Piscina Scarioni a Niguarda: l’interesse pubblico è bagni di lusso e privatizzazione
La Piscina Scarioni con annesso centro sportivo, è una delle storiche strutture sportive di Milano e per decenni è stata un importante riferimento per la pratica degli sport acquatici, o per il relax estivo, non solo per Niguarda e la periferia nord della città. Chiusa e abbandonata per anni, per la necessità di lavori di ristrutturazione, è ora al centro di un progetto che potrebbe mutarne in maniera definitiva caratteristiche e fruibilità per tutte e tutti.
Circa tre settimane fa, la Giunta Sala ha deliberato l’interesse pubblico sul progetto di ristrutturazione della piscina presentato dalla società spagnola Ingesport Health&SPA Consulting, specializzata in centri balneari e SPA e che si è già aggiudicata la gestione del Lido di Milano una volta ristrutturato. Una decisione, a quanto pare avvenuta all’insaputa del Municipio 9, che avvia l’iter che porterà la Piscina Scarioni, di fatto, alla privatizzazione. Il progetto presentato e su cui il Comune ha riconosciuto l’interesse pubblico prevede un investimento di 16 milioni di euro, di cui solo 2,3 milioni di euro verranno destinati alla ristrutturazione necessaria dell’impianto esistente; la restante parte della spesa sarà destinata alla costruzione di una nuova palestra, un parcheggio e alle piscine coperte, il cui accesso, però, sarà limitato a chi frequenterà il nuovo centro fitness e con prezzi non certo popolari.
Il progetto ha come conseguenza anche la cementificazione di circa 1.000 mq, l’area verde oggi esistente all’interno dell’impianto, per fare posto alla nuova palestra e al grande parcheggio fuori terra, destinato unicamente ai clienti paganti; sono inoltre previste tariffe di accesso libero alle piscine esterne per tutti i cittadini più alte rispetto alla media dei prezzi praticati da Milano Sport (12 € nei giorni feriali e 18 € nei weekend). Tutto questo in un quartiere popolare e in una città dove proliferano in abbondanza le strutture sportive private e sono sempre meno, e spesso affollate, quelle pubbliche, piscine in primis. Di fatto, l’abuso dello strumento di riconoscere “interesse pubblico” a progetti presentati da privati da parte del sindaco-manager (come già avvenuto per lo stadio di San Siro) si traduce solo nella privazione di ulteriore spazio pubblico e della limitazione del diritto di accesso e fruizione degli impianti, soprattutto alle fasce di abitanti economicamente più svantaggiate.
La privatizzazione della città pubblica è un processo che procede da anni e che Sala sta contribuendo ad alimentare con accordi come quello in esame, bandi, alienazioni. E in questo solco è consolidata una prassi che sta portando sempre più centri balnerari meneghini a trasformarsi da pubblici a privati di lusso. Una storia cominciata con i Bagni Misteriosi della Shammah in Porta Romana, ex centro Balneare Caimi chiuso nel 2007 e nel 2011-13 oggetto di convenzione tra assessorati alla cultura e sport della giunta Pisapia e Fondazione Pier Lombardo. E’ proseguita poi a ovest con Lido di Milano – chiuso nel 2019 e affidato in concessione per 42 anni a privati – e a cui va sommato il progetto di riconversione delle ex Scuderie de Montel di San Siro nel “parco termale urbano più grande d’Europa”. Scopo di un’Amministrazione Comunale dovrebbe essere tutelare e valorizzare il patrimonio pubblico, mantenendolo tale a garanzia del fatto che chiunque possa fruirne servizi e benefici a prescindere da reddito e status sociale. Invece nella Milano città vetrina a misura di ricchi, turisti e investitori internazionali, tanto cara a Sala, l’interesse pubblico è diventato il paravento per giustificare e legittimare la spartizione della città e un’offerta privata (che sia di case, servizi, attività sportive) che finisce inevitabilmente per escludere una fetta sempre più ampia di persone dal Diritto Alla Città.
* foto in copertina di Giancarlo De Bellis da ArchiVista
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