“Se dico rom…”. La retorica del pregiudizio che porta agli sgomberi.

romTre settimane fa raccontavamo delle pesanti aggressioni neofasciste al campo rom di via Dione Cassio a Milano. A seguito di quelle manifestazioni nessuna denuncia istituzionale è stata fatta, nessuna preoccupazione per i livelli di intolleranza e discriminazione razziale raggiunti. L’effetto sortito è stato semplicemente accelerare lo sgombero e come per incanto è di nuovo calato il silenzio.

Per fortuna nei quartieri di Milano, forse lontano dai media main stream ma sicuramente vicino alla gente, c’è chi ha voglia di approfondire le radici del razzismo che dilaga in città cercando di superare le barriere degli stereotipi e interrogandosi sui perché della loro così massiccia diffusione.

Ecco cosa pensano dei rom i passanti intervistati in piazza Duomo dalla regista Alina Nastasa:

Come mai alcuni pregiudizi relativi ai rom sono così forti e radicati? Una delle possibili risposte ci viene dal rapporto “Se dico rom… Indagine sulla rappresentazione dei cittadini rom e sinti nella stampa italiana” presentato ieri mattina dal Naga.Si tratta di uno studio su oltre 500 articoli pubblicati su 9 testate giornalistiche dallo scorso Giugno ad oggi. Ne emerge che i media contribuiscono a rafforzare l’immagine negativa dei rom associandoli a fatti di cronaca nera e criminalità anche quando non ne sono coinvolti o citandoli come elemento di degrado soltanto perché “vanno e vengono” nelle piazze o nei parchi. La maggior parte di questi articoli contiene espressioni o associazioni discriminatorie, che spesso non vengono usate direttamente dall’autore ma sono riportate come opinioni di cittadini o presunti testimoni. Gli illeciti a cui si allude non sono comprovati da dati né prove esaustive ma la costruzione dell’articolo nel suo complesso rimanda inequivocabilmente ad un messaggio di colpevolezza e negatività dei rom, ovviamente senza mai dar spazio alla loro stessa voce.

Con dati quantitativi e qualitativi sicuramente diversi, la presenza di articoli fuorvianti è risultata trasversale a tutte le testate analizzate, indipendentemente dal target di riferimento e dal colore politico. Non si risparmia per esempio Repubblica, che tornando all’episodio di Dione Cassio arriva ad ironizzare su una sassaiola “di benvenuto” organizzata dagli abitanti del quartiere.

Il razzismo da contrastare non è dunque solo quello becero della più o meno radicale destra, ma anche – e forse soprattutto – quello democratico, benpensante, quello del “io non sono razzista, ma…”, quello della sistematica strumentalizzazione della questione sicurezza, sempre meno legata al lavoro o al benessere sociale e sempre più utilizzata per enfatizzare un’urgenza di ordine pubblico molto più funzionale che reale.

Lascia perplessi l’intervento di Granelli di sabato scorso in Giambellino, durante il seminario “Rom e gagi: abitare insieme la città”. <<La parola rom spaventa, la gente è esasperata>> dice l’Assessore alla sicurezza e coesione sociale. <<In questo contesto di crisi le differenze si acuiscono, se li aiutiamo i cittadini in difficoltà si sentiranno non considerati”. Granelli continua poi rimarcando un confine tra legalità e illegalità che dichiara imprescindibile e sottolinea la necessità del contrasto alla microcriminalità che “pesa nel rapporto coi cittadini e va affrontata”. Il gioco é fatto, l’associazione rom-pericolo è di nuovo sul piatto, lo sgombero diventa “allontanamento” per sembrare più accettabile e la mancanza di un piano concreto fuor d’emergenza si perde nelle giustificazioni dei più diffusi luoghi comuni.

È stata una tenace signora del quartiere a riportare il focus su ciò che a mio avviso è più degno di nota: <<Il razzismo nasce dal fatto che la gente si sente abbandonata, iniziate voi a rispettare la legalità assegnando tutte quelle case Aler che sono agibili ma vuote da anni>>.

Troppo spesso i diritti sono considerati come un “bene scarso di allocazione negativa”, qualcosa che va spartito tra un “noi” e un “loro” in maniera alternativa. La divisione tra aventi e non aventi diritto è un altro punto cardine su cui sarebbe bene lavorare, non solo in riferimento ai rom ma in tutte quelle situazioni dove ci poniamo in contrasto con questa o quella categoria sociale perdendoci l’opportunità di costruire fronti comuni.

Sicuramente da una giunta che avrebbe dovuto rappresentare la novità e il cambiamento ci aspettavamo una sensibilità diversa. La strada per abbattere i pregiudizi è lunga e piena di ostacoli, un primo passo potrebbe essere evitare di alimentarli.

 

Rapporto Naga “Se dico rom…”

Appello “I media rispettino il popolo rom”

Per approfondire:

Nagarom

Terre di mezzo

Cronache di ordinario razzismo

 

 

 

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Una risposta a ““Se dico rom…”. La retorica del pregiudizio che porta agli sgomberi.”

  1. […] In passato ci siamo occupati dei campi rom milanesi, spesso vittime di aggressioni razziste e di sgomberi che spostano il problema abitativo senza risolverlo. Anche in altre parti d’Italia il razzismo trova sfogo contro i rom, che diventano un capro espiatorio comodo e accessibile. L’ultima aggressione è avvenuta a Borgo Bainsizza: ci siamo fatti raccontare da una volontaria che frequenta il campo Al Karama com’è la situazione e cosa è successo. […]

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