1-O – Corrispondenze catalane
Dopo l’articolo di qualche giorno fa, un nuovo pezzo di Mao Sartori, un compagno che vive da 11 anni in Catalunya.
Nelle ultime 48 ore in Catalunya, eravamo oltre tre milioni di persone in piazza, davanti e dentro le scuole, i centri di salute, i comuni e tutti gli spazi adibiti a seggi elettorali. Famiglie, donne, uomini, bambini e anziani, catalani e stranieri, persone anche con idee e filosofie politiche divergenti se vogliamo osservare nel dettaglio, ma tutti con un obbiettivo comune, difendere la libertà che è stata minacciata nelle ultime settimane dal governo spagnolo. Difenderla con un voto, pacificamente!
Dall’altra parte migliaia e migliaia di persone vestite di nero, polizia nazionale spagnola e guardia civile, che fin dalle prime ore del mattino si sono mossi indisturbati per tutte le strade del paese, per farci del male, psicologicamente e fisicamente. Molte delle violenze che sono state denunciate, sono fuorilegge! Pallottole di gomma, un occhio perso, teste rotte, mani spezzate, aggressioni sessuali, spray urticanti, botte indiscriminate, davanti alle mani alzate di migliaia di persone. Diversi poliziotti dovrebbero vergognarsi, perché gli si è visti ridere mentre picchiavano e picchiavano. Negli occhi gli si poteva leggere un profondo odio fascista, prima che ti manganellassero. Un odio che si è visto in tutta Europa, in tutto il mondo. Basta leggere un qualsiasi giornale della stampa internazionale, tutti parlano della “vergogna spagnola”.
Mariano Rajoy, nella sua conferenza stampa in serata è stato incapace, come sempre, di assumersi le proprie irresponsabilità. La legge di fatto l’ha infranta lui e il suo governo, quando ieri non ha vegliato per l’incolumità e la convivenza pacifica del popolo, come richiedeva il tribunale di giustizia. Al contrario, utilizzando le sue forze di polizia, ha attuato in un modo miserabile, come nelle peggiori delle dittature che possiamo ricordiamo nella storia. La polizia catalana, invece, ha applicato alla lettera quelli che erano gli ordini del tribunale di giustizia, ed ha preservato l’incolumità delle persone, e si è trovata in molti casi nell’impossibilità di ritirare le urne, di fronte a delle mobilitazioni di questa portata.
Io dal sabato, stavo lavorando ad un festival musicale infantile a Sant Cugat, un comune vicino a Barcellona, indirizzato ad un pubblico familiare, dove era previsto che suonassero gruppi musicali molto conosciuti. Un festival che è stato sospeso per colpa delle situazioni estreme che si stava vivendo nel paese. A questo punto sono tornato velocemente verso casa, a Lleida, per appoggiare i miei amici e i miei cari che stavano difendendo diversi seggi elettorali.
Le sensazioni che ho provato sono difficili da descrivere, ma è una sensazione d’assedio, di vivere in uno stato d’occupazione, con dei “paramilitari” che scorrazzano liberamente per le strade. Sono situazione che non ti aspetti e che fino a che non ti ritrovi nel mezzo non te le puoi neanche immaginare. Per fortuna ci siamo fatti forza gli uni con gli altri. Anche i pompieri, i lavoratori e molte persone determinate sono scese in strada a difendersi da questa azione sproporzionata. Una azione codarda e inaccettabile che bisogna condannare su tutti i livelli.
Io personalmente faccio un appello anche al popolo italiano, al presidente del Repubblica italiana, al consolato, all’ambasciata tutte le istituzioni che dovrebbe preoccuparsi della mia incolumità come quella di tutti i miei connazionali che vivono in Catalunya. Incolumità che anche le Nazioni Unite, dovrebbero preservare e non solo consolare, per esempio, dopo un attentato. Mi chiedo se bisogna aspettare che ci siano morti e feriti gravi. Mi chiedo se nel 2017 bisogna aspettare che si arrestino capri espiatori, facendo detenuti politici, perché non si è capaci o non si vuole osservare a fondo la realtà. Mi chiedo se c’è bisogno di far caso a una vecchia costituzione scritta durante la transizione franchista, che prevedere la privazione della libertà di milioni di persone. Mi chiedo se bisogna aspettare che applichino l’articolo 155 della Costituzione spagnola. Mi chiedo se non è bastato vedere ciò che è accaduto ieri per capire che Mariano Rajoy è un codardo e un irresponsabile, che non è nemmeno capace di riconoscere la realtà. Come può un presidente di una democrazia, che si appella continuamente alla legalità, affermare che si è attuato in modo proporzionato ed esemplare!
Nonostante tutto, nonostante la paura e le botte prese (oltre 850 feriti, quattro ancora in ospedale), le persone sono rimaste dove volevano rimanere, a difendere il proprio diritto di voto e a vivere tutti insieme un momento storico. I risultati del referendum parlano chiaro, siamo arrivati alla fine del processo indipendentista. Siamo nel mezzo di una crisi politica, ma i catalani non vogliono tornare indietro, non lo faranno e credo che sia l’ora che le forze diplomatiche e politiche di tutta europa diano delle risposte. E’ arrivato il momento di darle.
Ieri sera, dopo aver chiuso tutti i seggi elettorali, il popolo ha vinto una battaglia! Una battaglia contro la paura e l’odio seminato dal governo spagnolo. Per fortuna le persone hanno avuto anche il tempo di sorridere, e abbracciarsi e di ripensare a ciò era successo! I catalani e tutte le persone che siamo scese in piazza a dargli supporto, ci siamo già presi con le nostre mani l’indipendenza, e nessuna legge può fermare gli ideali e i sentimenti che hanno mosso e muoveranno il paese. La dichiarazione d’indipendenza molto probabilmente si farà, anzi molti sanno che è già stata fatta. E se l’Europa e le Nazioni Unite non lo riconosceranno, sbaglieranno.
Oggi alle 12:00, nelle piazze davanti ai comuni e anche in strada davanti ai propri lunghi di lavoro, in tutto il paese ci sono state delle manifestazioni come risposta alle gravi violazioni dei diritti e della libertà. Tantissime persone hanno partecipato, e continueranno a farlo.
In centinaia e migliaia anche gli studenti. Ormai ogni giorno si vive un ambiente di mobilitazione generalizzata.
Domani invece è stato convocato uno sciopero generale dai tutti i sindacati catalani, CGT, CNT, IAC (USTEC.STEs i CATAC) i COS. Sarà una grande mobilitazione che bloccherà l’intero paese. Domani metro, fabbriche, uffici, mercati, lavori agricoli e supermercati si fermeranno.
Se la risposta del governo continuerà ad essere la cecità, il silenzio e l’indifferenza probabilmente lo sciopero generale si può estendere nei giorni successivi per la libertà e per l’indipendenza.
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