L’alternanza per noi – Considerazioni di un docente sulla manifestazione studentesca del 13 Ottobre

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Considerazioni di un docente sulla manifestazione studentesca del 13 Ottobre.

I numeri e le parole della manifestazione studentesca svoltasi ieri contengono un messaggio rivolto a molti.

Al Governo Gentiloni, che a due anni di applicazione della renziana Buona Scuola ha sotto gli occhi gli effetti di una legge pretenziosa approvata obtorto collo, frettolosamente e piena di falle: a questo governo o a quello che verrà gli studenti chiedono di mettervi riparo.

Ai genitori degli studenti, sopratutto quelli abbindolati dalla promozione dell’alternanza scuola-lavoro come opportunità per il presente e investimento per il futuro. A questi genitori gli studenti stanno dicendo che non c’è niente di formativo nell’andare a friggere le patatine da McDonald’s o scartabellare e riordinare archivi nelle biblioteche, e che anche se si è imparato a fare qualcosa di nuovo a gratis, non è per niente detto che poi te lo continuino a far fare in forma salariata.

A noi professori, che in questi due anni abbiamo visto sottrarci gli studenti dalle classi, ma non abbiamo fatto nulla se non provare a limitare i danni da dentro. A noi gli studenti stanno dicendo quello che ogni docente vorrebbe sentire : “vogliamo studiare”.

A noi docenti, che sulla maligna cultura della Buona Scuola ci siamo scannati: meglio valorizzare il merito o evitare discriminazioni e favoritismi? Inevitabile assumere creando i docenti di serie “a” e di serie “b”? Giusto immettere in ruolo costringendo a migrazioni forzate e spesso inutili perché create da un sistema? Ma sugli effetti nefasti dell’alternanza scuola-lavoro eravamo d’accordo. E in questi due anni ne abbiamo avuto conferma. Il nostro lavoro è stato disarticolato dalle assenze scaglionate di una o più settimane degli studenti. Il numero delle ore di studio e di lezione è diminuito. Abbiamo dovuto modificare e ridurre le programmazioni. Abbiamo trascorso i consigli di classe discutendo dei progetti sulla quale era possibile scaricare un po’ di ore di alternanza e delle attività culturali a cui di conseguenza bisognava rinunciare. Come referenti di classe dell’alternanza abbiamo riversato tempo ed energie preziose per tenere sotto controllo le attività svolte e per fra quadrare i conti delle ore di lavoro fatte o non fatte dagli studenti. Come referenti scolastici dell’alternanza scuola-lavoro ci siamo scapicollati per trovare attività lavorative sensate e gratificanti ma non sempre è stato possibile. In virtù di questo enorme lavoro , adesso che queste ore bisogna decidere come valutarle, ci siamo arrabbiati con i colleghi che ne vogliono ridurre al minimo gli effetti sulla carriera dello studente. Ci siamo divisi, pur avendo come obbiettivo comune i nostri studenti e il loro futuro.

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Ecco gli studenti ieri ce l’hanno detto da che parte dobbiamo stare.

E poi c’è una cosa, sacrosanta, che gli studenti stanno dicendo a tutti: GRATIS NON SI LAVORA!

Perché l’alternanza scuola-lavoro è questo: la legalizzazione del lavoro obbligatorio e gratuito, dicasi sfruttamento. E questa legittimazione aberrante , questo concetto mostruoso non può essere reso accettabile dalle poche esperienze positive che saltano fuori dal questo discutibile calderone: certo, qualche studente si sarà ritrovato a svolgere un’attività interessante perché aderente alle sue attitudini o al suo percorso di studi, grazie a un pizzico di fortuna o a una scuola più organizzata e con i ganci giusti. Ciò non toglie che la “Buona Scuola” toglie ore di educazione per educare al lavoro gratuito. Nell’era degli stage, tirocini, formazioni non retribuite, dove si fa di tutto per essere (forse) assunti, l’alternanza scuola-lavoro così concepita rappresenta lo scippo dell’ultimo brandello di dignità futura.

I giovani di ieri parlavano da adulti, mentre noi adulti siamo rimasti zitti e non siamo riusciti a metterci d’accordo; è un messaggio estremamente maturo quello lanciato dalle migliaia di studenti che sono scesi in piazza in tutta Italia, a cui tutti dobbiamo fare attenzione. In quanto eravamo distratti prima di ieri? In quanti abbiamo pensato alla solita manifestazione autunnale , prologo di qualche rituale e inutile occupazione invernale?

Il corteo di ieri non agitava richieste campate in aria o ideologiche, conteneva storie reali e da quelle emergevano richieste puntuali e sensate: non un generico “rovesciamo il governo, annulliamo la Buona Scuola”, ma l’individuazione di percorsi di alternanza realmente formativi per tutti, la retribuzione delle ore di lavoro, un codice di regolamentazione per le aziende e una carta dei diritti per lo studente. E le risposte vanno date subito, senza aspettare che dopo gli infortuni e le tragedie sfiorate, di alternanza-scuola lavoro anche si muoia.

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