Per il diritto all’abitare – Riaperta la Casa dello Studente di viale Romagna!

Occupato questa mattina lo studentato di viale Romagna 62 chiuso da tempo.

Pochi in città lo sapevano, ma la mitica Casa dello Studente di viale Romagna, che nei decenni ha ospitato generazioni di fuorisede da un anno era chiusa per fantomatici lavori di ristrutturazione mai iniziati. E infatti se si andava a cercare lo stato della struttura su Google risultava e risulta la dicitura “chiuso temporaneamente”. Un controsenso in una metropoli in preda alla crisi degli affitti e un simbolo dello stato di abbandono in cui versa la politica per il diritto all’abitare, studentesco e non solo. Oggi, dopo più di un mese di mobilitazione, le ragazze e i ragazzi dell’acampada studentesca di piazza Leo rilanciano la lotta con questa azione. Vedremo che arrampicate sugli specchi acrobatiche faranno le autorità (che siano cittadine, regionali o universitarie poco importa) su questa vicenda.

Il comunicato delle studentesse e studenti che hanno liberato la struttura:

Ci avete chiesto cosa vogliamo, noi vogliamo partire da qui! Siamo studentesse e studenti, lavoratrici e lavoratori che dal 2 maggio protestano in piazza Leonardo Da Vinci contro il caro affitti e si confrontano sui problemi che riguardano l’abitare a Milano.

Oggi siamo alla Residenza universitaria pubblica “Casa dello studente”, vuota da un anno e i cui lavori di ristrutturazione non sono mai iniziati, per richiamare l’attenzione sull’importanza dell’edilizia pubblica.

Il prossimo anno 336 studenti saranno privati del diritto ad avere un alloggio a prezzo agevolato per la mancanza di fondi necessari a far proseguire i lavori. Nella stessa situazione ci sono molte altre residenze universitarie pubbliche, in costruzione o ristrutturazione.

In Lombardia, degli 11mila studenti che sono in una situazione economica tale da non potersi permettere i prezzi degli affitti proposti dal mercato, circa 7.800 non riescono ad accedere ad un posto in residenza e non viene loro garantita un’alternativa.
Quali sono le risposte che le istituzioni vogliono mettere in atto?

Questa situazione è causata anche dalla mancanza di fondi nazionali stanziati sul V bando della legge n.338/2000, che prevede il cofinanziamento da parte dello Stato per interventi rivolti alla realizzazione di alloggi e residenze per studenti universitari. I 300 milioni del
PNRR promessi, originariamente stanziati per finanziare il bando 338, sono stati dirottati sul famoso bando di 660 milioni del PNRR destinato all’housing universitario, che però non risponde ai bisogni degli studenti.

Infatti i fondi, per lo più, saranno destinati a soggetti privati, che offrono prezzi totalmente in linea con quelli del mercato milanese, un mercato che come sappiamo bene ha tariffe elevate e che risultano inaccessibili per una grande porzione della popolazione.
In questo mese abbiamo avuto la possibilità di dialogare con gli studenti, la cittadinanza e le istituzioni.
Quello che è emerso è una città che sta diventando sempre più escludente, con prezzi che non rispecchiano né l’andamento della retribuzione dei lavoratori, né rispondono alle necessità degli studenti.

Le risposte che ci sono state date dal Comune, nonostante la propaganda, non vanno nella direzione di risolvere il problema abitativo presente, che negli ultimi anni è diventata un’emergenza: l’Assessore Maran sta portando avanti una proposta di modifica sul canone
concordato mantenendo la riduzione dei prezzi di un 15% rispetto a quelli di mercato: una stanza singola da 750€ arriverebbe a costare 640€, quindi non rappresenterebbe una soluzione significativa.

Ci troviamo di fronte ad una bolla abnorme, che si nutre delle necessità, se non della disperazione, di chi, sempre con più fatica, cerca di abitare questa città.
L’attuale situazione entra in contrasto persino con il diritto internazionale: anteporre l’inviolabilità dell’autonomia del mercato rispetto al diritto alla casa, sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, significa condannare alla miseria la maggioranza dei cittadini che può soltanto subire gli esiti di questa pessima partita a Monopoli.

Come mai non stiamo discutendo di una limitazione della crescita degli affitti? Come mai non si investe nelle residenze pubbliche?
Vogliamo che ogni livello di istituzione faccia la propria parte nel garantire:
– Lo stanziamento dei fondi da parte del governo per sbloccare i lavori in questa, come nelle altre, residenze universitarie ferme.
– Un cambio di direzione nella progettualità sull’abitare, come recuperare gli alloggi sfitti per residenze studentesche e popolari.
– La limitazione dell’aumento incondizionato degli affitti

L’articolo 41 della Costituzione sancisce in maniera molto netta che l’attività economica privata «non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla salute, all’ambiente, alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana». A nostro parere questi diritti sono invece continuamente violati, non possiamo quindi che continuare a protestare.

Siamo pronti al dialogo con chiunque abbia la volontà politica di risolvere realmente il problema, consci di stare sempre dalla parte dei bisogni concreti della gente.

Le tende in piazza

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