Le vergogne dell’era Covid – Tamponi a pagamento e contratto della sanità privata bloccato

“Come premio me basterebbe essere assunto direttamente dall’ospedale che so’ 20 anni che sto ‘na cooperativa!”. Iniziamo quest’ennesimo articolo su quella che potrebbe essere definita “l’era Covid” con una citazione dall’episodio “Eroi” di “Rebibbia Quarantine” di Zerocalcare di fine maggio in cui un infermiere raccontava la sua esperienza durante l’emergenza e lo sfascio della sanità pubblica.

Mai come in questo estate 2020 caratterizzata dal rischio di seconda ondata di epidemia Covid  infatti l’antico detto cinese della luna e del dito pare azzeccato.

Mentre perdiamo tempo ad accalorarci e accapigliarci nelle polemichette agostane su migranti infetti, su vacanzieri scriteriati e su giovani discotecari untori, alcuni temi fondamentali che riguardano la salute pubblica in tempi di pandemia stanno passando totalmente e vergognosamente sotto silenzio. Anche da parte di chi dovrebbe avere uno sguardo critico e attento sull’intera questione.

Il primo è il proliferare dei tamponi privati a pagamento.

A quasi sei mesi dall’eplosione dell’emergenza, ancora oggi, almeno in Lombardia, non si è stati in grado (o non si è voluto) mettere in piedi un sistema di tracciamento di massa, pubblico e gratuito come successo in altri paesi che si sono dimostrati virtuosi.

Basta andare su Google e digitare le seguenti parole: “Tamponi Covid Lombardia” e sulla schermata appare una lista di strutture che offrono test a pagamento con prezzi tutt’altro che contenuti. Se invece si decide o si deve passare per le procedure canoniche i tempi d’attesa sono lunghissimi e ottenere un tampone continua a essere un miraggio.

Inutile, tra l’altro, prendersela per i privati che da bravi privati fanno il loro interesse e cercano di fare profitto offrendo un servizio del quale, come Adam Smith ci aveva insegnato, c’è grande richiesta sul mercato. Da segnalare il fatto che alcune imprese offrono i test ai propri dipendenti, ma sono un’esigua minoranza.

Quello che lascia basiti è che le istituzioni pubbliche nelle loro varie articolazioni non abbiano sentito ancora l’esigenza, in piena epidemia, di fornire un servizio di tracciamento gratuito per i cittadini che, da soli, devono farsi carico della tutela della salute pubblica.

Anche per quanto riguarda i test in aeroporto, in Lombardia, a differenza di Lazio e Veneto, siamo ancora all’anno zero. E’ possibile che si inizierà ad eseguirli tra mercoledì e giovedì, ma non c’è ancora nulla di sicuro.

Il secondo tema assolutamente dirompente è la rottura delle trattative per il rinnovo del contratto della sanità privata.

Sì, perché non è bastata le retorica degli “angeli” e degli “eroi” riferita ai lavoratori del comparto sanitario per sbloccare un contratto non rinnovato da ben 14 (quattordici) anni.

E’ proprio di ieri la notizia che Confindustria ha detto un sonoro NO a un accordo praticamente già firmato.

Ma se cercate sui giornali non ne scrive praticamente nessuno se non qualche sito di addetti ai lavori come Money.it.

Fino a poche settimane fa ci sarebbe stata una vera e propria rivolta con tanto di barricate di fronte a una situazione del genere.

Oggi tutto passa sotto silenzio.

Per chiudere potremmo citare anche il fatto che la medicina territoriale è nelle stesse identiche condizioni di quando l’epidemia è partita a febbraio, ovvero totalmente disarmata e devastata, ma a questo tema dedicheremo maggiore attenzione in seguito.


* In copertina un fotogramma tratto da “Rebibbia Quarantine – Eroi” di Zerocalcare.

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