CPR, tra carcere e ghetto
Il Centri di Permanenza per il Rimpatrio sono le nuove strutture di segregazione etnica che la nostra democrazia sta promuovendo, e che vuole estendere a macchia d’olio in ogni regione d’Italia.
Di fronte a disoccupazione, assenza di tutele sociali, tagli al wellfare e all’istruzione la risposta del governo Salvini-Di Maio è ancora una volta quella di puntare il dito contro il più debole. Si tratta, infatti, di veri e propri centri di detenzione per migranti sprovvisti di permesso di soggiorno, dove le condizioni sociali e igieniche lasciano decisamente a desiderare.
In praticamente tutti i centri sono assenti spazi comuni, dove i detenuti potrebbero instaurare attività e momenti di socialità; essi sono invece obbligati all’isolamento, a dover consumare i propri pasti in piedi o sui propri letti (cui causa sono ovviamente problemi di igiene e pulizia), al non poter avere accesso a luoghi di culto dove praticare il proprio credo. I migranti dunque non hanno né possibilità di svago né di svolgere attività culturali o che possano apportargli una crescita personale, questo rende la vita monotona e priva di stimoli. Si parla di luoghi dove docce e bagni sono in numero decisamente inferiore rispetto al necessario, il che porta chiaramente a problemi di ordine e gestione degli spazi. In alcuni casi gli stranieri possono accedere ai servizi solamente scortati dalla Polizia, mentre in altri addirittura tra le stanze e i bagni sono assenti porte o divisori.
I centri sono inoltre divisi internamente da alte cancellate di ferro, e ogni migrante è confinato al suo settore, senza possibilità di recarsi negli altri nonostante la presenza di uffici legali o luoghi dove, in teoria, gli sarebbe permesso chiedere assistenza. Per poterla ricevere, devono infatti sostare nell’area esterna, aspettare che un operatore gli presti attenzione e esporre la propria richiesta attraverso le sbarre, con la consapevolezza che questa nella maggior parte dei casi non verrà nemmeno riferita a chi di dovere.
Noi come studenti e abitanti del quartiere non accettiamo che tutto ciò avvenga, per questo abbiamo deciso di intraprendere insieme un percorso per contestare l’apertura dei CPR, specialmente quello di Via Corelli. Ci trovate martedì 27 novembre per organizzare insieme lo spezzone studentesco del corteo del 1 dicembre!
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