeso l’inviolabile diritto di scelta di ogni donna sul proprio corpo . Per questo qui restiamo. Siamo quelli che dalla storia hanno imparato che le cose si conquistano lottando e che ogni giorno tentano di praticarlo.
E oggi noi restiamo.
Non siamo quelli che sperano che i diritti cadano dall’alto, non siamo mai stati quelli che vedevano nel cambio di Giunta una rivoluzione. Non siamo quelli che utilizzano strumentalmente le lotte degli altri per poi disconoscerle appena il vento cambia. Non siamo quelli che utilizzano la retorica securitaria per nascondere problematiche sociali, perché privi della volontà di costruire percorsi differenti. Non siamo quelli che stanno a guardare a capo chino come il cemento, le speculazioni mordono e distruggono la nostra terra. Non siamo quelli incapaci di prendere posizione.
Siamo giovani, adulti, precari, studenti, migranti, sfrattati, artisti, lavoratori, militanti. Siamo coloro che lottano per realizzare un sogno, perché questa è l’unica maniera che conosciamo per vincere e per vivere. Per questo oggi noi restiamo.
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