“Devastazione”, a volte ritorna…
Il 22 Novembre si è giocata a Bergamo Atalanta-Roma.
Una partita storicamente molto “calda” per l’acerrima rivalità che contrappone le due tifoserie.
Nella giornata sono scoppiati incidenti fuori dallo stadio.
Incidenti che, fino a qualche anno fa sarebbero stati considerati “ordinaria amministrazione”, ma che nella psicosi legalitaria degli ultimi anni hanno sollevato il consueto allarme sociale con pesanti dichiarazioni del politico di turno ed accorati editoriali a mezzo stampa.
Oltre ai “consueti” reati contro l’ordine pubblico, la Procura di Bergamo ha quindi deciso di contestare agli ultras atalantini fermati (5 detenuti in carcere ed uno ai domiciliari) il famigerato reato di devastazione.
Non è la prima volta che l’articolo 419 del Codice Penale viene contestato al mondo delle tifoserie calcistiche.
Non si capisce bene quali siano gli episodi di devastazione avvenuti nella città orobica e sembra evidente che le contestazioni siano un segnale politico della autorità contro la Curva Nord.
L’ultima volta che si era parlato di devastazione era quando, all’inizio di quest’anno il Tribunale d’Appello di Avellino aveva condannato a 60 anni di reclusione otto ultras del Napoli per gli scontri all’interno dello Stadio Partenio durante la partita Avellino-Napoli del 20 Settembre 2003.
Quel giorno, all’esterno dello stadio di Avellino divamparono incidenti con le Forze dell’Ordine.
Sergio Ercolano, giovanissimo tifoso partenopeo alla seconda trasferta della sua vita precipitò dalla tribuna del Partenio per sfuggire alle cariche della polizia contro i tifosi napoletani fuori dal settore ospiti.
Dopo il volo di 20 metri ed il terribile impatto, il giovane non riprese mai più coscienza e morì dopo una breve e tragica agonia.
La lentezza dei soccorsi fece aumentare ancor di più la tensione.
La tifoseria napoletana invase in campo scontrandosi con gli agenti presenti.
Per quelle vicende erano quindi arrivate 8 condanne d’appello a pene molto dure (nel 2011 c’erano già state altre 5 condanne per un altro filone d’indagine).
Devastazione (e saccheggio) si conferma sempre di più come un “reato speciale” contestato con sempre maggiore frequenza a militanti politici o ultras da stadio.
Lo stesso reato era stato contestato ad una ventina di ultras dopo gli incidenti scoppiati a Roma in seguito all’uccisione da parte dell’agente della Polizia Stradale Spaccarotella del tifoso laziale Gabriele “Gabbo” Sandri (ammazzato con un colpo di pistola presso l’Autogrill d’Arezzo) l’11 Novembre 2007. La stampa aveva parlato di quei fatti come della “notte dell’assalto alle caserme”. La recente sentenza di appello aveva di molto ridotto le iniziali 18 condanne facendo cadere per molti il reato di associazione a delinquere e devastazione e portando a 9 condanne (la più alta a 7 anni e 4 mesi) ed 11 assoluzioni.
Incredibile invece la vicenda del celebre “derby del bambino morto”. Il derby romano sospeso la notte del 21 Marzo 2004 a causa di violenti incidenti e della voce incontrollata che un blindato delle Forze dell’Ordine avesse investito ed ucciso un bambino durante un carosello. Notizia successivamente rivelatasi infondata, ma alla quale, sul momento, quasi tutti gli 80.000 spettatori dell’Olimpico avevano dato credito. Dopo 9 anni (!) è arrivata la sentenza di primo grado che ha visto la condanna di tre romanisti e due laziali e l’assoluzione degli altri 11 imputati (che nel frattempo sono stati in carcere, ai domiciliari ed hanno scontato la diffida).
Ci sono poi i processi legati alle vicende politiche.
Tolto l’ormai tristemente noto processo ai manifestanti per il G8 di Genova (dieci condanne definitive a pene pesantissime), il procedimento penale che ha in qualche modo “sdoganato” nella giurisprudenza corrente il reato di devastazione e saccheggio è però quello della Procura di Milano contro i manifestanti arrestati in seguito agli scontri in Corso Buenos Aires dell’11 Marzo 2006.
durante il corteo antifascista contro la sfilata della Fiamma Tricolore. La repressione fu dura e portò alla detenzione prolungata nelle carceri del capoluogo milanese di alcune decine di militanti.
La Corte di Cassazione ha mandato in giudicato una sentenza che condanna a 4 anni di carcere 16 militanti antifascisti.
Sentenza emessa con rito abbreviato (che prevede lo sconto di un terzo della pena) e mitigata dall’indulto dell’estate 2006.
Ci sono poi i molteplici procedimenti per gli scontri in Piazza San Giovanni del 15 Ottobre 2011. Una giornata che ha strascichi giudiziari pesantissimi.
Un reato sempre “di moda” quindi. E mentre i mass media sempre pronti a trepidare per qualsiasi tipo di rivolta al di là dei nostri confini (che sia Turchia, Ucraina, Egitto…poco importa), quando a ribellarsi sono i giovani di casa nostra, sono invece sempre pronti ad additarli come nuovi terroristi, il reato da contestare è già rodato… Si tratta del già citato articolo 419 del Codice Penale: “Chiunque, fuori dei casi preveduti dall’articolo 285, commette fatti di devastazione o di saccheggio è punito con la reclusione da otto a quindici anni”.
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