“Non pagheremo questa crisi!” – 5.000 (distanziati) in piazza a Milano – una photogallery

Chi oggi si aspettava una piazza non proprio piena ha dovuto ricredersi.

Migliaia le persone scese in strada oggi a Milano per gridare a gran voce che non devono essere i più deboli a pagare il prezzo della crisi.

E del resto, quando anche un giornale non certo amico dei movimenti come Repubblica dichiara “5.000 persone in piazza” vuol dire che la giornata è proprio andata bene.

Il pomeriggio è iniziato in piazza Santo Stefano, a pochi passi dall’Università Statale, dove centinaia di volontarie e volontari che in questi mesi hanno costruito solidarietà dal basso nella metropoli si sono ritrovati per poi spostarsi, distanziati, con la mascherina e con i gonfaloni con i nomi delle varie brigate, verso via Larga dove li attendeva un nutrito presidio di lavoratori e lavoratrici convocati da Si Cobas, Adl Cobas, Sial Cobas e Camera del Non Lavoro.

Tante le persone in via Larga dove il presidio è andato via via gonfiandosi nei numeri.

La scelta di via Larga all’angolo con via Pantano non è stata casuale.

Dietro un muro di transenne e blindati si trova infatti il palazzotto di Assolombarda che, dopo aver fatto indebite pressioni sulla politica sul tema delle chiusure e delle riaperture oggi pretenderebbe per sé soldi a pioggia (la tipica privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite) mentre i lavoratori e le lavoratrici dovrebbero farsi carico della crisi economica che ci sta travolgendo.

Il momento saliente si è avuto quando una rappresentanza della piazza è riuscita a oltrepassare le transenne per posizionarsi davanti alla sede degli industriali lombardi con uno striscione molto esplicito che recitava: “Assassini”.

Poi, lentamente, tra mille precauzioni, il serpentone si è spostato in Duomo.

Qui i comizi mentre i manifestanti si sparpagliavano a macchia d’olio nella piazza.

Un buon segnale per Milano, in attesa della prossima mobilitazione.


* foto in copertina di Luciano Muhlbauer

* foto della gallery di Mahmoud Souleiman

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