Rastrellamenti, fermi e deportazioni: il martedì della vergogna di Milano

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Martedì 2 Maggio verso le ore 14 un fitto schieramento di forze dell’ordine ha eseguito un vero e proprio rastrellamento di fronte alla Stazione Centrale di Milano. L’operazione era pensata soprattutto per i richiedenti asilo, i transitati e tutti i migranti che sostano in Piazza Duca d’Aosta. Di fatto però ad essere fermati sono stati tutti coloro con la pelle più scura di un bianco caucasico, compresi turisti di passaggio in Stazione Centrale. A Milano la retorica del decoro e i decreti Minniti si sono manifestati per quello che sono, mostrando in pieno giorno e di fronte a tutti il razzismo e la violenza di cui sono permeati. Ad essere fermati e portati in Questura sono state circa 52 persone pescate un po’ a caso tra la gente, senza specifiche motivazioni, tant’è che gran parte di loro sono state rilasciate ieri sera, altri 20 sono a rischio espulsione. Presenti al blitz erano un centinaio di celerini, con al seguito la Polizia Locale del Comune di Milano e altrettanti agenti della squadra mobile e della Digos. La scusa ufficiale di questo rastrellamento sono stati i problemi di spaccio di fronte alla stazione, in realtà però il problema è diverso, dopo la chiusura dell’HUB di via Sammartini della scorsa settimana, è aumentato significativamente il numero di persone escluse dal sistema di accoglienza milanese, molti si son ritrovati a dover passare la notte per strada. Per prendere degli spacciatori non si sarebbe militarizzata una intera piazza, non si sarebbe mosso quell’ingente dispositivo di Polizia, non si sarebbero chiusi gli ingressi alla stazione.

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La cosa ancor più raccapricciante era che nei due ingressi tenuti aperti ai lati della stazione, presidiati da agenti di Polizia, se eri bianco potevi passare, se eri di origini straniere ti fermavano, decine di persone magari residenti in Italia da 10 o 20 anni, sono state trattenute prima della partenza senza motivo per decine di minuti per ”accertamenti e controlli”. In Piazza Duca d’Aosta riecheggiava nell’aria un clima da ventennio fatto di repressioni e intimidazioni ordinarie. Immancabile è stata la corsa a farsi i selfie di Salvini. Subito dopo il rastrellamento, una sessantina di persone si sono ritrovate sotto la Questura per chiedere il rilascio delle persone fermate. Il fatto che con una pioggia così pesante ci fosse comunque un significativo numero di persone a chiedere il rilascio è l’unica nota positiva della giornata.

Enorme è l’imbarazzo sulle responsabilità dell’accaduto. Soprattutto per quanto riguarda il ruolo del Comune di Milano. L’operazione muscolare di ieri è stata ordinata dal nuovo Questore Marcello Cardone, in Comune però sembra esserci molta confusione. Da un lato una colonnella Carmela Rozza contenta dell’accaduto, che si rivendica i fatti, al corrente di tutto e che spera sia solo l’inizio di una lunga serie. Dall’altro un Majorino contrariato, ”che non ne sapeva nulla” ma che pubblicamente non si è sbilanciato più di tanto. Sala? Inizialmente silenzio stampa, solo dopo un giorno ha rilasciato la classica dichiarazione in politichese che significa tutto e il contrario di tutto. Non stupisce il tifo per altri rastrellamenti della Bedori del M5s.Diciamoci pure che di fronte a certi eventi, chiunque abbia un minimo di buon senso non può non prendere posizione. Non esiste scusa o speculazione politica che regga di fronte alla presa in ostaggio di Stazione Centrale con rastrellamenti su base etnica che fanno rieccheggiare periodi più bui della storia di quel luogo.18198432_374277226300354_550206915536237270_n Chi ieri c’era è rimasto sconvolto dall’accaduto. In tutto ciò il Comune di Milano della ”giunta che conta”, della Milano di ”insieme senza muri”, della città accogliente, si è mostrato per l’ennesima volta per quel che realmente è. Se ad ora l’amministrazione comunale aveva nascosto la polvere sotto allo zerbino, sigillando migliaia di persone in periferia, in strutture che non rispettano minimamente la dignità umana, ieri ciò che è successo alla luce del sole ha avuto un enorme richiamo mediatico. Molta è stata l’indignazione di una buona parte della sinistra milanese. Questo è l’altro dato positivo di questo episodio, mostrare le contraddizioni per quello che sono. Vogliamo davvero stare in silenzio mentre il comune di Milano sfila tra le città accoglienti il 20 Maggio a Milano e consente o peggio rivendica rastrellamenti come quello di ieri? Vogliamo davvero assistere all’ennesima pagliacciata di una pseudosinistra che butta nello stesso calderone i decreti Minniti e le manifestazioni antirazziste? Vogliamo davvero vedere una carnevalata priva di contenuti sfilare per le vie del centro mischiando vuotezza e ipocrisia? Noi non ci stiamo, il 20 Maggio il protagonismo deve essere di chi a Milano senza menarsela troppo fa davvero la differenza. Perché siamo stufi di una amministrazione comunale che millanta di aver costruito un modello di accoglienza facendo il minimo indispensabile e pure male. Perché chi si è occupato di amministrare l’accoglienza a Milano ha solo fatto il suo lavoro, è stato pagato profumatamente per farlo, e non è di certo un eroe.

Per questo e altro, ci troviamo alle 18 del 9 Maggio in Piazza della Scala per lanciare la piattaforma di ”Nessuno è illegale” a cui ad ora aderiscono già più di 40 associazioni.

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