Siamo già marea – In viaggio verso Roma per il corteo di NUDM

Oh ragazze avete guardato le previsioni meteo?
Danno pioggia porca merda.
E che cazzo vi mettete?
Cioè no solo il kway forse fa freddo…
…io mi sa che mi vesto tipo Jane Fonda con i leggings metallizzati che si asciugano subito.
Io mi sa che sembrerò il principe di Bel-Air, perché le uniche trainers che tengono la pioggia sono così.

È novembre.
Pianura Padana. Umido.
5.30 di mattina davanti all’hotel Gallia dove pare sia sempre Natale tanto è ricoperto di lucine e lucette.
C. P. e M. organizzat* peggio di in viaggio Alpitour. Busta di soldi alla mano, lista sul telefono dell* prenotat*.
I pullman da Centrale sono due.
Iniziamo a riunirci…veterane e matricole delle manifestazioni.
Ci si parla con ancora gli occhi gonfi, si scambiano cazzate con vecchie sorelle e nuove.
“È la mia prima manifestazione” dice una “sono una sopravvissuta”…
Sì lo siamo in tante, ma c’è chi ancora paga il peso di una giustizia che “non è arrivata in tempo”, che per 11 volte si è rivolta alla Polizia, che ha provato ad attivare il codice rosso…”Misura più inutile non la conosco”, dice.

Non è stata salvata, né tutelata.

C’è chi si è unita alla partenza da Milano perché nella sua città non esistono reti di sorelle o alleat*.

“Sai”, dice “a Novara dall’inizio dell’anno si contano 400 casi di violenza. Novara è piccola”.

“Io sono qui perché sono una sopravvissuta di stalking e percosse”.

Si moltiplicano le voci.

Il viaggio attraverso i racconti di violenza è infinito.

C’è chi prende questo pullman perché ha una vita difficile sul luogo di lavoro, tra molestie verbali e ricatti velati, il “Vuoi avere figli*?” è diventato “Come ti vedi nel futuro?”…e occhio, se rispondi male, niente lavoro.
Pensavate fosse cambiato?

Chi vuole stare in mezzo a compagne e sorelle per sentirsi più forte, per recuperare le energie risucchiate dai ritmi capitalisti, chi ha subito violenza istituzionale-sanitaria, chi si è sentita chiamare stupida così tante volte dal partner che ha finito per crederci…chi…chi…chi…

Ogni tanto si agitano i pañuelos, ogni tanto partono dei cori.
“Contro la violenza di genere e ambientale, cambia il sistema, sovvertire il capitale”.
O “Allerta, allerta, allerta che cammina, lotta transfemminista dalla sera alla mattina. Che tremi, che tremi, che tremi ogni fascista. Oggi, Roma è transfemminista” O ancora, con passione “Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce”.
Sono 109 i femminicidi in Italia dall’inizio dell’anno.

Chi non ha mai attraversato percorsi transfemministi o non è un persona sopravvissuta forse non capirebbe il clima del pullman.

È un misto tra incazzo e risate, tra rabbia e la quiete dell’ascolto, tra desiderio e voglia di riscatto.

I discorsi si intrecciano, le parole si accavallano.
Tra i sedili è un susseguirsi di condivisione, di ascolto accogliente, di reciproca responsabilità per il vissuto dell’altra, esperienze in cui ciascuna ricorda la sua attraverso i gesti, lo sguardo, le mani, le parole delle sorelle.

E mentre ascolti, anche tu lo sai.
Sai di esserlo.
Una sopravvissuta.

Perché non sempre la violenza è visibile.

Ci fermiamo una, due volte.

La cosa bizzarra delle fermate è che ti rendi conto che la marea è già iniziata. È già qui.
Siamo già marea.

Una centinaio di donne e transfemminst* conquistano passo dopo passo, pezzo dopo pezzo, invadono l’Autogrill con fiumi di colore nero, fucsia, sulle scie lasciate da ondate di glitter.
…e la conquista inizia anche dal cesso.
Bizzarro vero?
Ma è proprio così.
Siamo troppe, non ci stiamo, di questo passo qualcuna non piscerà.
Ci riversiamo nei bagni dei maschi.
Prima le più abituate, poi tutte.
Ci riprendono, ridiamo.

Imparate a non separare i cessi, a progettarli non secondo una norma binaria e abilista che non trova riscontro nella realtà -basta con sti vespai-, ebbene sì, facciamo dei bagni attraversabili da tutt*, fluidi, che non siano di ostacolo per persone diversamente abili, che siano accoglienti per tutti i generi.

Sembra ‘na cazzata? Vallo a dire alle persone T.: la discriminazione parte anche da qui.

Cazzo quanto è lungo il viaggio in pullman.

“Da quando non prendi un treno occupato?”.
“Dall’Onda mi sa…”.
…già.

Ci chiamano dalle Radio. Vogliono sapere quante saremo.
“Boooh. È vero che da due anni non scendiamo il 25, però…”.
“Però il Covid ha calato la stanchezza, l’inerzia, la flemma a molte persone”…
..”ok ma quant* saremo?”.

Decidiamo di sparare grosso.

Diciamo 50mila.

Finalmente arriviamo ad Anagnina.

Incrociamo altri pullman.

Ora siamo ancora di più…cori lungo le scale mobili, in metro, cori all’entrata di piazza della Repubblica.

I due camion si perdono già tra la folla enorme.
La marea.
Siamo più di 100mila.

Risate, lacrime, abbracci…ci si ritrova e riconosce.
Partiamo.

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