INFURIA ANCORA, il viaggio interstellare di uno studente universitario

Il viaggio intersellare di uno studente universitario inizia all’alba del nuovo giorno.

Da anni ormai l’uomo ha consumato le sue risorse, tagliato i fondi destinati al futuro dei suoi figli, trafugato i tesori di un mondo di scienza e conoscienza, sperperato il fabbisogno collettivo per garantirsi un’esistenza a suo dire appagante, seppur breve. Così lo studente si accinge ad abbandonare la sua casa, a imbarcarsi per la sua “missione Lazzaro”, e sale su una navicella in cui sa come sta entrando, ma non sa se ne uscirà mai. La destinazione non può che essere un mondo in cui tutte e tutti possano accedere a una formazione laica e scevra da influenze patriarcali ed eurocentriche senza doversela in qualche modo meritare. Un pianeta nuovo che, senza domandare, includa ogni sfaccettatura creata da un passato intriso di diseguaglianze sociali. Sappiamo che, sparsi nell’universo, esistono mondi in grado di soddisfare il nostro amore per un futuro giusto e sostenibile, ma lo spazio è un luogo angusto, denso di pericoli di ogni sorta.

Sulla linea dell’orizzonte lo studente dal suo abitacolo vede stagliarsi Gargantua, il gigante supermassiccio, il buco nero al di là del quale si etende l’ignoto, l’emergenza sanitaria che ingloba i temerari spinti dalla ricerca e dalla rivalsa, il feroce virus che promette di risparmiare solo chi ha reso inospitale la Terra per fagocitarne i figli e avere la sua vendetta. La forza gravitazionale dell’astro collassato attrae a sé l’avventuriero alla deriva, spingendolo verso un presente d’incertezza, di direttive confuse, di saperi inaccessibili e di affitti proibitivi. L’universo è uno spazio inospitale per chi è nato schiacciato da un sistema di privilegi e Gargantua ne è l’espressione massima, il leviatano che attacca lo studente alla giugulare con un destino che pare impossibile da ingannare, con un ricatto che sembra determinato ad accompagnare il giovane lungo tutta la sua vita, oggi in università, domani sul luogo di lavoro. In orbita attorno al buco nero, lo studente fa i conti con l’inesorabile e repentino scorrere del tempo.

I viveri scarseggiano, il salario viene meno, e dalla Terra non sopraggiungono risposte o tutele. L’abbandono è totale, il silenzio è assordante. Riso in bianco e patate lesse per settimane, mozziconi di sigarette gelosamente conservati e caparre di locazione erose nella disperazione. La connessione internet sembra qualcosa di cui si possa far senza, il carburante diventa un lusso, la lucidità abbandona il navigante. Quando il monitor lampeggia e la voce dei genitori rieccheggia nella cabina di comando lo studente trattiene rabbia e lacrime. Forse dovrà abbandonare la missione, gli studi universitari, la volontà di essere protagonista nell’avvenire, perché questo virus ha in sé un’altezzosa ferocia borghese che non lo vuole parte del nuovo mondo.

Ma in questo gelido spazio vuoto tra le stelle, il sangue pulsa ancora caldo nelle vene. Nell’oblio dell’ingiustizia tuona una fiamma lontana. Forse là, oltre il perimetro del cielo buio, oltre Gargantua e l’ipocrisia di una società che lo vuole giovane ma con esperienza, preparato ma indipendente, meritevole ma fatto da sé, c’è ancora un anelito di speranza, un fuoco pronto a divampare.

E così il viaggio interstellare non avrà mai fine, la ricerca e la lotta per un mondo diverso da quello che lo ha colpito alle spalle abbandonandolo continuerà e lo studente non se ne andrà mai docile in questa buona notte, ma infurierà e infurierà ancora contro il morire della luce.

Mattia, Fuori Luogo

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