Liberazione o liberalizzazione? Preoccupazione!

Da qualche giorno a questa parte Monti ha ripreso parola proclamando la fine delle leggi pro – sacrificio e l’inizio della fase di “liberazione”, alias, “liberalizzazione”.

Liberalizzazione come maggior “gioco del mercato a difesa del consumatore”.
I Tassisti si rivoltano, i farmacisti sono pronti ad impugnare armi e pillole, i notai tremano nel vedere che la loro firma scende di valore.

Non siamo qui a difendere i tassisti che non sono certo i poveretti che hanno dovuto subire le peggiori vessazioni fino ad oggi, né crediamo di dover salvaguardare gli interessi delle case farmaceutiche che spesso approfittano del proprio potere per celare l’esistenza di farmaci generici acquistabili a prezzi molto ridotti rispetto ai brands più famosi o che vogliono detenere il monopolio di vendita dei farmaci da banco, né tanto meno ci interessa proteggere l’esagerato costo della firma di un notaio…

No,questo non fa per noi.

Siamo preoccupati piuttosto per la portata di questo vento “liberalizzatorio”.
Siamo preoccupati per la ricaduta che avrà sui beni e servizi comuni e sul lavoro.

Non crediamo che liberalizzando il pubblico ci siano vantaggi per il consumatore, per lo meno in Italia, dove liberalizzare nella maggior parte dei casi si traduce semplicemente nella gestione pubblico – privata del servizio, in cui il fattore “privato” entra in gioco solo per quanto riguarda l’aspetto del profitto di pochi.

Emblematico che Monti citi il campo dei trasporti in un momento in cui la viabilità nazionale e locale vive un periodo piuttosto controverso.
Un esempio eclatante è  il caso della progressiva abolizione dei treni notte, di cui pagano le spese gli 800 lavoratori licenziati in tutta Italia e i fruitori del servizio che ora saranno costretti a ricorrere ai costosissimi Eurostar e Freccia Rossa, mezzi non sostenibili per chi deve fare il pendolare da nord a sud, per le famiglie, per chi necessita di cure nei centri specializzati del nord Italia, e per tutte quelle persone che  non possono permettersi l’onere dei treni veloci.

Se si pensa poi che a livello locale migliorare i trasporti significa spesso implementare il traffico su gomma e disincentivare l’allargamento della rete dei servizi pubblici (come insegna il caso e Tem che vede la cancellazione del piano di ampliamento della metro fino Paullo), o aumentare il costo dei mezzi pubblici cittadini senza migliorarne la funzionalità, ci chiediamo quale sia il gioco a favore dei consumatori. Ci chiediamo se le liberalizzazioni di cui parla Monti altro non saranno che un modo per accumulare utile che non verrà mai redistribuito nel senso di un miglioramento del servizio.

La liberalizzazione del lavoro, poi, altro non è che un modo per sfruttare meglio le persone.
Non crediamo che creare lavoro lavoro lavoro debba significare creare precari precari precari. Questo è come intende il lavoro il ministro Fornero, che una settimana fa è ritornata sulla storia del contratto unico, dove i diritti vengono giocati al ribasso.
Non crediamo inoltre che per avviare una riforma sia sufficiente aprire tavoli di discussione solo con i sindacati, perché il mondo del precariato ci ha insegnato che le organizzazioni sindacali non sono più sufficienti a tutelare i numerosissimi lavoratori irrappresentabili perché senza diritti già di contratto.

Nella caotica e dannosa riprogrammazione delle nostre esistenze Monti agita come un calmante il barlume della Tobin Tax, la tassa sulle transazioni finanziarie.
Purtroppo, di concreto sino ad oggi ci sono solo i propositi di Sarkozy, comunque vincolato dalla scadenza del mandato e della Merkel, che dice che è da anni che sta cercando di spingere la tassa in Germania.
Il problema consiste nel fatto che la Tobin Tax può essere efficace solo se applicata a livello internazionale, ancora meglio globale. Un solo paese che tassa l’acquisto di titoli o azioni non raggiungerebbe il risultato sperato, perché rischia solo di far fuggire gli operatori all’estero.

Se applicata da più paesi o da tutti, invece, è una misura che effettivamente può dare quel gettito per le casse pubbliche (secondo gli ultimi dati applicata a livello mondiale garantirebbe 57 miliardi) che male non farebbe e permetterebbe di abbassare le imposte che gravano sulle famiglie o sui singoli.
Le opposizioni a livello globale di americani e cinesi da una parte, e a livello europeo di olandesi e inglesi non giovano alla questione, anche se è vero che secondo Bruxelles basterebbe iniziare costituendo un nocciolo duro in Europa con l’adeguamento degli altri paesi in un secondo momento. Il 23 gennaio Francia e Germania presenteranno una mozione che va a completare quella della UE in favore della tassa.
La misura è buona, ma attuarla davvero è difficile: troppi interessi di mezzo, troppe ostilità contro le tasse di questo tipo, e quindi ancora troppa vaghezza per prendere sul serio Monti quando dice che è una misura che l’Italia sta  sì contemplando, ma che è così ostica da attuare.

Concludendo, continuiamo a pensare che un governo che segue la finanza e non la politica sia inadatto a governare un paese che invece ha bisogno di un investimento nel welfare, di sicurezze sociali, di sicurezza dell’esistenza e dell’esistente. Le liberalizzazioni del mercato si trasformano nella vera minaccia di non poter più usufruire di un servizio, il contratto unico è un arrendersi a non avere diritti sul lavoro a vita, la Tobin Tax probabilmente non verrà mai accettata a livello globale…

Ma cosa avranno avuto tutti da festeggiare all’arrivo di questo governo?

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Una risposta a “Liberazione o liberalizzazione? Preoccupazione!”

  1. Claudio Maffei ha detto:

    La liberalizzazione in atto, tende principalmente a liberare la privatizzazione dei servizi pubblici, con grande danno per gli utenti ed immeritati profitti per i privati.
    C’è quindi la liberalizzazione nel commercio che favorirà la grande distribuzione a danno del piccolo commercio (già in sofferenza), con i dipendenti dei grandi magazzini che lavoreranno anche di notte, senza ricorrere a nuove assunzioni, come succede troppo spesso in questo settore, dove i servi della gleba sono licenziati come merce usa e getta, oppure sfruttati fino all’ultimo minuto, come il miglior prodotto venduto in offerta il giorno prima della scadenza.
    Pochi e favoritissimi i ricchi, borghesia azzerata e molti i poveri e gli sfruttati, questo è l’iter della manovra del governo.

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