Milano spernacchia Salvini
Mille forme di contestazione a Salvini ieri a Milano.
Doveva essere l’incoronazione definitiva del “Capitano”, il suo apogeo, la marcia trionfale…e invece si è risolta in un vero flop.
Stiamo parlando della manifestazione leghista di Milano con comizio finale in piazza Duomo.
Che ci fosse qualcosa che non andava era già evidente da qualche giorno quando la rimozione di innocui striscioni di contestazione appesi ai balconi e alle finestre della città italiane dove il Ministro dell’Interno teneva i suoi comizi si è trasformata in un vero e proprio boomerang scatenando una corsa all’emulazione a chi avrebbe esposto lo striscione più ironico e che nella nostra città ha trovato un palcoscenico perfetto.
E oggi ne abbiamo avuto conferma.
Mentre qualcuno ricordava che tra qualche mese in via Corelli aprirà il nuovo CPR, in Duomo e Porta Venezia iniziava a concentrarsi il popolo salviniano. Un popolo confuso se si considera la presenza in piazza di fascisti con la croce celtica al collo e sionisti con la bandiera di Israele…
E mentre il capo leghista iniziava a parlare in una piazza Duomo non proprio pienissima (a differenza dell’anno scorso e del 2014 quando i leghisti sfilarono insieme a CasaPound) l’opposizione dei milanesi alla sua presenza e alla sua retorica si è palesata nei modi più svariati.
Sotto una pioggia battente un corteo colorato di più di 10.000 persone, il Gran Galà del Futuro, partito da Cairoli, si è avviato verso la circonvallazione per terminare in Guastalla.
Nel frattempo, nella piazza dove si stava svolgendo il comizio ne succedevano di tutti i colori.
Un coraggioso Zorro esponeva uno striscione da un palazzo con su scritto “Restiamo umani”. Striscione prontamente sequestrato, non si capisce in virtù di cosa, da una Polizia particolarmente zelante nel cercare di compiacere il suo capo.
In aggiunta a ciò gruppi di cittadini iniziavano a contestare il comizio scandendo cori, slogan e fischiando.
Non siamo così ingenui da credere che segnali di logoramento politico, difficoltà social e contestazioni diffuse ovunque nel paese vogliano dire che il progetto del leader leghista sia in crisi. Tutt’altro.
Salvini ha un messaggio forte ed è riuscito nell’impresa di portare a Milano tanti leader sovranisti europei diventando una sorta di punto di riferimento continentale per le posizioni politiche reazionarie. C’è da dire però, che la maggioranza degli “alleati” politici a livello europeo sono poi acerrimi nemici dell’Italia in sede di discussione a Bruxelles sulle politiche di austerità e debito.
Alle europee probabilmente farà il pieno di voti (ma lo fece anche Renzi nel 2014 prendendo il celebre 40%), ma sono evidenti i primi segnali di difficoltà. Molti si sono resi conto che il fatto di bloccare gli sbarchi non ha portato a un cambiamento delle proprie condizioni di vita dopo 10 anni di crisi economica.
Un altro dato rilevante è la sempre più diffusa consapevolezza che c’è una parte consistente del paese che non ci sta e che si sta via via risvegliando e prendendo coscienza di se stessa esprimendosi nei modi più diversi. In qualche modo Milano e Napoli sembrano essere le città dove questa opposizione si palesa in maniera più chiara.
Nota dolente, ma non è una novità e l’avevamo già detto 5 anni fa in occasione di un’altra mobilitazione contro Salvini: una parte della città che non ama il leader leghista ha deciso di non farsi vedere in piazza.
Vedremo gli sviluppi dei prossimi mesi ricorderemo che già venerdì prossimo si scenderà in piazza per il secondo sciopero per il clima.
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