Dieci anni di Insurgencia, sentirli tutti e non sentirli affatto
Dieci anni di Insurgencia, sentirli tutti e non sentirli affatto:
Sentirli tutti perché abbiamo radici resistenti, radici combattive, che crescono, ma non si piantano, non sanno star ferme, sfondano l’asfalto, risalgono in superficie. Sui nodi di queste radici, sulle pieghe, sui tagli, c’è scritta una storia decennale: una storia che parla di disobbedienza al potere, una storia subalterna non perché sottomessa, ma perché vive e prolifera nell’alterità irriducibile del Sud, nella forza che cresce nelle periferie. Da quelle periferie veniamo noi, viene la nostra storia, dai margini abbiamo trovato lingue nuove, nuove comunità, nuovi fratelli e nuove sorelle, con loro cambiamo, invadiamo il centro per mandarlo in crisi.
Non sentirli affatto perché dieci anni non sono un momento di bilancio, ma un momento di rilancio! Non abbiamo eredità da lasciare, testamenti da onorare, ma ancora la freschezza e lo smalto che viene fuori dall’ambizione di attraversare ancora mille lotte, di incontrare ancora mille compagne e mille compagne, di crescere in modi imprevedibili, divergenti, senza affezionarci a nessuna identità, secondo le linee dei desideri collettivi, dentro quella macchina da guerra che si chiama moltitudine!
Dieci anni di Insurgencia sono dieci anni di antifascismo, di antiproibizionismo, sono dieci anni di lotte ambientali, da Acerra a Pianura a Chiaiano a Giugliano al #fiumeinpiena, sono dieci anni di occupazione, dieci anni di riscrittura del diritto alla città, diritto meticcio contro ogni asfissia della cittadinanza, e dunque dieci anni di antirazzismo, di mappe della libertà contro ogni zona rossa, dieci anni di anticapitalismo inteso come forma eretica di resistenza ad ogni sfruttamento – vita contro potere, riappropriazione di spazi e tempi d’autonomia contro l’eterodirezione dell’esistenza e dei sogni di tutti – dieci anni di zapatismo, cioè di pratica politica che s’inventa territori invece di subirli, ovunque come a casa, ovunque clandestini.
Dieci anni d’Insurgencia in cui augurarsene altri dieci, altri cento: dieci anni di una banda che non molla, di una comunità che resta e resiste, dieci anni dalla parte del torto, ma con la cocciutaggine di chi difende la propria ragione, irriducibile, non mediabile, dieci anni sempre dalla stessa parte eppure sempre in movimento, mai fermi: dieci anni che aqui estamos, ma solo e soltanto perché siamo anche ovunque, perché vogliamo tutto, perché saremo tutto!
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